CASSAZIONE, TEDESCO GUIDAVA MALAFFARE SANITà IN PUGLIA

Sono "gravi" gli indizi di colpevolezza a carico del senatore Alberto Tedesco con riferimento all’accusa di essere il "promotore" di una organizzazione a delinquere che lottizzava, ai danni della collettività, la sanità pubblica in Puglia. Inoltre, per la sua pericolosità sociale dovuta al rischio di recidiva, dati i contatti di cui gode e dei quali si sarebbe giovato anche per arrivare a Palazzo Madama, è necessario sottoporre Tedesco alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Questo pensa la Cassazione – che lo scrive nelle motivazioni della sentenza 9117 appena depositata e relativa all’udienza del 16 dicembre – a proposito della vicenda Tedesco, l’ex assessore alla sanità della prima giunta Vendola, eletto a Palazzo Madama con il Pd e poi approdato al gruppo misto per contrasti con il suo partito. Ad avviso della Cassazione, "la cessata carica di assessore regionale alla sanità" non ha fatto venir meno il pericolo che l’indagato prosegua a delinquere, dal momento che Tedesco "continua a mantenere relazioni e rapporti con burocrati e funzionari rimasti all’interno dell’amministrazione sanitaria grazie anche al suo rilevante ruolo politico di senatore della Repubblica". Aggiunge inoltre la Suprema Corte, confermando la richiesta di arresti domiciliari formulata dal Tribunale del riesame di Bari lo scorso 18 aprile – su ricorso del pm, mentre il gip aveva chiesto la misura per il meno grave reato di corruzione – che il rischio di recidiva è rappresentato soprattutto "dai dimostrati collegamenti e interessi che l’indagato ha con la ‘Aesse Hospital’". La società operante nel settore della sanità e facente capo alla famiglia Tedesco. Per quanto riguarda l’accusa di guidare, con "frenetica ingerenza", una "rete in progress" che coinvolgeva manager, imprenditori e dirigenti, la Cassazione ritiene che il riesame abbia "coerentemente motivato" sui "gravi indizi", dimostrando "l’esistenza di un contesto associativo, capeggiato da Tedesco, finalizzato all’acquisizione della gestione e del controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici per la realizzazione di profitti e vantaggi ingiusti, anche a favore di imprenditori utilizzati per sostenere la propria campagna elettorale". Tra le fonti di prova del ‘sistema Tedesco’, la Cassazione ricorda, tra le altre, anche le dichiarazioni dell’imprenditore fallito Giampaolo Tarantini rese in questa inchiesta sul malaffare nella sanità pugliese e una intercettazione ambientale proveniente dall’inchiesta sulle escort portate da ‘Giampi’ a Palazzo Grazioli. In quest’ultima, Tarantini parlava in una saletta dell’hotel ‘De Russie’ di Roma di come convincere Tedesco a non ostacolare la suddivisione di un appalto da 55 milioni di euro in Puglia.
Per due volte, lo scorso 20 luglio e recentemente il 15 febbraio, il Senato, con un fronte compatto Pdl-Lega, ha respinto la richiesta di arresto per Tedesco.