Angeli & demoni di Messina

Alle 21.20 del 15 gennaio 1998 una telefonata anonima avverte la Questura di Messina che al civico 26/M di Via Nuova Panoramica Dello Stretto, all’incrocio con Viale Annunziata, è accaduto qualcosa di grave al conducente di un’Audi S4 di colore scuro. Gli agenti accorsi sul posto sotto la pioggia battente trovano l’auto bucherellata dai colpi di un fucile a pallettoni e, riverso sul volante, un uomo agonizzante dal volto sfigurato dai proiettili. Morirà appena giunto in sala operatoria. Si chiamava Matteo Bottari, aveva 49 anni, era sposato, con un figlio appena maggiorenne. Era un borghese, di professione medico, primario di Endoscopia e professore associato alla facoltà di Medicina del Policlinico Universitario di Messina. Stava tornando dal lavoro e, mentre il killer lo affiancava e gli sparava, era al telefono con la moglie, Ildefonsa Stagno D’Alcontres, di nobili origini, figlia del magnifico rettore Guglielmo. Da quella sera piovosa d’inverno sono trascorsi diciassette anni esatti e le indagini non hanno mai fatto un solo, vero passo in avanti, passate di mano in mano tra un depistaggio e la morte di un indagato o di un testimone, come una patata bollente di cui nessuno dà l’impressione di volersi davvero occupare. Forse presagendo quel che avrebbe trovato, forse temendo di trovare qualcosa.