Francesca Salvatore, la protagonista di una fiaba contemporanea

Si chiama Francesca Salvatore da qualche anno ha superato i vent’anni. L’età non conta: è solo il tempo che ci ricorda i nostri passi. Cammini cammini ed ecco che incontri Francesca. Come un miraggio, come un colpo di scena, come una miracolosa apparizione: e pensi, eccola torna sulla passerella la bellezza italiana.

“Dovendo raccontare di me posso dire che sono nata Monza, in Brianza un’area geografica della Lombardia. Sin da bambina ho sempre desiderato ballare poi, in prima elementare ho iniziato e non ho mai più smesso.  Ho studiato diversi stili di danza (moderna, classica, contemporanea, hip hop, tip tap) e ancora oggi studio alcuni di questi. Ho sempre utilizzato la danza come un modo per potermi esprimere e grazie ad essa ho capito che ballando riuscivo non solo a comunicare con gli altri bensì a rendere materiale l’impulso artistico che avevo dentro. Ballando ho scoperto di amare l’arte e di essere io stessa artefice di atti creativi, di essere un’artista. Amo l’arte con tutta me stessa e, così come la amo, essa fa parte di me”.

In un soffio la seduzione ci fa annusare il suo profumo, come oggetto del desiderio. E di colpo ricordi quando hai smesso di sognare. Ma oggi ricominci grazie a lei, Francesca: primizia di stagione, attrazione fatale. Sì, il trucco c’è, lo ammetto ma come si fa a restare in silenzio quando la incontri sulla scena.

Mentre il tempo passava Francesca ha iniziato a concepire l’arte come una ragione di vita perciò anche gli studi seguenti si sono sempre basati su di essa. “Mi sono laureata con 110/110 presso l’Accademia di belle arti di Brera a Milano in ‘Discipline per la valorizzazione dei Beni culturali’ e attualmente sto studiando ‘Storia e critica d’arte’ presso l’Università Statale”.

Capito la nostra Francesca? Ha le idee chiare e la bellezza che non guasta mai “bevanda”, come lo zucchero. E dopo averla incontrata come fai a sognare una normale? E’ proprio vero, la bellezza non si può spiegare in una parola è una cosa che si manifesta in diverse forme.

 

Francesca, la perfezione nella fotografia come si evidenzia?

Il concetto di bellezza e di perfezione assoluta attanaglia da sempre l’uomo sin dalla Grecia antica dove gli umani, pieni di difetti, popolavano la terra e vivevano celebrando gli Dei nell’Olimpo come figure perfette. Gli artisti dell’epoca e successivamente anche quelli del Rinascimento non lasciarono sul piano dell’astrazione le perfezioni di queste creature divine, ma diedero loro una forma. Quando guardiamo la Pietà di Michelangelo o la Cappella Sistina infatti guardiamo ai più alti esempi di questa ricerca volta a rendere visibile la perfezione. La fotografia, dall’800 ad oggi, tenta di fare esattamente la stessa cosa, trasferire la perfezione in un’immagine. Nonostante il culto della bellezza personale e della perfezione sia ad oggi ancora molto diffuso, non ritengo che sia possibile almeno nel senso assoluto e oggettivo del termine. Questo perché purtroppo nessuno oggi si domanda cosa sia la bellezza. Ci si affanna dietro delle immagini e le moltitudini estetizzanti ritengono di conoscere molto bene gli obiettivi che devono realizzare per arrivare alla tanto ambita perfezione. Per quanto mi riguarda è solo una perfezione stereotipata e illusoria perché frutto del pensiero di qualcun altro. La perfezione per me è del tutto soggettiva perché, sebbene sia spesso concepita come un concetto assoluto, è per me un concetto relativo. Perciò per evidenziarla secondo me bisogna avere chiaro innanzitutto cosa significa per ognuno di noi, conoscerla e poi interpretarla. Credo inoltre che ognuno di noi possa solo aspirare ad essa ma non bisogna aver paura di inseguirla. Infatti avere un’idea di perfezione e cercare di raggiungerla è il primo modo per evidenziarla e non per ottenerla.

Tu quanto lo sei?

