Verso la società e l’economia del ‘rubasogni’

Siamo anche azzardati nello scrivere “verso la società del rubasogni”, probabilmente perché siamo così convinti dell’ottimismo dell’azione che non abbiamo ancora perso la speranza ché le nostre lotte possano servire a evitare ciò che invece è già nella nostra realtà.

 

L’espressione “rubasogni” è stata efficacemente utilizzata dalla militante ambientalista Greta Thunberg nel suo intervento alle Nazioni Unite, e la prendiamo a prestito. Non solo per denunciare questi furti nell’ambito dei nostri elementi vitali (riscaldamento climatico), ma anche in quelli ludici: che non solo possono avere conseguenze sul nostro equilibrio umano ma, siccome anche chi fa produzioni e servizi ludici è parte dell’economia, le ricadute sono diffuse un po’ dovunque.
L’elenco dei “rubasogni” sarebbe lunghissimo. Noi qui, oggi, ne segnaliamo uno che ci ha particolarmente colpito proprio nei giorni scorsi: i mondiali di atletica leggera che sono terminati lo scorso 6 ottobre a Doha, quelli che il quotidiano “Le Monde” ha definito come “il naufragio dello sport” e su cui gravano tanti dubbi: perché sia stato scelto un luogo in cui le condizioni climatiche sono proibitive (mazzette a chi ha deciso per la capitale dell’emirato del Qatar?), i controlli sul doping, come l’emirato ha realizzato le strutture, la partecipazione “popolare”, etc .
I mondiali di atletica leggera sono sempre stati un fiore all’occhiello delle cronache e delle trasmissioni mediatiche delle nostre estati, una sorta di Olimpiadi più frequenti, che ci hanno visti incollati sulle informazioni. Questa volta non è accaduto. Vuoi il fatto che sono state spostate un po’ più in là dell’estate per evitare l’autocombustione in diretta dei partecipanti colpevoli le temperature climatiche dell’emirato, vuoi per il fatto che l’occasione per molti di farsi una vacanza e godersi in diretta lo spettacolo è decisamente sfumata per il luogo scelto (a nostro avviso inospitale per tanti motivi, inclusi quelli umani).
Non abbiamo potuto non pensare ad un altro grande momento:  quando la ragione umana e civile si piegò all’affermazione del nazismo che tutti all’epoca facevano finta di non vedere ma che poi contribuirono a distruggere: le XI Olimpiadi del 1936 che si svolsero a Berlino (Germania). Quelle Olimpiadi furono un gigantesco errore, visto che lo spirito olimpionico di essere un “trait d’union” tra popoli e civiltà più diverse fra loro fu smentita nei fatti: solo pochissimi anni dopo il mondo umano e civile distrusse i criminali tedeschi, italiani e giapponesi.
Questo per ricordare che lo sport, inclusi i mondiali di atletica leggera, non sono mai stati e non potranno mai essere avulsi dall’essere il simbolo di un incontro che parte dal presupposto del rispetto dei diversi che compongono l’umanità.
E’ probabile che gli emiri del Qatar non siano prossimi ad un nuovo Olocausto… ma i paragoni storici sono “solo” lezioni non “corsi e ricorsi”, per cui ogni epoca ha il suo Olocausto…. Questo per dire che era facilmente prevedibile che, per esempio, nella costruzione delle strutture olimpiche in quel territorio la mano d’opera sarebbe stata sfruttata quasi al livello di schiavismo: una morte al giorno nei cantieri; secondo Amnesty International, centinaia di lavoratori stanno ancora aspettando di essere pagati da mesi e talvolta (visto che in tanti sono stranieri ingaggiati ad hoc da Paesi dove il lavoro è scarso) vengono espulsi se chiedono di essere pagati.
E la lezione della XI Olimpiade sembra proprio che non sia stata presa in considerazione.
Certo il Qatar è anche quel Paese con la compagnia aerea che in tanti utilizzano perché vola ovunque e i prezzi son anche interessanti…. Ovviamente il petrolio… poi i capitali che mantengono e salvano tante aziende decotte del nostro sistema economico capitalistico… ma sono questi elementi sufficienti per farci dimenticare, oltre ai lavoratori di cui abbiamo già detto, anche le donne, i diversi in generale, la giustizia, la democrazia, etc?
Qualcuno potrà dire che siamo troppo pignoli, che il mondo è sempre stato così, che oggi tutto sommato stiamo meglio… ma a questo qualcuno ci teniamo a ricordare che è proprio l’assenza di questa pignoleria che ha portato Greta Thunberg ad urlare all’ONU quello che sta succedendo. Non solo, ma se diamo un’occhiata a “volo d’uccello” a come si sta muovendo il mondo in questo momento.. se qualcuno pensa che uno dei problemi che oggi abbiamo è proprio nel potere dei prodotti e dei capitali dei Paesi del petrolio, forse la pignoleria sarebbe più che opportuna. Stessa pignoleria che, a nostro avviso, sarebbe altrettanto opportuna verso la tecnocrazia cinese.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc