TARANTO: CONFISCATI BENI MOBILI E IMMOBILI DEL VALORE DI 6 MILIONI DI EURO

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Taranto hanno eseguito un decreto di confisca emesso in applicazione del “Codice Antimafia” (D.Lgs. 159/2011) di 13 fabbricati, 20 appezzamenti di terreno, 3 complessi aziendali, 61 automezzi e 3 motocicli, per un valore complessivo di 6 milioni di euro, sequestrati preventivamente nel mese di febbraio 2015. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Taranto – Seconda Sezione Penale – è l’epilogo di un’attività di polizia giudiziaria condotta, congiuntamente dal Nucleo di Polizia Tributaria e dalla Compagnia di Martina Franca nei confronti di due imprenditori martinesi, padre e figlio, già tratti in arresto dalle Fiamme Gialle nel mese di luglio 2014, allorquando furono accertate condotte illecite di usura e estorsione aggravata da minacce, con l’applicazione di tassi annui usurari fino al 470%. I “curriculum” delinquenziali delle predette persone
evidenziavano, per il padre condanne per reati di “usura”, “estorsione” e “abusiva attività finanziaria”, oltre che numerosi precedenti di polizia consistenti in denunce per gravi reati così come il figlio che pur non vantando condanne ha annoverato un carico pendente di rilievo tra i quali vari episodi di estorsione e usura. Tali elementi hanno evidenziato la sussistenza del presupposto soggettivo della “pericolosità sociale”, richiesto dalla legge per avanzare la proposta di misura di prevenzione. Altro requisito normativo è la sproporzione dei beni
confiscabili nella disponibilità diretta o indiretta dei proposti rispetto al reddito dichiarato; in tale ambito i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno rilevato dal 1986 al 2013 i redditi dichiarati dal nucleo familiare confrontandoli con le spese e gli impieghi sostenuti rilevando annualmente una determinante sproporzione. In particolare negli ultimi dieci anni, i redditi dichiarati dai proposti erano pari a zero o modesti per alcune annualità a fronte di corposi investimenti immobiliari. Tra i beni confiscati sono rientrate le quote di capitale di
due società immobiliari e un’attività di commercio autoveicoli, tutte ubicate a Martina Franca, nonché due fabbricati siti in Emilia Romagna e in Calabria.