Ecco a voi Sara: la principessa che sorride, danza e ama le poesie

Le storie, viste da lontano, si capiscono meglio. Per cercare di capire Sara, nome di cui va molto fiera, sia per il significato: principessa che sorride, sia per il suono: aperto, chiaro, bello e corto, abbiamo messo in atto tutta una serie di trappole che alla fine hanno catturato la sua attenzione nei nostri confronti. Sara vive a Roma da parecchi anni, ma è nata e cresciuta in Calabria, esattamente nella provincia di Reggio.

 

Ha frequentato il corso di laurea triennale e poi magistrale in “Scienze della moda e del costume” a “La Sapienza”, un’interfacoltà tra economia e lettere e filosofia, giusto per capirci. Con Sara proveremo a svelare come potrebbe cambiare la nostra vita se solo si guardasse oltre il proprio naso.

Se ci pensate tutti a dire, in questo periodo, di mutare stile di vita, di lettura, di comportamento, un cambiamento, però, che riguarda sempre e soltanto il vicino di banco, di casa, di lavoro, di condominio. E invece il Covid 19 ci dice che tutti dobbiamo cambiare e riflettere sulle nostre fragilità, sui nostri egoismi: il virus è forte se il corpo è debole! E’ imbarazzante questa eterna discussione sul chi comanda chi, chi subisce chi. E’ l’ora di rottamare il pregiudizio, l’orgoglio, la permalosità per concentrarsi sull’essenza dell’anima. La nostra principessa che ride (Sara) ama l’arte in tutte le sue sfaccettature. Dalla danza, il primo e vero amore, quindi, via via si è aggiunta la musica, il disegno, la scrittura, la pittura ecc. ecc. arrivando alla fotografia, sia dal punto di vista di modella che di fotografa, oltre che da vera appassionata tanto da dedicarvi parte della tesi di laurea. “L’arte è parte di me e io anelo a diventare parte di essa. L’arte è comunicazione, è vitalità, è sogno e realtà contemporaneamente. Non si può senza, qualunque sia la forma sotto cui si manifesta e penso che tutti dovrebbero riflettere su questo: l’arte è ovunque, basta saperla cogliere“. Ecco la formula del futuro. Arte, cultura, musica, vita.

Sara emozionata per questa intervista?

No, emozionata no, direi più curiosa. Rispondere a delle domande non dà modo solo di farsi conoscere ma soprattutto di conoscersi; si è “costretti” a pensare in maniera più approfondita in modo da essere il più sinceri possibili col proprio interlocutore di conseguenza anche con sé stessi.

Sei una ragazza eclettica: ti piace l’arte, scrivere, la fotografia. Era il tuo sogno di gioventù?

Più che sogno di gioventù è sempre stata la mia realtà. Fin da piccolissima sono stata particolarmente portata per l’arte: dalle mie esibizioni danzerecce in famiglia, a cui seguirono anni di studio vero e proprio, le semplici recite scolastiche a cui spesso mi venivano affidati ruoli di rilievo, oppure le ore e ore passate a casa tra una matita per disegnare o una penna per scrivere accompagnate sempre da qualche passetto di danza anche mentre studiavo, con mio padre che urlava di sbrigarmi a finire i compiti. Era ed è il mio modo di esprimermi, di comunicare soprattutto con me stessa e crescendo anche con il resto del mondo. E’ la mia normalità, se così si può definire, non un sogno da realizzare ma da ampliare, far arrivare a più persone possibili nei modi più disparati.

Quali libri leggi, quale musica ascolti?

Di narrativa principalmente, sia contemporanea che grandi classici: Calvino, Kundera, Baricco, Bulgakov, Barreau, dipende da come mi gira in quel momento, l’importante è che abbiano perlopiù un lieto fine o che riescano a portarmi in un’altra dimensione; devono regalarmi emozioni positive, soprattutto ultimamente. Sulla musica invece spazio molto molto di più. Faccio prima a dire ciò che non ascolto, ma anche qui dipende molto dalla situazione, da ciò di cui ho bisogno in quel momento, da che emozioni voglio provare: L’ambient o la chillout sicuramente le uso spesso per le mie coreografie mentali, la pop per cantare o da compagnia, la rock o il raggaeton per caricarmi o divertirmi, il jazz per rilassarmi, ma sono solo degli esempi.

