Informazione di Stato e non solo. Oltre l’audience: Ucraina, Israele, Gaza

Chi gestisce l’informazione di Stato (Rai) e non solo, in queste ultime settimane ha deciso di seguire l’audience più che i fatti.

E’ noto che nelle persone è sviluppata quella che potremmo chiamare la “abitudine al morto”: se c’è un morto per fatti violenti nel tuo quartiere o dall’altra parte del mondo, alla prima notizia si presta molta attenzione e apprensione, al secondo morto nelle stesse circostanze un po’ meno, e così avanti anche se i morti continuano ad esserci e crescerci. Ad un certo punto il morto non è più in quel luogo e in quella circostanza, ma ce n’è uno nuovo… ed ecco che l’attenzione si sposta e segue la stessa dinamica che abbiamo descritto.

Lo sviluppo di questo cambio di attenzione è dovuto però essenzialmente a chi e come dà l’informazione. Quasi sempre, al di là dei bassi livelli di impegno per l’espletamento del servizio pubblico (Rai) e per la cosiddetta etica dell’informazione (tutti gli altri media, Rai inclusa).

Per capire, vediamo cosa accade in queste settimane.

La difesa degli ucraini dall’invasore russo è da tempo sulle prime pagine. I fatti che accadono in quella regione sono drammatici e continuano ad esserlo. Ma a stento in queste ultime settimane si hanno notizie da quei territori. Un altro avvenimento, altrettanto drammatico, lo ha sostituito: Israele/Hamas. All’inizio per le atrocità commesse da Hamas sul territorio israeliano ed ora per l’invasione israeliana di Gaza city. Quest’ultima ha fatto anche dimenticare le atrocità di Hamas del 7 ottobre.

Il morto per fare audience è un altro.

Chi sembra aver capito questa dinamica è Putin che, proprio in questi giorni, ha scatenato la più grande offensiva dell’anno bombardando più di 100 località diverse. La copertura mediatica (quanti inviati giornalisti sono rimasti in Ucraina piuttosto che in Israele/Gaza?) è tutta concentrata su Gaza city e di ciò che sta accadendo in Ucraina, a stento se ne legge nelle notizie marginali.

E sottile la differenza tra il comportamento sociale e individuale nei confronti del “morto” e la scelta di audience degli operatori dell’informazione, ma questi ultimi sembra che non siano scevri di responsabilità nell’aver indotto i comportamenti degli utenti dei loro servizi.

E’ difficile fare informazione, ma si hanno delle responsabilità che non vanno sottovalutate, soprattutto quando questa informazione è servizio pubblico.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc