Sicilia & Arte: I Riti della Rinascita al Parco di Selinunte

Palermo – Con un’opera di land art “partecipata” e una performance di musica elettronica del violinista Mario Bajardi, il Parco archeologico di Selinunte continua sulla strada tracciata di dialogo con l’arte contemporanea, declinata su linguaggi diversi in un costante rapporto con l’antico e propone la seconda edizione di “Paningenesi”.

La grande performance multisensoriale si svolgerà venerdì 10 settembre dalle 17,30 con due interessanti momenti: “PaNingenesi”, grande opera di land art dell’artista Gandolfo Gabriele David (un unico segno grafico condurrà dal grano al pane, coinvolgendo i partecipanti in un rito collettivo) e “God is burning” dall’album “Insilence”, performance di musica elettronica del violinista Mario Bajardi, artista, musicista, compositore e sound designer che si presenta in una veste inusuale che ricorda i riti catartici dei popoli antichi: brucerà, infatti, il suo violino in una spasmodica ricerca di rinascita e rigenerazione collettiva. Al tramonto, il pubblico sarà accolto al tempio F, uno dei luoghi più suggestivi del parco archeologico e assisterà alla performance live, accompagnata da scritti dello stesso Bajardi, introspettivi ed intimisti, che cercano un punto di ascolto all’interno di una generazione che non dedica più attenzione all’altro. La performance, che verrà ripresa da un drone che raccoglierà immagini d’insieme del Parco archeologico, farà parte del progetto di scambio di residenza con il Mana Contemporary.

L’intero progetto, nato nel 2018 da un’idea di MLC Comunicazione come scambio di residenze fra Italia e USA, promuove gli artisti siciliani negli Stati Uniti. Alla base della riuscita la collaborazione tra il Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, il Museo regionale d’arte moderna e contemporanea Riso di Palermo e la Monira Foundation con sede a Jersey City, negli Stati Uniti.

Fortemente penalizzato nella sua programmazione dalla pandemia, il progetto riprende vita oggi e riesce finalmente a realizzarsi portando con sé un forte messaggio di rinascita e condivisione.

“PaNingenesi” ha un forte valore simbolico e, nell’ambito della visione sempre più integrata tra il Parco, diretto da Bernardo Agrò, e il territorio ha inserito queste contaminazioni nel dialogo attivato tra heritage e contemporaneo nel filo rosso che lega l’area archeologica a istituzioni che esprimono l’arte contemporanea ad altissimi livelli, come la Fondazione Orestiadi e il MAC, Museo d’arte contemporanea “Ludovico Corrao” di Gibellina, con i quali è stato sottoscritto, appena qualche mese fa protocollo di intenti, sotto l’egida dell’assessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana.

“Con queste due nuove performances che si svolgeranno al tramonto – spiega il direttore del Parco Archeologico di Selinunte Cave di Cusa e Pantelleria, Bernardo Agrò – Selinunte conferma la sua vocazione a essere un sito unico, dove la storia si coniuga con l’arte e la musica. Un luogo al centro del Mediterraneo, sintesi di culture e momento di dialogo, come dimostra anche la contaminazione con diverse forme artistiche e fortemente iconiche, e la collaborazione feconda fra la direzione del Parco e altre importanti istituzioni culturali del territorio come le Orestiadi e il MAC di Gibellina, con cui proprio negli scorsi mesi abbiamo avviato una proficua collaborazione in linea con gli indirizzi di valorizzazione della Sicilia portati avanti dall’Assessore dei Beni Culturali e dal Governo regionale”.

La partecipazione all’evento è gratuita. L’ingresso al Parco Archeologico avviene con prenotazione e pagamento del ticket (secondo le modalità descritte a margine)

LE PERFORMANCE

PaNingenesi curata da Lori Adragna per la sezione italiana è un’opera di land art partecipata che riprende il motivo del “quadrato incuso” presente su alcune monete coniate a Selinunte nel periodo arcaico. Un segno che affiorerà dopo la parziale bruciatura delle stoppie, nei campi coltivati a grano, e nel pane prodotto con il raccolto. La bruciatura delle stoppie, che normalmente serve ai contadini per la preparazione dei terreni e l’eliminazione dei patogeni e infestanti, acquista in questo caso un valore augurale e soprattutto, in periodo di pandemia, catartico, appunto di palingenesi, di rinnovamento. Il “quadrato incuso” rimanda a vari simboli solari, ai cicli della vita e diventa qui un talismano, augurio di rinascita e rigenerazione.

In PaNingenesi simboli e segni sono riconfigurati come doni per la comunità, tramutati in un’azione che congiunge la moneta al pane in una sovrapposizione di valori e di significati. Sarà un vero rito collettivo partecipato: i visitatori assisteranno prima alla bruciatura delle stoppie nei campi attraverso una proiezione all’interno del baglio Florio; successivamente si muoveranno in corteo sino alla vallata di Gorgo Cottone, tra l’acropoli e il Baglio, per raggiungere il luogo della performance. Si sistemeranno poi ai lati del quadrato incuso, marcato da cenere e resti della bruciatura. Inizierà quindi, il rituale del pane con protagonisti due bambini al centro del quadrato, all’incrocio degli assi. I partecipanti, muovendosi all’interno del quadrato, riceveranno un pane realizzato con il grano raccolto e marcato dallo stesso simbolo del “quadrato incuso”. Pane da mangiare, condividere o conservare.

PaNingenesi fa parte di un ciclo di lavori di Gandolfo Gabriele David che hanno come tema fondante il pane e il suo rimando simbolico. Come Pan-Gea, opera in realtà aumentata, di recente presentata all’interno del progetto Arkad, Manifesta 13; o la video installazione I Am Blooming nata dalla collaborazione tra Monumental Callao, Mana Contemporary e Fondazione Sant’Elia di Palermo.

God is burning” è una performance live dell’artista Mario Bajardi, a cura di Floriana Spanò per la sezione italiana che riparte dal concetto della rinascita, ed è già stato anticipato nel progetto ONE VOICE con la Fondazione Fugaz, Monumental Callao (Perù) e Mana Contemporary, Jersey City. La performance prevede l’utilizzo del fuoco, elemento arcaico dalla forte connotazione magico-religiosa, che veniva utilizzato nei riti agresti come elemento propiziatorio per un raccolto abbondante, per esorcizzare l’ignoto e per scacciare i demoni maligni: non è difficile trovare nelle religioni primitive, il rito del fuoco come purificazione. L’artista diviene quindi sacerdote, e mette in atto una sorta di rito di rigenerazione bruciando il suo violino. L’energia creata dalla combustione si trasforma in energia positiva e rigenerata. Come in un rituale antico, l’artista offre agli dei di Selinunte il proprio violino per liberare la musica e donarla al luogo e a quanti vogliano continuare ad ascoltarla e ad ascoltarsi non solo attraverso il suono ma anche attraverso la parola. Il fuoco rappresenta la luce che allontana dall’oscurità, che rinasce di nuovo da ogni pezzo di legno divenendo giovane e vivace come in un rito continuo di morte e rinascita. Il violino bruciato torna alla terra come cenere, il legno ambisce alla rinascita, a trasformarsi nuovamente in albero. È un ciclo continuo che guida alla conoscenza di se stessi grazie alla luce.