Raccontaci un aneddoto che ancora oggi ti fa sorridere…

Probabilmente di quando da piccoli i miei due fratelli mi chiedevano di giocare a calcio con loro dentro casa. Di tanto in tanto accettavo, anche perché loro accettavano di farsi truccare da me; uno scambio equo. Solo che ancora oggi, quando se ne riparla, se pur ridendo, mi rinfacciano di massacrargli le caviglie mentre provavo, e di conseguenza riuscivo, a togliere loro la palla dai piedi. La mia risposta è sempre la stessa: essendo una contro due in qualche modo dovevo pur difendermi; chiamasi spirito di sopravvivenza, soprattutto con due fratelli e tutto finisce in una gran risata.

 L’elogio della fragilità?

Dipende cosa si intende per fragilità. Spesso si dà una connotazione negativa: fragile è ritenuta una persona che non riesce a stare al passo con le forti e difficili prove che il mondo o/e la vita ci pongono davanti. Nel mio caso invece la interpreto come ipersensibilità. Da questo punto di vista appartengo assolutamente alla categoria delle persone “fragili”; questo mi consente di “sentire” molto più degli altri, di andare oltre la superficie, immergermi in ciò che ho davanti. Nel campo delle arti sicuramente è una gran qualità, forse è proprio per questo che la sento molto mia; ti consente di entrare dentro l’arte, essere tu arte perché diventi un tutt’uno con essa e sicuramente permette di provare emozioni fortissime, intense. Anche nelle relazioni interpersonali dà sicuramente dei vantaggi, perché crea empatia: gioire realmente per i successi altrui o percepire le difficoltà o i momenti bui delle persone con cui si ha a che fare avendo così l’opportunità di poter stare vicino a quella persona qualora ne sentisse il bisogno senza che venga chiesto esplicitamente. E’ una gran dote, che abbisogna di molta molta forza interiore, un vero e proprio ossimoro: chi è “fragile” è invece molto forte, anche se spesso non lo sa.

 I complimenti che immaginiamo ricevi: ti mettono in imbarazzo o gratificano la tua vanità?

In genere i complimenti fanno piacere ma dipende molto da chi e per cosa li ricevo. Mi imbarazzano se penso di non “meritarli” e addirittura mi infastidiscono se li trovo vuoti. Odio i complimenti di circostanza, non mi interessano, preferisco uno vero a cento fatti tanto per e ti assicuro che sono molto diffusi purtroppo, soprattutto nel campo del modeling. Nel tempo si impara a fare una cernita e quando arrivano quelli sinceri, quelli con un certo peso e significato non è tanto la mia vanità a goderne quanto il mio essere in toto.

Sei di origini calabresi ma vivi a Roma: bisogna sempre emigrare per inseguire i sogni?

Spero di no! Quando finii il liceo e mi ritrovai a cercare la facoltà giusta per ciò che volevo diventare, ossia entrare nel mondo del fashion sistem, effettivamente la prima città utile che potesse darmi delle basi per coltivare questo sogno all’epoca era proprio Roma, anche se non mi trasferii qui per questo. Adesso so di altri istituti e  università anche nel meridione come ad esempio l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, una vera eccellenza. Sicuramente spostarsi, trasferirsi consente di accrescere di molto le proprie conoscenze, creare un diverso bagaglio culturale che a mio avviso fa solo che bene, l’importante è mantenere i contatti con le proprie origini, non dimenticare da dove si è venuti e cresciuti, solo così ci può essere un vero accrescimento e poter portare anche giovamento alle proprie terre di origine.

La tua famiglia come ha reagito alla tua decisione?

Erano già preparati da tempo. Ho sempre saputo che avrei fatto l’università fuori, anzi, che sarei venuta a Roma. Ho avuto la fortuna di avere la famiglia di mia madre qui, quindi di venirci spesso fin da piccolissima e sono cresciuta con questo desiderio: trasferirmi qui e così è stato.

