Indagine sul Consorzio di Bonifica “Cellino-Meduna”

Con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari e dell’informazione di garanzia da parte della Procura della Repubblica di Pordenone, è giunta a termine la prima fase delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza nei confronti dell’alta dirigenza del Consorzio di Bonifica “Cellino – Meduna”. L’ipotesi di reato contestata è quella di peculato in concorso. In particolare, dalle indagini condotte dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Pordenone è emerso uno sconcertante quadro di sfruttamento delle risorse economiche del Consorzio di Bonifica per finalità personali del tutto estranee a quelle istituzionali. Con sistematicità, infatti, sono state presentate e pagate domande di rimborso spese relative all’acquisto di beni e al godimento di servizi per nulla inerenti alle funzioni esercitate in seno al Consorzio di Bonifica. A titolo esemplificativo, sono stati rimborsate spese per l’acquisto di casalinghi, di calzature, di vestiti, di gioielli, di prodotti di profumeria, di fiori, per servizi di parrucchiera, per viaggi e pernottamenti in località turistiche, per gite fuori porta ecc., il cui ottenimento è stato possibile grazie all’alterazione delle note spese presentate al Consorzio, sulle quali erano falsamente indicati esercizi commerciali diversi da quelli reali. Ad essere rimborsate sono state anche spese irrisorie, quali scontrini per un caffè di €1,05, per parcheggi di €0,30, per la ricarica delle chiavette dei distributori automatici di € 2,00, per bibite di €3,70 ecc. In altri casi sono stati richiesti rimborsi dietro mera presentazione delle ricevute rilasciate, per i pagamenti tramite carte elettroniche, dai POS cui erano state tagliate le intestazioni per celarne le effettive provenienze. In occasione di alcuni presunti viaggi in treno i biglietti sono stati rimborsati dietro presentazione delle copie di prova delle prenotazioni o per importi maggiorati tramite fotocopie sulle quali erano stati cancellati i prezzi reali apponendone dei superiori. Un altro espediente per ottenere rimborsi spese non dovuti è stato anche quello della duplicazione, talvolta della triplicazione, dei titoli di spesa, grazie alla fotocopiatura degli stessi, oppure presentando separatamente tali documenti e le relative ricevute dei POS, in alcuni casi triplicando il rimborso anche tramite l’inserimento di quelli concernenti transazioni non andate a buon fine. Dalle indagini bancarie è stato possibile accertare gli effettivi beneficiari dei rimborsi spese e la reale natura delle stesse, benché tutte risultassero a carico del Presidente in quanto unico soggetto autorizzato. Anche talune autovetture del Consorzio sono state utilizzate a tutti gli effetti come beni propri, con il conseguente gravare delle spese per il carburante, i pedaggi autostradali in capo al Consorzio stesso.