Presidente della FAI, Pippo Scandurra & operazioni di polizia

Il Presidente Nazionale della Federazione Antiracket Italiana (FAI), Pippo Scandurra, anche a nome del movimento antiracket della provincia di Messina, intende plaudire al lavoro dei carabinieri del R.O.S., della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, della Polizia del Commissariato P.S. di Barcellona Pozzo di Gotto e della Squadra Mobile di Messina, che nelle scorse ore hanno portato a termine un’importante operazione antimafia in una serie di paesi della provincia di Messina; l’operazione, coordinata dalla D.D.A. di Messina ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina, Maria Luisa Materia, su richiesta della DDA e del Procuratore Lo Forte ed i sostituti Cavallo e Di Giorgio, nei confronti di 22 persone, indagate per associazione mafiosa, estorsione, rapina, porto abusivo di armi ed altri reati contro la persona ed il patrimonio. Cinque soggetti risultano invece indagati e denunciati per gli stessi reati, ma in condizione di libertà. “Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto e della Polizia”, come si legge nel comunicato stampa diffuso dalle forze dell’ordine, “hanno delineato la nuova mappatura criminale del sodalizio mafioso barcellonese, caratterizzata dalla presenza di giovani consociati che sono riusciti ad acquisire, nonostante l’età, un ruolo di assoluto valore criminale. Il nuovo gruppo ha posto in essere diverse attività criminali quali estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti, portate a compimento con modalità tipicamente mafiose e definite dal GIP: “odiosi sistemi invalsi negli ambienti mafiosi”. I giovani quanto spregiudicati esponenti di tale gruppo hanno raccolto l’eredità dei consociati ormai detenuti e facendo leva sui legami familiari con gli stessi, hanno intrapreso autonome attività delinquenziali”. Come abbiamo sempre sostenuto in qualità di FAI, ha dichiarato Scandurra, “l’attività investigativa svolta da tutte le forze dell’ordine e il lavoro della magistratura nella provincia di Messina sono sempre stati preziosi ed indispensabili ed hanno portato alla luce la fitta rete di intrecci malavitosi che per anni ha tentato di soffocare l’imprenditoria della provincia di Messina, soprattutto nella zona del Longano. Il proficuo lavoro degli investigatori e della magistratura devono spronare sempre più la società civile a rialzare la testa contro quel male assoluto che è la mafia, a ribellarsi al sistema malavitoso ed a collaborare con le forze dell’ordine perché vengano ristabilite le regole del vivere civile”.