Quali erano le emozioni dell’adolescenza?

Sono stata sempre una sognatrice e in quanto tale molto speranzosa, proiettata verso futuro. Timorosa ma allo stesso tempo positiva. I momenti difficili non sono mancati, come non mancano nella vita di ognuno, ma ho sempre avuto la mia danza, la mia musica, il mio scrivere o il disegnare che mi hanno sempre aiutato ad andare avanti e a guardare oltre.

Oggi l’emergenza COVID19 ci obbliga tutti a restare a casa per evitare il contagio. E’ anche, se non soprattutto, una occasione per riflettere sul tempo che sprechiamo per cose futili. Ci sveli la tua riflessione in questi giorni di quarantena?

Volendo mantenere una visione positiva della cosa, penso a quanto questa difficile situazione ci stia mettendo alla prova facendoci rendere conto di quanto realmente siamo in grado di resistere, di quanto siamo forti senza molte volte accorgercene, di quanto siamo in grado di fare per aiutarci gli uni gli altri, di quanta solidarietà siamo capaci senza poi grandi sacrifici. Penso a quanto basti poco per esser sereni adesso che la serenità è lontana: una cena tra amici, una passeggiata al mare, un abbraccio alle persone a cui vogliamo bene, il guardarsi negli occhi con il proprio o la propria migliore amica e sorridere insieme per la complicità che ne scaturisce. La cosa bella è che adesso abbiamo il tempo di sentire persone che non sentivamo magari da anni, riallacciare i rapporti persi anche per il solo sapere se l’altro o l’altra stanno bene, dedicarsi a hobby per cui non si aveva mai il tempo, pareti intere di libri che finalmente vengono presi per esser letti e così via. La situazione è grave e difficile ma passerà anche questa, speriamo il prima possibile.

Belli quei tempi quando per una decisione si tirava una moneta: testa o croce… funziona ancora così?

Per me non ha mai funzionato così. Sono una persona molto riflessiva, prima di prendere ogni decisione pondero sempre bene o almeno ci provo. Istinto si ma sempre seguito dalla ragione e mai ragione escludendo l’istinto. Sicuramente è più complicato, più lungo come processo ma, almeno in teoria, credo sia quello più obiettivo e quindi giusto.

Una volta per farci riflettere nei momenti tristi bastava una canzone: tre titoli che ti hanno tenuto compagnia.

Uso spesso la musica come sottofondo ai miei pensieri, non per forza tristi. Tre titoli a me cari potrebbero essere: “Frozen” di Madonna, non tanto per il testo, compreso solo una volta cresciuta, quanto per la musica e l’arrangiamento, amo i suoni e le melodie che richiamano le musiche mediorientali, le uso molto spesso per i miei viaggi immaginari. Il secondo titolo potrebbe essere: “L’anima vola” di Elisa. E’ in assoluto una delle mie cantanti preferite, italiane forse LA mia preferita; questa canzone la ascolto sempre molto volentieri perché mi piace tantissimo il testo oltre che la musica. Ultimo titolo, per quanto sia molto difficile scegliere, credo sia: “L’amore non esiste” del trio Fabi Silvestri Gazzè. Adoro questa canzone. Ogni volta che la ascolto attentamente mi commuove; concordo in pieno con il testo dove spesso l’amore è solo scambiato per tale ma in realtà è tutto tranne che Amore ma, c‘è quell’ECCEZIONE “che move il mondo e l’altre stelle” parafrasando indegnamente Dante. Io aspiro a essere parte di quelle fortunate eccezioni e quindi a credere nell’Amore e questa canzone racchiude a pieno ciò che provo a riguardo.

Cosa condividi con la tua generazione e cosa ti fa più paura?

