POLITICO PRENDE FONDI, SEMPRE NECESSARIA RICEVUTA

Chi, a tutti i livelli, ricopre un incarico politico, non può ricevere soldi ‘brevi manu’, senza ricevute e causali del versamento, anche nel caso in cui la somma corrisponda a un legittimo rimborso elettorale e sia il suo stesso partito a dargliela. Lo sottolinea la Cassazione che ha rifiutato l’indennizzo da ingiusta detenzione a un ex consigliere comunale di Caserta, democristiano, finito agli arresti domiciliari – nell’ambito di una retata di politici coinvolti in una inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere che ipotizzava un giro di mazzette – per due giorni nel 1993, per essere stato trovato in possesso di cinque milioni di vecchie lire ricevute dal suo partito senza nessuna "formalità". Ad avviso della Suprema Corte, prendere soldi in questo modo costituisce una "colpa grave", anche se poi il processo si conclude con l’assoluzione, e puó, a buon diritto, suscitare sospetti in chi conduce indagini su tangenti e finanziamento illecito dei partiti. In questo caso, la condotta del consigliere – scrive la Suprema Corte – è stata "gravemente imprudente nella concreta accettazione di somme senza alcuna formalità e senza considerazione per le disposizioni relative al finanziamento delle attività politiche". I supremi giudici – nella sentenza 44109 depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi lo scorso 21 febbraio – rileva che "mancó ogni registrazione nella contabilità di partito della somma di cinque milioni di lire, versata a dichiarato rimborso di spese elettorali, cosí come mancó ogni comunicazione proveniente dagli organi del partito che avrebbe invitato la somma in questione". Solo l’interrogatorio di E.B. portó alla revoca del suo arresto, mentre l’accusa di ricettazione per la quale fu processato venne meno con l’assoluzione non per la insussistenza del fatto, che fu, invece confermato nella sua "esistenza soggettiva", ma per la mancanza della prova della malafede del consigliere. Con questa decisione, la Cassazione ha detto ‘no’ al ricorso dell’ex imputato contro il Ministero dell’Economia chiamato in causa per ottenere l’indennizzo. Anche la Corte di Appello di Napoli, il 23 novembre del 2009, aveva detto ‘no’ all’istanza del consigliere prosciolto.