Per Chiara Aleati la concretezza è un’indole, come la perseveranza. Giornalista televisiva con la passione per lo sport, è nata a Moncalieri, il comune che abbraccia un vasto territorio posto a sud-est di Torino. “Sono sempre stata una bambina molto sportiva, ho sempre amato tutti gli sport in generale. Da quando ho memoria, non ho mai perso un gran premio di F1 o una gara di MotoGp, figurarsi poi una partita di calcio”. Insomma, non va allo stadio a pettinar le bambole ma a raccontare quel che accade: sempre pronta a metterci tutto il suo impegno per rimanere concentrata sulla partita.

Chiara ha vissuto a Torino fino a 24 anni per poi iniziare a viaggiare su e giù per l’Italia: prima tappa Milano. Ma non solo: Roma, Foligno prima di tornare a Torino nell’autunno del 2021. “Ho iniziato a Sprint e Sport, un quotidiano dilettantesco piemontese, sono passata alle tv private nel torinese per poi arrivare a JTV, a Sportitalia e a Prime Video. Ora lavoro per la SportReview con il focus su Juventusnews24.com e il sabato due ore di Radio a RadioBianconera”.
Chiara, facciamo un passo indietro: com’è nata la tua passione per il giornalismo?
Sono sempre stata una bambina molto sportiva, ho sempre amato tutti gli sport in generale. Da quando ho memoria, non ho mai perso un gran premio di F1 o una gara di MotoGp, figurarsi poi una partita di calcio. Sono nata così, è proprio nella mia natura. Per questo fin da piccola ho sperimentato un po’ di tutto: dalla ginnastica artistica, al basket, al calcio stesso, all’hockey, fino ad arrivare al pattinaggio artistico su ghiaccio che poi è diventato il mio sport. L’ho praticato a livello agonistico e nazionale per circa 10 anni.
Quale ambizione hai?
La mia grande ambizione è sempre stata quella di lavorare facendo ciò che amo e quella l’ho raggiunta. Ma mi sono posta da subito due grandi obiettivi quando ho iniziato questo mestiere: andare a JuventusTv e lavorare a Sportitalia. Per fortuna e forse anche un po’ per bravura, sono riuscita a raggiungerli entrambi e questa è la mia soddisfazione più grande, soprattutto perché ci sono arrivata con le mie forze. Prime è stata un’altra grande azienda per cui ho lavorato. A oggi mi sento realizzata lavorativamente parlando. Il sogno grande è quello un giorno di poter fare qualcosa di mio, ma per il momento sto benissimo dove sono.
Tre aggettivi per descriverti come professionista?
Diretta, Politicamente scorretta, collaborativa.

L’impatto con colleghi?
Non ho mai avuto grossi problemi con i miei colleghi, anzi. E’ vero che il mondo dello sport è ancora abbastanza maschilista, ma ho sempre avuto a che fare con colleghi che ti stimano per quello che fai e per la professionista che sei. E’ più il pubblico a cui ci rivolgiamo ad avere (in parte) ancora questo taboo e a dare più credibilità al giornalista uomo piuttosto che a una giornalista donna.

Della serie facciamoci odiare: Chi sono secondo te le “raccomandate” nel tuo settore?
Non è una cosa a cui ho mai pensato e su cui ho mai riflettuto. Proprio perché sono molto diretta, non dico cose se non ho la certezza che sia così. Ho le mie opinioni sicuramente, ma sono pensieri e restano tali. Ci sono tante giornaliste molto più brave di me e che io prendo a esempio ancora oggi per continuare a migliorarmi.
Come ha fatto una bambina a innamorarsi del pallone?
E’ una cosa che accade, un po’ come quando ti innamori di una persona, succede. Non ricordo un momento in cui è accaduto, come dicevo prima ci sono nata. Forse anche l’ambiente famigliare ha influenzato questa cosa. Sono cresciuta tra i campi di calcio.

