Mafia, Commissione inchiesta: business da 12,5 mld nell’agroalimentare

Il sequestro da parte della questura di Trapani di beni immobili e terreni per un valore di 25 milioni di euro a Michele Mazzara, 52 anni, indicato dagli investigatori come fedelissimo del boss Matteo Messina, dimostra l’interesse della criminalità organizzata per l’agroalimentare con il volume d’affari delle agromafie che ammonta oggi a 12,5 miliardi di euro (il 5,6 per cento dell’intero business criminale). E’ quanto emerge dai dati Coldiretti/Eurispes contenuti nella prima relazione sulla contraffazione e pirateria nell’agroalimentare elaborata dalla Commissione Parlamentare di inchiesta che è oggetto di un incontro a Palazo Rispigliosi a Roma al quale partecipano, tra gli altri, il Ministro per le Politiche Agricole Mario Catania, il Procuratore Antimafia Pietro Grasso e il Presidente della Coldiretti Sergio Marini. Le imprese agricole e i consumatori – precisa la Coldiretti – subiscono l’impatto devastante delle strozzature di filiera su cui si insinua un sistema di distribuzione e trasporto gonfiato e alterato troppo spesso da insopportabili fenomeni di criminalità che danneggiano tutti gli operatori. L’effetto è un crollo dei prezzi pagati agli imprenditori agricoli, che in molti casi non arrivano a coprire i costi di produzione, e un ricarico anomalo dei prezzi al consumo che raggiungono livelli tali da determinare una contenimento degli acquisti. I prezzi della frutta triplicano dal campo alla tavola anche per effetto delle infiltrazioni della malavita nell’attività di trasporto messe spesso in luce nell’attività investigativa. Le agromafie – sottolinea la Coldiretti – investono i loro ricchi proventi in larga parte in attività agricole, nel settore della trasformazione alimentare, commerciale e nella grande distribuzione con il reinvestimento dei proventi illeciti che ha come corollario il condizionamento della libera iniziativa economica e la concorrenza sleale. Inoltre, come denunciato dalla Coldiretti, le associazioni criminali, attraverso le suddette pratiche estorsive, finiscono per determinare l’aumento dei prezzi dei beni al consumo. A rischio – conclude la Coldiretti – è anche la qualità e sicurezza alimentare dei prodotti alimentari con la vendita di prodotti alimentari "spacciati" come Made in Italy ma ottenuti in realta’ con materie prime importate, speso di bassa qualità.