Parte la caccia. Attenti al lupo, attenti al legislatore

A settembre inizia la stagione della caccia, secondo regole e calendari ben precisi stabiliti dalle Regioni. L’esercizio della caccia suscita questioni molto complesse, che restano irrisolte, ma che sono lo specchio dei difficilissimi rapporti tra individui e istituzioni. In uno schema semplificato sono coinvolte tre componenti sociali, cacciatori, agricoltori e ambientalisti. Chi governa tiene conto delle istanze contrastanti di queste tre categorie, ognuna titolare di diritti propri e più o meno rispettosa dei diritti altrui.

Vi racconto un fatto. Un paio di settimane fa ho scambiato qualche opinione con un cacciatore. Si definisce amante della natura e di certo è un profondo conoscitore delle abitudini degli animali che caccia o che alleva. È armato di tutto punto, possiede anche visori notturni, ammessi per la caccia di selezione al cinghiale. Mi ha detto che nella zona dove lui va a caccia, i lupi (un lupo) lo disturba perché gli ruba le prede, volatili e cinghiali, che lui “alleva” per la propria caccia attirandoli con la pastura.

Con un certo grado di sentimento e tenerezza mi ha detto che per uccidere il lupo lui deve essere crudele e incolpa le leggi che lo perseguiterebbero se lo scoprissero. Deve mirare non alla testa (che tratterebbe la pallottola) ma al ventre che lascia volare via il colpo di fucile. Il lupo ferito va a morire lontano soffrendo molto, ma senza lasciare tracce su chi lo abbia ucciso (le pallottole sono segnate).

Certo questo cacciatore è crudele, lo sa, ne è consapevole, ma si ritiene vittima del mal funzionamento delle leggi.

Nel 2025, l’Unione Europea ha modificato lo status del lupo da “strettamente protetto” a “protetto”, concedendo maggiore flessibilità agli Stati membri per la gestione della specie, soprattutto in relazione alla tutela delle attività agricole e della sicurezza pubblica. Come al solito l’Italia va piano. Il “Piano Lupo” in Italia è fermo al Ministero, principalmente a causa della complessità politica e amministrativa nel recepire e coordinare la nuova normativa europea sullo status di protezione del lupo.

L’iter italiano per adeguare la normativa nazionale, compresa la legge 157/92 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) e i piani regionali di gestione, è quindi in fase di recepimento e discussione. Molti sono gli ostacoli e gli interessi contrapposti che si frappongono tra conservazione e gestione della specie. Non bastano i giusti richiami a una maggiore etica ambientalista.

Il cacciatore crudele rimane quindi sostanzialmente solo con sé stesso nel decidere come “governare” il proprio rapporto con il lupo che gli mangia i cinghiali. Il ritardo dello Stato nello stabilire regole chiare è la cifra di come si governa in Italia: non si governa.

 

Gian Luigi Corinto, docente di Geografia e  marketing agroalimentare Università di Macerata, collaboratore Aduc