Mamma non ha detto nulla che volessi giocare con i maschietti invece che con le bambole?
Mia mamma non ha mai influenzato le mie scelte, e anche a lei piace il calcio, quindi non è mai stato un problema. Entrambi i miei genitori hanno sempre assecondato le mie scelte e soprattutto le mie passioni. Poi con le bambole ci giocavo quando ero piccola, ma effettivamente non sono mai stata un mio grande amore.
Se giocassi al Fantacalcio quanto pensi di valere?
Non mi sono mai posta questa domanda. Se devo dare un valore da 0 a 100 crediti, forse starei sui 65 crediti. Sono molto autocritica, so quali sono i miei punti di forza ma so anche quali sono i miei punti deboli. So dove posso fare la differenza e cerco di sfruttare quello per essere “diversa” dal resto.

Avevi un idolo tra i calciatori?
Certamente. Se dobbiamo parlare solo di Juve, ed escludendo l’ovvio che è Del Piero, senza ombra di dubbio direi Nedved, il giorno del suo addio ero allo stadio e ho pianto come non mai. Se invece allarghiamo il discorso a tutto il mondo calcio, non posso che dire Leo Messi. Per quanto mi riguarda il giocatore più forte di sempre. Ma so bene che è un discorso generazionale e che è totalmente soggettivo.

Oggi segui le gesta della Juventus: mai subito pressioni?
No nessuna pressione, ho sempre avuto la libertà, ovunque io sia stata, di dire quello che penso. Prima parlavamo di punti di forza, ecco questo è sicuramente uno dei miei. Parlare di cose scomode è il mio pane quotidiano. Sono molto fortunata a poterlo fare senza subire pressioni su cosa dire e cosa no da nessuno.
Ti sarai fatta una idea perché fatica a tornare tra le grandi…
Il calcio è fatto di cicli, dopo quello vincente partito con Conte e chiuso con Sarri, era fisiologico che sarebbero sorte delle problematiche. Ma una piazza come quella bianconera non ha il tempo di aspettare come magari accade da altre parti. Serve più chiarezza un po’ ovunque serve capire che significato ha quella maglia e serve avere la personalità di indossarla. L’arrivo di Spalletti mi ha reso molto ottimista in tal senso. La strada sembra essere quella giusta.

Chissà quanti aneddoti potresti raccontare… Ce n’è uno che è rimasto nel tuo cuore?
Ne ho diversi, ma coinvolgono tutti altre persone che magari non vogliono essere citate, quindi te la metto così: la mia prima volta a Sportitalia è stata come ospite, in trasmissione con me c’era un personaggio molto importante per il mondo Juve, che in diretta ad un certo punto ha detto: “è davvero un piacere parlare di calcio con una ragazza così brava e competente”. Ecco io quella frase la porto nel cuore ancora oggi.
C’è qualcuno che ti piacerebbe intervistare tra i personaggi famosi dello sport?
Assolutamente si, intervistare Messi sarebbe sicuramente l’apice totale della mia carriera. So che è impossibile, resterà il sogno e la fortuna di averlo visto giocare per tutti questi anni.

Una volta si diceva che il miglior modo per togliere un bambino dalla strada era di fargli fare uno sport. Ma visti i prezzi per frequentare una campetto o una palestra cosa rimane?
Sarebbe il caso di tornare a giocare nelle piazze, negli oratori, nei campetti che ci sono nei vari parchi, è li che ti fai le ossa ed è li che ti diverti tralasciando quanto invece di brutto la strada a oggi offre. Non bisogna togliere i bambini dalle strade, noi ci abbiamo sempre giocato, bisognerebbe rendere di nuovo le strade un luogo per i bambini.

Oggi che sei in televisione che cosa diresti alla bambina di un tempo?
Le direi di andare dritta per la sua strada, di non ascoltare chi le diceva che non ce l’avrebbe mai fatta. Le direi che raggiungerà i suoi sogni e gli obiettivi che si è posta. Le direi che non sempre la strada sarà facile, anzi saranno più le discese che le salite soprattutto all’inizio, ma che una volta arrivata in vetta la luce che vedrà sarà così intensa da dimenticare tutta la fatica fatta per arrivarci.
