Somma Vesuviana ha affollato il Teatro Summarte. I 400 studenti, accompagnati dai docenti, hanno dato vita a un minuto di raccoglimento mentre sfilavano le immagini di Giulia Cecchettin

Omaggio a Giulia e a tutte le donne uccise con Il Rumore del Silenzio. I ragazzi hanno letto poesie, quella din Alda Merini è stata dedicata a Giulia da un giovane studente del Liceo Classico – Scientifico – Evangelista Torricelli.

“L’omicidio di Giulia Cecchettin segna uno spartiacque come è stato per il delitto del Circeo perché la violenza non è più quella che viene subita ed esercitata dagli ultimi. La violenza oggi è on tutti gli ambienti sociali, anche in quelli alti.  Ognuno di noi può essere Giulia o Filippo. Filippo non ha compreso  è che ha seppellito Giulia, ma con Giulia è nato un seme, il seme del rumore, il seme che darà la possibilità di comprendere che la violenza non può essere la soluzione. Facciamo tutti rumore”. Lo ha affermato la sociologa Maddalena Romano, incontrando oggi i ragazzi di Somma Vesuviana, nell’ambito dell’evento – Il Rumore del Silenzio – svoltosi al Teatro Summarte di Somma Vesuviana, nel napoletano. L’evento è stato ideato e voluto dall’Associazione EvaProEva, con il patrocinio del Comune di Somma Vesuviana.

“Bisogna insistere sulle famiglie. Le famiglie devono essere invitate e devono partecipare agli incontri, ai convegni pubblici, agli incontri con ragazzi e sociologi. Siamo in presenza di una piaga sociale. La morte di tante ragazze per mano di persone che si definiscono amiche o che addirittura dicono di amare, testimonia insofferenza. Sono convinto che ci sia qualcosa che non funzioni purtroppo nelle famiglie con l’assenza di dialogo – ha dichiarato Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, nel napoletano –   e del tempo ma anche dell’ascolto. Magari c’è da rivedere anche la scuola.  I ragazzi però sono la scuola e dunque bisogna insistere, portare testimonianze di comunità. I ragazzi devono fare comunità e conoscere la vera amicizia. Inoltre invito tutte le donne a denunciare, magari correre il rischio anche di interpretare male il pensiero ma intanto è meglio denunciare”.

Ma a chi verrà affidato il compito di trattare tali temi nelle scuole ?  

“Ho sfiducia. Sono 12 anni che siamo impegnate su questo tema. Siamo però in presenza di un ennesimo omicidio di una donna commesso da un giovane di 22 anni. La rabbia nasce dal non riuscire a capire cosa si possa veramente fare. Tutti siamo partiti con impeto dopo la morte di Giulia. Ma siamo sicuri che stiamo andando verso la direzione giusta?

Io ho paura che nella fretta di fare qualcosa solo per dire che ci siamo, si possano commettere errori. Ben venga l’ingresso nelle scuole, ma in alcuni territori l’ingresso nelle scuole c’è da anni. Più che di educazione all’affettività bisognerebbe individuare un percorso culturale, di conoscenza. Oggi giovani non comunicano più. Oggi si danno appuntamento attraverso WatsApp. Oggi fanno tutto a distanza azzerando quasi le relazioni umane. Inoltre c’è un aspetto non secondario. Chi sarà nelle scuole ad occuparsi di questo tema e della formazione? Mettiamoci tutti insieme, uomini e famiglie e non solo nelle scuole. Anche nelle famiglie bisogna rimettersi in discussione  – ha affermato Cinzia Castaldo, Presidente dell’Associazione EvaProEva – ed anche la famiglia deve fare la sua parte, Dobbiamo essere presenti come genitori, presenti de visu , di essere capaci di confrontarci e di dire dei no ai nostri figli. Il  non necessita di tempo e dunque deve esserci il dialogo. Facciamo leggi giuste, leggi che siano veramente leggi che non lascino sole le donne che  hanno denunciato e che hanno iniziato il percorso per allontanarsi da tali contesti. Noi abbiamo testimonianze di donne, da noi seguite , sono entrare nelle aule di un Tribunale ma si sentono sole”.