
Cosimo D’Amato, cugino di primo grado del boss palermitano Cosimo Lo Nigro condannato per le stragi mafiose del ’92, avrebbe fornito l’esplosivo anche per la strage di Capaci del 23 maggio del 1992. Ad accusare il pescatore è stato il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, ex uomo di fiducia dei boss di Brancaccio. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip Anna Favi ed eseguita dalla Dia di Firenze. D’Amato è ritenuto responsabile di aver fornito, in modo continuativo, ingenti quantitativi di tritolo ricavati dal recupero in mare di residuati bellici, successivamente utilizzati dal commando mafioso per il compimento delle stragi a Roma in via Fauro il 14 maggio del 1993; Firenze, in via dei Georgofili il 27 maggio; Milano, in via Palestro il 27 luglio ’93; Roma San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro il 28 luglio 1993 e allo stadio Olimpico il 23 gennaio 1994. D’Amato è accusato di strage, devastazione e di detenzione di ingenti quantitativi di esplosivo, per aver concorso agli attentati con i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Filippo e Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro. Secondo l’accusa, l’esplosivo recuperato da D’Amato venne consegnato al commando predisposto dal boss Francesco Tagliavia.