Istintivamente risponderei: niente di veramente buono. La mia generazione è la generazione dell’incertezza più assoluta, della precarietà, cresciuti con l’illusione che l’università ci avrebbe portati tutti alla realizzazione dei nostri sogni e progetti, e invece, nonostante i sacrifici fatti, perché studiare, laurearsi, comporta molti sacrifici, ci siamo ritrovati con nulla in mano. La laurea non basta più, devi avere il master, dopo il master devi avere esperienza, meglio ancora se fatta all’estero, non basta più conoscere l’inglese ma sarebbe più opportuno sapere anche il cinese, il russo e perché no anche l’arabo. Ci viene chiesto, chiesto ma non ci viene mai dato, e non parlo per sentito dire ma per esperienze personali. Si salvano in pochissimi e la selezione è serratissima. Ci vogliono voraci di potere, anche a discapito dei nostri colleghi di lavoro. Spesso mi è stato chiesto: << fatti vedere di più >>, cosa significa FATTI VEDERE DI PIU’? non basta fare il proprio lavoro e bene, mettendoci impegno, no, bisogna inventarsi i mostri e sbandierare le proprie qualità come in una continua danza del pavone, per poi cosa? Essere comunque sfruttati. Cosa mi fa più paura mi chiedi? Devo aggiungere davvero altro? Già tutto questo fa abbastanza paura di suo. Potrei stare qui a raccontarti molte mie esperienze e di molti altri miei coetanei ma la situazione non cambierebbe. Io, in fondo credo ancora di poter fare molto altro nel mio futuro, spesso mi si dà della sognatrice con la connotazione negativa di visionaria, ma chissà che proprio questo mi salverà da questo tunnel. Poi se parliamo di paure in generale, ne ho quante ne vuoi, ma non mi sembra il caso di tediarvi ulteriormente.

 Di chi fidarsi e con quale criterio?

Domanda difficilissima, devo ancora trovarvi risposta. Mi fido della mia famiglia e di poche, pochissime altre persone. Tendo molto a essere diffidente pur mantenendo perlopiù un atteggiamento cordiale e gioviale con tutti. Ascolto tanto e parlo poco, osservo molto anche se non lo do a vedere e solo alla fine di un certo percorso traggo le mie conclusioni. Spesso il mio istinto mi aiuta molto; essendo una persona empatica, come ho già detto, certe cose si percepiscono a pelle, ma non escludo mai nessuno a priori, non lo trovo giusto. Tutti possiamo sbagliare in qualsiasi situazione e con chiunque, mantenere sempre una certa lucidità aiuta.

A proposito di vita spericolata: mai sognato di buttarti con il paracadute?

Buttarmi col paracadute non credo riuscirei a farlo, però mi piacerebbe provare con il deltaplano, quello si. L’aria è il mio elemento, l’altezza non mi spaventa e volare sicuramente trovo sia delle possibilità più belle al mondo; tanta emozione e bellezza allo stesso tempo.

Rischiare per qualcosa di importante quanto ti appartiene come filosofia di vita?

Direi che è inevitabile. La vita è fatta scelte e ogni scelta è un rischio. Per quanto spesso mi piacerebbe evitare di dover rischiare perché comporta sempre una perdita, e ammetto di prendermi molto tempo prima di fare qualsiasi scelta, da lì non si scappa, prima o poi quel momento arriva, sta tutto nel sapersi preparare e sperare di aver fatto la scelta più giusta.

C’è una persona con la quale non ti sei mai sentita distante?

Forse mia madre. Nonostante viviamo lontane da molti anni ormai, è comunque una costante nella mia vita, anche quotidiana. Abbiamo un bellissimo rapporto, le parlo di tutto e lei fa altrettanto. Abbiamo pochi filtri, nel bene e nel male; a volte forse è anche un errore ma sicuramente rafforza molto il legame che abbiamo.

L’ultima curiosità: la notte dormi serena con te stessa?

Ma io non sono mai serena! Non lo sono di giorno, figuriamoci la notte che i pensieri fanno tutto da soli. Però sono bravissima a sembrarlo. Non mi piace appesantire chi mi sta vicino o semplicemente chi ho davanti in quel momento con i miei pensieri, quindi confidenzialmente no, non dormo serena, ufficialmente sono ZEN!