ANCORA CONDIZIONAMENTI MAFIOSI NEGLI ESAMI UNIVERSITARI

Ancora uno scandalo nel mare magno degli scandali all’Università di Messina. Questa volta l’inchiesta della Procura antimafia riguarda gli esami universitari. È stata infatti scoperta un’organizzazione legata alla ‘ndrangheta calabrese che rendeva facili gli esami all’Ateneo e influenzava le prove di ammissione alle facoltà a numero chiuso. Alla testa dell’organizzazione criminale ci sarebbe un calabrese ritenuto legato a esponenti della ‘ndrangheta locale. L’operazione è stata battezzata "Campus". La Dia ha arrestato sei persone tra cui un ex consigliere provinciale, Santo Galati Rando, e un docente di statistica e matematica al dipartimento di Scienze economiche, Marcello Caratozzolo. A entrambi sono contestati l’associazione per delinquere, corruzione, millantato credito e voto di scambio. Insomma un nuovo caso che non fa certo bene all’immagine dell’Università ancora sotto la luce dei riflettori per vicende sgradevoli. Senza dimenticare che a distanza di quindici anni – 15 gennaio 1998 – restano senza volto mandanti e assassini del professore Matteo Bottari, genero del rettore Guglielmo Stagno d’Alcontres. Quindici anni dopo l’autorità giudiziaria brancola nel buio e l’intera vicenda è avvolta nel mistero, a tutto danno dell’immagine già discussa dell’Ateneo peloritano. Il riserbo estremo, di rigore in ogni caso, in cui le indagini continuano a essere condotte, diventa in questo caso un’ombra pesantissima, le cui potenziali conseguenze politiche sono enormi. Non a caso in ogni nuova inchiesta che riguarda l’Università si riparla dell’omicidio Bottari, quasi che il fantasma del professore primario di Endoscopia continuasse, senza pace, a vagare in cerca di giustizia, tra le aule dell’Ateneo. Tra faide, scandali, massoneria, incroci pericolosi tra politica, baronie, soldi facili e malavita. Uno di questi rivoli ha trovato luce nell’ultima operazione condotta dalla Dia. Le indagini avviate nel luglio 2012 hanno consentito di individuare un’organizzazione criminale che agiva all’ombra della ‘ndrangheta. Attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e veicolari, nonchè pedinamenti, appostamenti e riprese filmate, gli investigatori hanno documentato in diretta incontri e pagamenti, facendo emergere le attività illecite. Il modus operandi dell’organizzazione criminale, capeggiata e promossa da Domenico Montagnese, si è dimostrato connaturato dal metodo mafioso. Immediata la presa di posizione del neo Rettore Pietro Navarra, insediatosi da qualche giorno dopo le dimissioni del professore Franco Tomasello: “L’Università di Messina, non appena le verrà notificato il provvedimento restrittivo relativo al Dott. Marcello Caratozzolo, provvederà alla sospensione cautelare dello stesso che, come è emerso stamane, è stato coinvolto in un’inchiesta ad ampio raggio da cui viene interessato anche l’Ateneo peloritano. Ateneo che, come si evince dalle indagini, sarebbe parte lesa nel procedimento, qualora le accuse mosse dalla magistratura trovassero riscontri in sede processuale”. Per questo è intenzione del Rettore Navarra, convocare con urgenza gli Organi di Governo per proporre sin da ora la costituzione di parte civile dell’Università, nel caso in cui il percorso dell’indagine dovesse portare all’apertura di un processo. L’Ateneo, inoltre, si riserva di adottare al suo interno tutti quei provvedimenti che risulteranno giustificati in rapporto alla gravità delle contestazioni mosse dall’Autorità giudiziaria. “In questa occasione, l’Ateneo intende altresì affermare con forza la propria estraneità al sistema di corruzione che sembra emergere dalle risultanze investigative. Il Rettore ribadisce la piena fiducia nel corpo docente la cui immagine non deve essere compromessa dall’agire di singoli e da fatti che vedono estranea la stragrande maggioranza della comunità accademica. L’Università di Messina, esprimendo la più ferma condanna verso tutti gli episodi che hanno violato quelle regole di condotta improntate sulla legalità e il merito a cui fortemente si ispira, assicura la massima collaborazione alle Autorità inquirenti – nelle quali ripone la massima fiducia – affinché si possa fare piena luce sui fatti. Infine, il nuovo Governo dell’Ateneo conferma con determinazione il proprio impegno nel contrasto di tutte le eventuali forme di infiltrazione criminose che possano intaccare l’operato dell’Università di Messina”.