
Il Codacons contesta con fermezza i criteri assurdi e privi di logica con cui l’algoritmo di Meta decide cosa lasciare online e cosa censurare.
Solo ieri, dopo settimane di pressioni mediatiche, Facebook ha chiuso la vergognosa pagina “Mia moglie”, dove venivano pubblicate foto private di donne accompagnate da commenti sessisti e violenti. Una pagina tollerata troppo a lungo, insieme a tante altre simili che continuano a circolare indisturbate sul web.
Nello stesso momento, invece, lo stesso algoritmo colpisce la cultura: lo scultore Jago, artista di fama internazionale con oltre un milione di follower, ha visto limitata la diffusione dei contenuti legati alla sua ultima opera, La David, ispirata al celebre Michelangelo. A essere censurati non sono immagini volgari, ma nudi artistici, che le stesse linee guida di Meta ammettono esplicitamente.
È l’ennesima dimostrazione di un sistema incoerente e dannoso: da un lato incapace di fermare gruppi misogini e violenti, dall’altro pronto a penalizzare l’arte, con gravi ripercussioni sulla libertà di espressione e sulla visibilità degli artisti italiani.
Il Codacons chiede a Meta interventi immediati per correggere la situazione e lo sblocco immediato dell’account dell’artista Jago, ingiustamente penalizzato da una censura che contrasta con le stesse regole dichiarate dall’azienda.
L’Associazione annuncia inoltre di essere pronta a fornire assistenza legale a Jago e a tutti gli artisti censurati ingiustamente, che possono chiedere il risarcimento dei danni per la riduzione della visibilità delle proprie opere, con conseguenze economiche e di immagine.
«È inaccettabile – dichiara il Codacons – che Meta continui a nascondersi dietro algoritmi incapaci di distinguere tra pornografia e arte, lasciando proliferare indisturbati gruppi sessisti e censurando invece opere artistiche riconosciute in tutto il mondo. Questo sistema va cambiato subito».