AltreScene, da Zō Roberto Latini rilegge il mito di “Venere e Adone”

Tra gli attori più acclamati di sempre di AltreScene, la rassegna di teatro contemporaneo di Zō Centro Culture Contemporanee di Catania, l’attore romano Roberto Latini torna da Zō con “Venere e Adone.  Siamo della stessa mancanza di cui sono fatti i sogni”, scritto e interpretato da Latini, musica e suono di Gianluca Misiti, luce di Max Mugnai, costume di Gianluca Sbicca, una produzione Compagnia Lombardi Tiezzi di Firenze, in collaborazione con Epica Festival, Fondazione Armunia Castello Pasquini – Festival Inequilibrio e Fortinbras Enterprise.

Su invito del bolognese Epica Festival, Roberto Latini ha pensato a una performance sul senso del teatro e dell’arte componendo “Venere e Adone (siamo della stessa mancanza di cui son fatti i sogni)”, uno spettacolo dove intercetta frammenti di immaginario (da Shakespeare a Tiziano, Rubens, Canova, Carracci, Ovidio) che attraversano il mito nell’arte, declinando forme e sostanze. È una storia di ferite mortali, baci sconfitti che non sanno, non riescono a farsi corazza, difesa. “Venere e Adone”, nella versione di poema narrativo di William Shakespeare, raccontava dell’amore terrestre e quello divino nel disarmo di un destino ineluttabile. È da qui che prende le mosse lo spettacolo di e con Roberto Latini il quale si sofferma proprio sull’ineluttabilità, sul mito e gli Dei che, a volte, persino a loro, non rimane che arrendersi al cambiamento, lasciarsi sorprendere. Adone muore, scompare nell’aria fresca del mattino. Dal suo sangue nascerà in fiore bianco e rosso. Ecco, il mito della rinascita.

Le note di regia di Roberto Latini
“Come per il mito, la narrazione cede il posto a variazioni dello stesso tema. Il pensiero sollecita continue aperture e aggiungiamo sipari su scene in trasformazione. Lo sguardo sposta il fuoco e abbiamo bisogno di dotarci di una drammaturgia che possa diventare strumento: fluida e plurale. Venere e Adone si trasforma così in un programma articolato in grammatiche diverse.

Assecondiamo la scena nella tentazione di tentativi che si aggiungono progressivamente e numericamente alla prima uscita. Nel tempo di questo tempo, mi piace sospendermi nello stesso argomento che scelse Shakespeare quando nel 1593 i teatri a Londra furono chiusi per la peste: Venere e Adone. L’amore terrestre e quello divino nel disarmo di un destino ineluttabile, è il tema trattato da Shakespeare, Tiziano, Rubens, Canova, Carracci, Ovidio.., attraversando il mito nell’arte, come trattenendo il respiro.

Un respiro-fotogramma, solo, fermato, definito, come a impedire che il racconto si possa compiere nel finale che già sappiamo. È forse la speranza che si possa vincere il destino, dando all’arte il compito di sfidare il tempo e trattenerlo. Sospenderci nella tenerezza. Tra quelli contenuti nelle Metamorfosi di Ovidio è certamente uno dei più sorprendenti: Adone muore nel bosco durante la caccia a un cinghiale e Venere stessa non può nulla oltre il presentimento che la consuma. Anche questo mito ci rivela che gli Dei in tanti casi possono solo arrendersi al cambiamento; oppure lasciarsi sorprendere. Il corpo di Adone in terra svanisce nell’aria fresca del mattino e dal suo sangue in terra spunta un fiore bianco e rosso. Lo si potrebbe percepire come un “mito della primavera”, il mito della rinascita. Venere e Adone è la storia di ferite mortali, di baci sconfitti che non sanno, non riescono a farsi corazza, difesa. Anche Amore non può nulla. Anche Amore è incapace; è sfinito, è logoro, è vecchio. Sconfitto. Eppure, cadendo, fa un volo infinito”.
Romano, 53 anni, l’attore, autore e regista Roberto Latini si è formato a Roma al Mulino di Fiora, studio di recitazione e di ricerca teatrale diretto da Perla Peragallo, diplomandosi nel 1992. Fondatore negli anni delle compagnie Teatro Es, Clessidra Treatro, è il fondatore di Fortebraccio Teatro. Tra gli altri, ha ricevuto il Premio Sipario nell’edizione 2011 per “Noosfera Lucignolo”, il Premio Ubu 2014 come miglior attore per il ruolo di Arlecchino ne “Il servitore di due padroni”, regia di Antonio Latella, il Premio della Critica nel 2015 per “I giganti della montagna” e il Premio Ubu 2017 come miglior attore per “Cantico dei cantici”.

 

Biglietti: € 20 intero al botteghino, € 15 ridotto studenti al botteghino, prevendite su https://dice.fm/partner/dice/event/xdw8e-venere-e-adone-roberto-latini-9th-dec-z-centro-culture-contemporanee-catania-tickets Info: 095.8168912 da lunedì a venerdì (dalle 10 alle 13).
Zo Centro culture contemporanee: piazzale Rocco Chinnici 6, Catania.

 

Il resto della stagione 2023-2024 di AltreScene

23 dicembre 2023, ore 18

“Anapoda” di e con Federica Aloisio e Sabrina Vicari, musiche Angelo Sicurella, costumi Sabrina Vicari (Consuendi), luci Danila Blasi. Produzione PinDoc (per un pubblico a partire dai 6 anni).

27 gennaio 2024, ore 21

“Nives” dal romanzo di Sacha Naspini, con Sara Donzelli e Graziano Piazza, regia di Giorgio Zorcù, riduzione per la scena e drammaturgia Riccardo Fazi, suono Umberto Foddis, luci Marcello d’Agostino,

costumi Marco Caboni. Produzione Accademia Mutamenti.

11 febbraio 2024, ore 18

“Circo capovolto” di Andrea Lupo tratto dal romanzo di Milena Magnaniregia, regia di Andrea Paolucci,

con Andrea Lupo, musiche di David Sarnelli. Produzione Teatro delle Temperie in collaborazione con Teatro dell’Argine.

23 marzo 2024, ore 21

“E’ bello vivere liberi!” di e con Marta Cuscunà. Disegno luci Claudio “Poldo” Parrino, luci e audio Marco Rogante, oggetti di scena Belinda De Vito. Co-produzione Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto.

6 aprile 2024, ore 21

“Geppetto 201” tratto dal romanzo di Fabio Stassi “Mastro Geppetto”, regia Elisa Canessa con Federico Dimitri e Andrea Noce Noseda, disegno luci Marco Oliani, musiche originali Morten Qvenild. Produzione Compagnia Dimitri/Canessa.
5 maggio 2024, ore 18

“Felicia” di Stefania Ventura e Quinzio Quiescenti liberamente ispirato all’albo illustrato di Lisa Biggi e Monica Barengo, con Stefania Ventura, trainer Quinzio Quiescenti, marionetta ibrida Giorgia Goldoni, luci Gabriele Gugliara, scene Quinzio Quiescenti. Produzione Quintoequilibrio e Teatro Evento con il sostegno di Spazio Franco Palermo.