Potenza: rapina, riciclaggio e estorsione, nove arresti

Un’operazione congiunta tra i poliziotti della Squadra mobile e della Sisco (Sezione investigativa del Servizio centrale operativo) di Potenza insieme ai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, coordinati rispettivamente dal Servizio centrale operativo (Sco) e dal Servizio centrale investigazioni criminalità organizzata (Scico), ha portato all’arresto di nove persone, di cui 2 ai domiciliari.

L’organizzazione criminale era specializzata al riciclaggio dei proventi della criminalità foggiana, derivanti anche dalle rapine ai portavalori, con la connivenza di società operanti in Basilicata e Lombardia.

Le indagini hanno portato alla luce un consolidato sistema in cui uno dei più importanti imprenditori lucani, attivo in vari settori del commercio, e proprietario di un grande albergo di lusso fosse legato a noti esponenti della malavita foggiana.

In particolare, le investigazioni sono partite in seguito a una perquisizione effettuata a carico di un’altra impresa edile della zona di Lavello (Potenza), durante la quale è stata trovata la documentazione contabile relativa alla costruzione di un albergo di lusso di proprietà dell’imprenditore.

Dalla documentazione presa in esame, infatti, è emerso lo stretto rapporto esistente tra il proprietario della struttura alberghiera e un gruppo criminale di Cerignola, Foggia specializzato in rapine a furgoni portavalori attivo in tutta Italia.

Da lì le indagini si sono poi diramate su più filoni, tra cui, il principale, ha riguardato proprio i rapporti tra il principale indagato e la criminalità organizzata.

Mimetizzato tra le regolari operazioni commerciali, infatti, è stato registrato nelle casse delle sue società un flusso di denaro, circa 10 milioni di euro, proveniente da rapine, assalti a furgoni portavalori, estorsioni, ricettazioni, furti, e altro commessi da altri due indagati, noti esponenti della malavita cerignolana.

Per giustificare i movimenti finanziari e far rientrare i capitali, ampiamente “ripuliti”, nelle mani degli indagati, è stata utilizzata una fitta rete di imprese, alcune anche intestate a prestanome, che hanno fatturato operazioni inesistenti, compresa l’esecuzione dei lavori per la realizzazione della lussuosa struttura ricettiva di proprietà dell’imprenditore.

Un secondo filone d’indagine ha posto l’attenzione degli investigatori sulla frode fiscale che l’imprenditore ha realizzato nel settore della telefonia per ottenere vantaggi fiscali e disporre di prodotti hi-tech a prezzi altamente concorrenziali, coinvolgendo numerose società in Italia e in diversi Paesi europei, tra cui Germania, Svezia, Slovacchia e Polonia.

Non da ultimo, sempre il principale indagato, durante la recente pandemia, ha compiuto manovre speculative, facendo incetta sul mercato di oltre 13 milioni di mascherine, in un momento storico in cui vi era penuria, determinandone la rarefazione e il rincaro sul mercato interno.

Infine, gli investigatori hanno delineato le esatte responsabilità di una rapina a mano armata ai danni di un trasportatore a cui era stata sottratta una cisterna contenente 36mila litri di carburante per un valore di circa 50mila euro.

Al centro della struttura criminale è stata quindi individuata la figura dell’imprenditore “deus ex machina” che, grazie anche alla disponibilità economica derivante dalle realtà aziendali a lui riconducibili e all’apparente rispettabilità, gli ha consentito di conseguire grossi guadagni illeciti, insieme a pericolosi gruppi criminali leader nel territorio foggiano, i quali, a loro volta, hanno potuto riciclare i loro profitti illeciti.

All’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Potenza su richiesta della Direzione distrettuale antimafia hanno partecipato circa 200 tra poliziotti e finanzieri che hanno effettuato numerose perquisizioni e sequestri, supportati da squadre cinofile antidroga e cash-dog, addestrati a individuare denaro contante, e dalla Sezione aerea della Guardia di finanza di Napoli.

Oltre ai nove arresti, l’operazione ha consentito il sequestro preventivo di  circa 10milioni di euro e di aziende e immobili per un valore di circa 170milioni di euro.