ANNA MARIA STANGANELLI: La dignità di un malato è la dignità dell’Italia e della nostra Calabria

La sanità in Calabria. Argomento spinoso se non peggio. Ai calabresi è dovuta una sanità efficiente e, nell’immediato, in grado di fronteggiare con adeguatezza ogni tipo di emergenza. Ma soprattutto è dovuta la certezza di essere considerati delle persone non dei numeri, dei bancomat per affaristi senza scrupoli. Sono molti anni che la sanità calabrese versa in condizioni scandalose: ospedali costruiti e mai aperti, tempi improponibili di attesa per esami clinici anche di estrema urgenza, zone completamente scoperte nel servizio di assistenza pubblico, consulenze d’oro pagate dalle Asl a improbabili esperti… E la lista potrebbe continuare a lungo. Oggi però si volta pagina. 

Dopo ben 14 anni dalla sua istituzione il Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso, ha proceduto con proprio decreto, alla nomina della Professoressa Anna Maria Stanganelli, quale Garante della Salute della Regione Calabria. Evidentemente una poltrona che scotta quella della Stanganelli, ma non può che essere così visto che stiamo parlando del sistema sanitario probabilmente più disastrato e saccheggiato d’Italia. Come sempre, però, il finale di partita nella Regione è scritto nel silenzio del vento. Un vento che qualcuno chiama di rinnovamento, qualche altro, di vecchio andazzo, che ti sorride e manco te ne accorgi te lo ritrovi in casa, a sbraitare e a dettare condizioni su appalti, acquisti, incarichi e assunzioni per parenti e amici. Un vento pericoloso che ti ruba soldi, energie, vita. Senza salutare né chiedere scusa. Per fare ordine ed evitare sensazionalismi sulla delicata questione abbiamo intervistato la professoressa Stanganelli, sul ruolo del mandato e i suoi obiettivi.

 

La tutela della vita e della salute dei cittadini è un principio non negoziabile eppure (quasi) ogni giorno le cronache dei giornali riportano storie di malasanità. Cosa deve assolutamente fare il Garante della Salute in una Regione come la Calabria?

Esplicare le funzioni previste dalla legge ovvero il ruolo di Garante della Salute, a cui possono rivolgersi tutti i cittadini per segnalare disfunzioni riguardanti l’assistenza sanitaria e sociosanitaria, erogata sia in regime pubblico che privata, verificare ed intervenire nei confronti dell’amministrazione ed enti pubblici regionali o della sanità privata, per assicurare l’accesso alle prestazioni e l’efficacia nell’erogazione dei servizi. Ovviamente sono escluse dalla mia funzione le valutazioni medico-sanitarie.

La sanità calabrese versa in condizioni precarie e spesso la magistratura è dovuta intervenire: ospedali costruiti e mai aperti, tempi improponibili di attesa per esami clinici anche di estrema urgenza, zone completamente scoperte nel servizio di assistenza pubblico, consulenze d’oro pagate dalle Asl a improbabili esperti… Non è preoccupata per ciò che l’attende?

Sicuramente. In questa prima fase della mia attività sto andando a valutare direttamente la situazione sanitaria delle AUSL calabresi. Sto inoltre interagendo con tutti gli Ordini dei Medici anche per avere un quadro generale della situazione ed avere un chiaro senso della realtà strutturale.

Si riuscirà mai ad abbattere le distanze per curarsi negli ospedali, ovvero fare in modo che non ci siano malati di “serie A” e di “serie B”?

In generale per quanto riguarda l’efficacia del nostro Ssn, secondo i dati Ue, l’Italia presenta tra i tassi più bassi di mortalità, basso tasso dei ricoveri ospedalieri e un elevato tasso di sopravvivenza dei tumori tra i paesi europei. Certo è che le regioni meridionali, inclusa la Calabria, rispetto alle regioni del nord o centro nord presentano delle differenze statisticamente significative e bisogna migliorare. Speriamo di poter centrare questo obiettivo anche in Calabria, dove peraltro la mobilità sanitaria con le regioni del Nord è elevata con costi non soltanto per il SSN regionale ma anche per le famiglie dei nostri cittadini.

 

I bilanci della Sanità in genere sono particolari: spesso emerge la «cultura dello scarto» perché la politica sostiene che certi costi per la spesa sanitaria non si possono sostenere. Come si può «restituire dignità» al malato in una società che rischia di vedere i malati come un peso, un costo? 

La dignità di un malato è la dignità dell’Italia e della nostra Calabria: su questo punto bisogna essere chiari per garantire la migliore opportunità di cura e di assistenza di prossimità a tutti indipendentemente dallo stato sociale. Su questo punto dobbiamo essere tutti solidali, Istituzioni comprese.

Quanto costa curarsi in Calabria?

Secondo uno studio di Innogea del 2 Dicembre 2022, società palermitana specializzata nei percorsi di miglioramento delle performance gestionali delle strutture sanitarie, sulla base dei dati provenienti dalla contabilità nazionale adottata dall’Istat e sulla base delle informazioni di cui disponiamo dal Sistema Tessera Sanitaria della Ragioneria Generale dello Stato, è possibile estrapolare è dei trend relativi alla spesa sanitaria. In generale la spesa pubblica pro- capite si presenta omogenea nelle varie regioni. Rispetto a una media italiana di 2.118 euro pro–capite, i due estremi sono rappresentati proprio dalla Regione Calabria (1.958 euro pro-capite) e della Provincia di Bolzano (2.794 euro pro-capite). L’analisi della spesa sanitaria sostenuta direttamente dai cittadini certifica invece una disuguaglianza sociale / economica tra le varie regioni. Nel Sud la media pro-capite è di 392 euro contro i quasi 700 euro delle regioni del Nord, complice un reddito medio delle famiglie notevolmente più basso ed un’incidenza della povertà maggiore.