Penso di essere abbastanza consapevole di ciò che voglio rappresentare all’interno degli scatti. Non mi definirei perfetta ma perfezionista. In parte io tengo molto a fare al meglio delle mie possibilità tutto quello che devo fare. In parte per poter comunicare qualcosa penso che non basti mettersi in posa e scattare una fotografia. Ogni dettaglio dell’immagine deve essere coerente con ciò che si vuole comunicare. Ogni dettaglio sbagliato e fuori contesto rischia di spezzare la linea sottile che mette in comunicazione l’osservatore con l’immagine.

Che parte pensi di recitare in questo mondo?

Sto ancora cercando di capire in che genere di film ci troviamo.

La felicità è uno scatto da copertina o un bacio desiderato?

Immortalare con uno scatto un bacio desiderato? Penso che la felicità non si esaurisca attraverso un’unica via. Noi stessi siamo composti da diverse parti, per me la felicità esiste nel momento in cui riesco a soddisfarle tutte. Amore e carriera sono due aspetti importanti che desidero realizzare in egual modo. Per quanto riguarda la mia vita, l’amore spesso fa muovere molti dei suoi aspetti, molte decisioni che prendo e molte scelte che faccio si basano sull’amore. Non potrei  nemmeno realizzarmi a livello lavorativo senza amare ciò che faccio.

La gioia più grande a cui aspiri nella tua professione?

Mi piace il fatto di poter comunicare senza parole, riuscire ad esprimermi in maniera artistica. Spero di poter continuare a farlo per la vita.

Che cosa ti farebbe sentire davvero sporca?

Sentirmi costretta a fare qualcosa che va contro i miei ideali.

E che cosa migliore?

Esserci per le persone che amo.

Le provvisorie soddisfazioni nella vita quotidiana sono…?

Il risotto allo zafferano e una lunga lista di cibarie probabilmente.

Per te chi rappresenta la vanità?

A parte Gilderoy Allock, la vanità penso sia rappresentata da persone piuttosto insicure che hanno bisogno degli altri per avere conferme e alimentare il proprio narcisismo.

Il coraggio?

Un padre e una madre.

Il fallimento?

Chiunque venda se stesso per un’ideale in cui non crede.

A volte ti arrabbi pure tu?

Più di quanto mi piaccia ammettere.

Chi è la persona con cui ti sfoghi?

Si chiama Oliver ma è ricoperto di un soffice pelo bianco, ha una coda e quattro zampe.

Essere felici in coppia è sempre possibile con tante distrazioni a portata di mano?

Assolutamente sì.

Ti reputi meglio come amica o come fidanzata?

Penso che nella vita di coppia si riesca a mostrare il peggio ma anche il meglio di se stessi.

Ti senti mai in un’altra pelle?

Mi piace la mia. L’ho conosciuta e la sto conoscendo nel corso del tempo. Mi calza a pennello!

Oggi noi italiani quanto siamo davvero tolleranti?

Dipende dal tipo di tolleranza di cui si vuole parlare. Ultimamente vedo poca tolleranza e tanta discriminazione nei confronti delle minoranze. Vengono identificati dei diritti e in grossa percentuale non vengono rispettati. Di base credo manchi il rispetto verso le opinioni altrui. Le intolleranze sono aumentate anche a causa dell’anonimato che permette a molti di esprimersi senza ritegno e in modo irresponsabile. La libertà di non dover giustificare le proprie parole diventa un’arma molto potente. C’è tanta aridità nelle persone, non siamo più abituati all’empatia, alla gentilezza.

Un lato oscuro che cambieresti…?

Spesso tendo a pensare troppo.

A cosa rinunceresti pur di vivere fino a cento anni?

Cento anni sono troppi se ad un certo punto il tuo intento è quello di sopravvivere.

Cosa avresti dato pur di non essere intervistata da noi?

In realtà mi sono divertita, non è una cosa che capita tutti i giorni. E’ una bella prova rispondere a delle domande di questo genere. Alcune fanno molto riflettere.

 

IMG Press ringrazia per le foto Vivienne Mok, Vivienne B, Ghilly Pizio, Christian Tocco, Piemmephotostudio