
Reggio Calabria – Avevano “rimproverato” un imprenditore impegnato nei lavori di ristrutturazione di una chiesa in provincia di Reggio Calabria perché “non aveva bussato da nessuna parte”. I due indagati si erano presentati più volte in cantiere cercando l’imprenditore, che nelle varie occasioni non era sul posto con la pretesa di incontrarlo quanto prima. Così due uomini sono stati identificati e arrestati dai poliziotti della Squadra mobile reggina per una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Informato dell’accaduto dai suoi dipendenti, l’imprenditore ha immediatamente raccontato tutto ai poliziotti della Squadra mobile che hanno subito avviato le indagini coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia.
L’indagine ha consentito, in breve tempo, di ripercorrere le tappe di quello che è apparso, sin da subito, il più classico dei tentativi di estorsione di ‘ndrangheta, con l’avvicinamento dell’imprenditore e poi la richiesta esplicita del “contributo” per la “gente che ha bisogno” culminata con la richiesta esplicita di 20mila euro come aiuto per alcune famiglie. Questo contributo è risultato anche scontato rispetto alla percentuale applicata solitamente, che, in caso di lavori appaltati per 800mila euro era al quattro o cinque per cento dell’importo totale.