Il punto di forza della Sanità nella sua Regione?

Purtroppo il nostro sistema sanitario paga lo scotto di tredici anni di commissariamento. Ma ci sono professionalità e strutture invidiabili che meritano di essere valorizzate. Diversi esempi arrivano dall’Università Magna Grecia di Catanzaro, che con la sua facoltà di Medicina e le UO collegate rappresenta un punto di riferimento della nostra sanità, così come l’attività di ricerca dell’ Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Reggio Calabria, focalizzata principalmente sull’epidemiologia e la fisiopatologia dell’ipertensione arteriosa e del rischio cardiovascolare e renale nella malattia renale cronica, che coordina e partecipa a diversi progetti di ricerca così come gestisce registri e database di rilevanza nazionale ed internazionale.

Tra i professionisti, secondo l’Università di Standford, 15 tra i migliori scienziati di tutto il mondo sono docenti e ricercatori dell’ateneo catanzarese, tra loro anche il Rettore prof. Giovambattista De Sarro.  Nell’ambito delle strutture sanitarie ospedaliere a Reggio Calabria è riconosciuto il ruolo di riferimento della Terapia Intensiva neonatale dell’ Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, capofila di una nuova tecnica di ventilazione con controllo neuronale, così come l’UO di Nefrologia e Dialisi di Reggio, parte integrante del Network European Training Centres, è riconosciuta a livello internazionale come centro d’eccellenza in Europa per la formazione con annesso il Centro Regionale dell’Ipertensione Arteriosa. A Catanzaro è rilevante la Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio, eccellenza della sanità con riscontri nazionali di assoluto valore medico e scientifico, mentre a Cosenza il Centro Hub Regionale di Terapia del Dolore, struttura d’eccellenza all’interno del Polo onco-ematologico.  Sono solo alcuni degli innumerevoli esempi di reparti d’eccellenza dove validi professionisti, garantiscono, giorno per giorno, con il loro lavoro, il diritto alle cure e alla salute.

Perché la Regione ancora non è riuscita a rendere la spesa sanitaria davvero sostenibile facendo in modo di garantire a tutti le cure per le quali c’è evidenza di efficacia evitando invece gli sprechi e le prestazioni inutili?

Gli sprechi in generale sono sempre figli di una limitata fattibilità preliminare, di una inefficace valutazione dei costi benefici del programma attuativo e di un limitato monitoraggio delle risorse disponibili e costi necessari: purtroppo appartengo ad un’area geografica come Gioia Tauro dove questo sistema in altri campi ha generato disastri. L’impegno del nostro Governatore Occhiuto, sin dal suo insediamento, è quello di rifondare un sistema sanitario che ha raccolto sotto le macerie, in questo il governo nazionale ci deve aiutare.

Una delle polemiche più ricorrenti è l’intramoenia (ovvero la libera professione che i medici, al di fuori dell’orario di lavoro, possono erogare nello stesso ospedale) c’è una corrente di pensiero che sostiene che è profondamente sbagliata e ingiusta perché, nella stessa struttura sanitaria, permette di fare un esame strumentale o una visita in pochi giorni se si può pagare di più allungando, al contrario, le liste d’attesa di chi quell’integrazione economica non può permettersela. Cosa pensare?

Questo rappresenta la vexata quaestio del SSN e non fa parte delle funzioni del garante. Sicuramente il SSN deve garantire le prestazioni in base alle modalità di accesso come richiesto dal proprio MMG. Il tempario delle prestazioni è definito dalla legge e rispondono al governo regionale i direttori generali. Personalmente vigilerò su questo ma non posso entrare chiaramente nelle valutazioni medico-sanitarie.

Un motivo per diffidare da chi considera opportuno smantellare il sistema universalistico sul quale si fonda il Servizio Sanitario Italiano?

I dati Europei sul nostro sistema sanitario nazionale parlano da soli.

Papa Francesco è dell’idea che prendersi cura della vita esige che lo si faccia durante tutta la vita e fino alla fine. Ed esige anche che si ponga attenzione alle condizioni di vita: la salute, l’educazione, le opportunità lavorative, e così via; insomma, tutto ciò che permette a una persona di vivere in modo dignitoso. Un progetto troppo ambizioso o abbiamo speranze che tutto ciò succeda, sul serio?

L’azione di Papa Francesco riflette la parabola del Buon Samaritano che rappresenta un modello per tutti, tutti i giorni ed in tutte le occasioni nel rispetto della vita e della persona e come testimoni positivi del nostro tempo e della realtà sociale che viviamo. “Non chi dice Signore … Signore … ma chi fa la volontà del Padre mio” Per una Chiesa al servizio di tutti.

Le storie dei pazienti e di chi se ne occupa – famigliari, medici e caregiver – possono sensibilizzare cittadini e istituzioni?

Assolutamente sì: in tutti i PDTA (percorsi diagnostico terapeutici e assistenziali) che le AUSL mettono in campo per razionalizzare i servizi e garantire la migliore assistenza sono presenti anche le associazioni dei pazienti, che con le loro testimonianze consentono, al tecnicismo medico e burocratico di avere degli strumenti integrati di pratica clinica e rendere qualificato e accessibile il percorso al paziente in tutte le aree della medicina.