Angela Leone: Noi italiani abbiamo questo forte limite di non riconoscere la nostra cultura

Perché è fondamentale conoscere l’arte? Una domanda retorica eppure profonda che ci spinge a fare i conti con le evidenti omissioni in questo ambito. Questa è una tematica fondamentale perché, oggi più di ieri, occorre parlare di libri, artisti, poeti e navigatori. Ma anche di coloro che contribuisco a mantenere in vita i tesori del passato.

Ci riferiamo a chi restaura i beni artistici. Certo l’Italia è la patria di grandissimi artisti conosciuti in tutto il mondo ma tutto ciò non basta per dirci amanti dell’arte. Anzi, spesso ne dimentichiamo l’importanza di poter annoverare, come patrimonio storico, molte di queste opere. Ciononostante, grazie al lavoro di studiosi, curatori coraggiosi e istituzioni rigorose, abbiamo beneficiato dei frutti che ci dona la storia dell’arte che si manifestano con il turismo, l’economia, la cultura e la conoscenza. Per approfondire il tema abbiamo intervistato proprio una di loro, Angela Leone, che vive a Venezia ed è una restauratrice di beni artistici e culturali. La sua è una bella storia uno di quei cammini che aiutano tutti e la cultura, con la C maiuscola, ringrazia.

Angela il ruolo dell’arte nella tua vita?

Indispensabile, mi ha presa per mano da piccola e mi ha condotto e condizionato per tutta la mia vita.

La prima cosa che pensi quando finisci un progetto?

Alla grande stanchezza! Subito dopo ricompensata da grande soddisfazione…inizierei tutto da capo!!

Come diari le sculture narrano vite, errori e speranze degli artisti?

Non penso, le sculture narrano la sensibilità e il talento dell’artista, l’innovazione, la  plasticità che delinea lo spazio. Non per altro la scultura rientra nelle tre arti: architettura, pittura e scultura.

Il dolore e la speranza di un uomo o di una donna in quale opere li hai ritrovati?

Li ho trovati entrambi nelle opere del grande Caravaggio e nella coraggiosa Artemisia Gentileschi. Due artisti complessi che hanno trasformato il loro dolore in arte, attraverso la luce rarefatta costruivano gli spazi e le storie, rendendo tutto più drammatico.

Un’icona del passato?

Giotto! Un grande pilastro di una nuova cultura, non è più il sapiente artigiano che opera per i grandi poteri religiosi e politici, ma il personaggio artistico storico che muta la concezione, i modi, la finalità dell’arte esercitando una forte influenza sulla cultura del tempo. Non si loda solo la sua grande bravura artistica, ma il suo ingegno inventivo, ricordiamo la “prospettiva intuitiva” dove lo spazio diviene la scena del racconto , si può considerare come un cubo la cui faccia frontale coincide col piano di parete e che, in profondità ha inclinazioni, estensioni, strutture, rappresentazione della natura, della vita, determinate dalla storia che vuole rappresentare, dai drammi alle tragedie. Giotto ha fatto rinascere la pittura morta da secoli, donandole naturalezza, espressività e gentilezza. La sua arte è recuperata dall’antico attraverso un pensiero intellettuale e storico. Per l’artista l’antico è una esperienza storica da investire nel presente. L’arte di quel periodo dominata dall’influenza bizantina, la libera la ricollega alla fonte classica i cui contenuti essenziali erano la natura e la storia. Alla fine del Trecento un grande artista restauratore, pittore e teorico  Cennino Cennini scrive che Giotto “rimutò l’arte del dipingere di greco in latino, e ridusse al moderno”.

Fatti non foste a viver come bruti… a chi lo vorresti ricordare?

A tutte quelle persone che vivono senza una passione, senza obiettivi, senza osare nella vita.

L’Italia come la rappresenteresti e perché?

Come una grande e antica quercia dalle lunghe e profonde radici ben ancorate al suolo che rappresentano la nostra “Memoria Storica”. La folta chioma rappresenta la nostra cultura storica, artistica e culturale.

Quanto siamo amanti della cultura e quanto fingiamo di esserlo?

Noi italiani abbiamo questo forte limite di non riconoscere la nostra cultura, come elemento fondamentale della nostra nazione, fingiamo di amarla e riconoscerla solo perché siamo costretti dalle circostanze!

Incontri per strada Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che cosa gli chiederesti?

Di avere più cura del nostro patrimonio culturale, artistico e storico, di tutelarlo e proteggerlo in modo da tramandare la nostra memoria storica alle future generazioni.

L’errore più evidente nel gestire la cultura?

Non viene valorizzata né esaltata, non promuovono la cultura con eventi differenziati a seconda dell’età dei ragazzi dei bambini, che sono  il nostro futuro. Ma soprattutto non la tutelano e nel XXI secolo non possono esistere tali errori!

 

Cosa bisogna fare per debellare il flagello dell’ignoranza politica verso tutto ciò che arte, cultura, storia e memoria?

Cambiare politici. Avere dei Ministri più sensibili, semplicemente appassionati d’arte, di cultura, storia. Introdurre fin dalle scuole elementari un modo serio di proporre cultura e arte. È importante far capire ai bambini dove vivono, quali sono le loro tradizioni culturali, far studiare l’arte fin da piccoli in modo che crescendo possano comprendere che la memoria storica è un elemento fondamentale della loro vita è il nostro DNA dove si fonde la nostra civiltà.

Prossima tappa?

Palermo.