
È disponibile in libreria e online Mephisto Walzer (Mimesis Edizioni, 2025), il nuovo romanzo dello scrittore torinese Stefano Sciacca, già autore di Prima e dopo il noir; Sir William Shakespeare, buffone e profeta; L’ombra del passato; La sola ricchezza che conti.
Pagina dopo pagina l’autore ci propone un noir psicologico, malinconico e romantico, che prende avvio da un omicidio di strada e si trasforma in una potente indagine esistenziale.
Protagonista della storia è un pianista e compositore tormentato, figura tragica e visionaria che incarna la lotta dell’artista moderno contro la mediocrità, il tempo e la morte. Intorno a lui ruotano personaggi altrettanto complessi: un uomo che si è fatto da solo, ma non basta a se stesso, una donna bellissima ostile alla propria immagine, un giornalista incapace di leggersi dentro, un commissario in guerra con la società che serve, un avvocato senza più illusioni e molti altri. Le loro vite si intrecciano in un dramma corale dove ogni gesto, ogni parola, ogni fotografia diventano un frammento di verità e un riflesso dell’anima.
Non soltanto una vicenda investigativa, ma una “sinfonia letteraria in tre movimenti e altrettanti colori”, come scrive nella prefazione il direttore d’orchestra Guido Maria Guida, già pupillo di Giuseppe Sinopoli: «Leggendo il “Mephisto Walzer” si sperimenta la sensazione di addentrarsi in un labirinto di sentimenti ed emozioni, di percezioni, allucinazioni, speranze e delusioni, tra sogni, incubi, fantasticherie, in un inevitabile processo di identificazione con ciascuno dei personaggi che lo abitano. Sensibilità è la parola giusta per descrivere la costante che permea il romanzo, la compassione nel senso più alto del termine: l’autore, con affetto e tenerezza, entra nell’esistenza dei propri personaggi e li rende vivi e reali, tutti soggetti a un comune destino di dolore e di incertezza, disillusione e disincanto, sebbene in alcuni passaggi, pieni del senso del magico e del misterioso, affiori la suggestione di una speranza affidata all’immenso potere dell’immaginazione».
Nel titolo – un tributo ai Mephisto Walzer di Franz Liszt ispirati al Faust di Lenau – aleggia la figura del diavolo, metafora della Modernità e del suo paradossale oscurantismo.
Oltre ai riferimenti alla musica classica, ai richiami all’arte espressionista e alla psicanalisi freudiana, la fotografia, in particolare, assume un ruolo chiave: strumento poetico e simbolico, mezzo di memoria e manipolazione, immagine del dramma tra apparenza e intimità che condanna ogni individuo alla propria solitudine.
Con Mephisto Walzer, Stefano Sciacca firma un’opera matura e originale, capace di coniugare trama e pensiero, bellezza e angoscia, dando voce a una generazione inquieta in cerca di senso, di armonia, di verità.