𝐌𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐚𝐥 𝐛𝐢𝐯𝐢𝐨: 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢, 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐞 𝐮𝐧 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐚

𝑳’𝒂𝒖𝒕𝒐 𝒑𝒓𝒊𝒗𝒂𝒕𝒂 𝒓𝒊𝒔𝒄𝒉𝒊𝒂 𝒅𝒊 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒏𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒍𝒖𝒔𝒔𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒑𝒐𝒄𝒉𝒊. Tra il costo crescente dei veicoli – elettrici e non – e l’aumento delle tasse e dei balzelli, i proprietari devono fare i conti con spese sempre più insostenibili. A complicare il quadro, Bruxelles propone un nuovo giro di vite: revisione obbligatoria ogni anno per le vetture con più di dieci anni. Una misura che, ufficialmente, mira alla sicurezza, ma che rischia di gravare pesantemente su milioni di automobilisti.

Le restrizioni alla circolazione avanzano a ritmo serrato. In Piemonte, dal 1° ottobre 2025, i diesel Euro 5 saranno banditi, colpendo oltre 250mila veicoli. Per i trasgressori, multe salate e persino sospensione della patente in caso di recidiva. Milano non è da meno: già dal 2022, Area B vieta l’accesso ai benzina Euro 2 e ai diesel fino a Euro 5. Il prossimo passo? L’estensione del divieto alle moto Euro 3 (dal I° ottobre 2025), con un impatto su almeno 80mila mezzi.

𝑳𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒆̀ 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒂𝒎𝒃𝒊𝒆𝒏𝒕𝒂𝒍𝒆, 𝒎𝒂 𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒍𝒆 𝒆𝒅 𝒆𝒄𝒐𝒏𝒐𝒎𝒊𝒄𝒂.

Le fasce più deboli della popolazione si troveranno di fronte a un bivio: sostenere costi insostenibili per mantenere l’auto o rinunciarvi, con conseguenze pesanti sulla mobilità individuale. Le limitazioni alla circolazione dei veicoli, infatti, per essere adottate, necessitano soltanto di una semplice “ordinanza del sindaco”, che può

emanare provvedimenti di limitazione o sospensione del traffico veicolare, limitare la circolazione di tutte o di alcune categorie di veicoli per accertate e motivate esigenze di prevenzione degli inquinamenti di tutela del patrimonio artistico, ambientale e naturale.

Ai cittadini così, non resta che “pagare il conto, mentre le amministrazioni continuano a restringere la libertà di movimento con norme sempre più vincolanti.

Nel frattempo 𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒊𝒏𝒅𝒖𝒔𝒕𝒓𝒊𝒂𝒍𝒊𝒛𝒛𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒏𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑷𝒂𝒆𝒔𝒆 continua inesorabilmente, aggravata dal pericoloso declino dell’industria dell’auto €uropea, sacrificata sull’altare del Green deal, per sopperire all’inquinamento asiatico. E mentre la Cina, registra vendite record di vetture anche tradizionali, in Italia, le famiglie faticano persino ad aggiustarle le proprie automobile, schiacciate da salari stagnanti e politiche economiche inadeguate, che premiano gli speculatori finanziari e le privatizzazioni, a spese della popolazione.

𝑬 𝒔𝒆 𝒅𝒂 𝒖𝒏 𝒍𝒂𝒕𝒐 𝒑𝒊𝒐𝒗𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒏𝒄𝒆𝒏𝒕𝒊𝒗𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒍 𝒇𝒐𝒕𝒐𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂𝒊𝒄𝒐, 𝒍’𝒆𝒐𝒍𝒊𝒄𝒐 𝒆 𝒍𝒂 𝒎𝒐𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒆𝒍𝒆𝒕𝒕𝒓𝒊𝒄𝒂, 𝒅𝒂𝒍𝒍’𝒂𝒍𝒕𝒓𝒐 𝒊 𝒄𝒊𝒕𝒕𝒂𝒅𝒊𝒏𝒊 𝒅𝒆𝒗𝒐𝒏𝒐 𝒓𝒂𝒕𝒆𝒊𝒛𝒛𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒆 𝒃𝒐𝒍𝒍𝒆𝒕𝒕𝒆 𝒆 𝒇𝒊𝒏𝒂𝒏𝒛𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒍𝒐𝒏𝒏𝒊𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝒓𝒊𝒄𝒂𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒆 𝒊𝒏𝒇𝒓𝒂𝒔𝒕𝒓𝒖𝒕𝒕𝒖𝒓𝒆 𝒖𝒓𝒃𝒂𝒏𝒆.

E si perché oltre alle restrizioni sui veicoli, le città stanno cambiando volto con interventi che, più che agevolare la mobilità sostenibile, sembrano penalizzare gli automobilisti. La creazione di pseudo isole pedonali e pseudo piste ciclabili, spesso mal progettate e poco funzionali, riduce lo spazio per la circolazione, mentre la gestione dei parcheggi segue una logica sempre più orientata al profitto: ogni spazio pubblico viene trasformato in parcheggio a pagamento, aumentando ulteriormente il costo della mobilità tutto a carico dei cittadini.

𝑰𝒍 𝒓𝒊𝒔𝒖𝒍𝒕𝒂𝒕𝒐? 𝑰𝒍 𝒑𝒓𝒐𝒈𝒓𝒆𝒔𝒔𝒊𝒗𝒐 “𝒂𝒑𝒑𝒊𝒆𝒅𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐” 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆, 𝒐 𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒑𝒖𝒐̀ 𝒑𝒆𝒓𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒔𝒊 𝒅𝒊 𝒂𝒅𝒂𝒕𝒕𝒂𝒓𝒔𝒊 𝒂𝒊 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒊 𝒔𝒕𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒅 𝒊𝒎𝒑𝒐𝒔𝒕𝒊. 𝑳𝒆 𝒄𝒊𝒕𝒕𝒂̀ 𝒏𝒐𝒏 𝒗𝒆𝒏𝒈𝒐𝒏𝒐 𝒓𝒆𝒔𝒆 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒗𝒊𝒗𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊, 𝒎𝒂 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒐𝒔𝒕𝒊𝒍𝒊 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒐𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂̀ 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒗𝒊𝒅𝒖𝒂𝒍𝒆, 𝒂𝒕𝒕𝒓𝒂𝒗𝒆𝒓𝒔𝒐 “𝒃𝒂𝒓𝒓𝒊𝒆𝒓𝒆 𝒆 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐𝒍𝒍𝒊” 𝒅𝒊 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒕𝒊𝒑𝒐, e con l’obbligo indiretto, di affidarsi a mezzi pubblici spesso inefficienti, che comunque non possono sopperire del tutto alla mobilità privata.

𝑳𝒂 𝒅𝒊𝒓𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒆̀ 𝒄𝒉𝒊𝒂𝒓𝒂: 𝒎𝒆𝒏𝒐 𝒂𝒖𝒕𝒐𝒎𝒐𝒃𝒊𝒍𝒊, 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒗𝒊𝒏𝒄𝒐𝒍𝒊 𝒆 𝒎𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐𝒓𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒊. Ma la domanda rimane: questa trasformazione è davvero pensata per il benessere dei cittadini, o è solo l’ennesima strategia per fare cassa? Il futuro della mobilità è davvero verde? O si tinge sempre più di grigio? E ancora, tutto questo quanto ha a che fare col “controllo” sulla popolazione?

bilgiu