Referendum, politica, consumatori. Istituzioni come la Sacra Rota

I quesiti referendari dissolti per mancanza di volontà delle parti, come un matrimonio dalla Sacra Rota

In 14 milioni hanno risposto all’invito ad andare a votare per i Cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Il 30% degli aventi diritto… quindi consultazioni nulle. Forse qualcuno, promotori compresi, sapeva che sarebbe stato raggiunto il quorum? No. Ma hanno promosso le consultazioni, fatto la campagna elettorale, dicendo fino al giorno prima che il quorum era fattibile: un misto tra speranza, politica, semplicismo, ingenuità, malafede e propaganda.

Dopo il 30% è scattata la gara di quelli che si sono proclamati vincitori pur non avendo partecipato alla gara (quasi tutti i sostenitori del governo), e quelli che hanno perso ma che dicono, con varie sfaccettature, che quei 14 milioni sono contro il governo e che dovrebbero essere la base per l’alternativa allo stesso. Oppure, come dice la Cgil, che sono base per le prossime iniziative specifiche e che i referendum erano solo su queste, pur avendo in campagna elettorale detto sempre il contrario (voto contro il governo, etc…).

E’ la politica, quella a cui, per vari motivi anche opposti tra di loro (fede nei proponenti e onore/rispetto al diritto di voto), l’altro 70% non ha partecipato, per scelta, ché l’astensione equivale al No, o per disinteresse… dove questi ultimi, visti i risultati di ogni tipo di votazione dove si va quasi sempre sotto il 50% dei partecipanti rispetto agli aventi diritto, sono prevalenti.

Tutte cose che, promotori e oppositori sapevano e che, facendo sì che il confronto/scontro su quegli argomenti avvenisse con lo strumento referendario, non hanno fatto che rendere quest’ultimo più obsoleto e inutile di quanto già non lo fosse. Forse, per tutti (che ora, come anche la volta scorsa, parlano di riforma/attualizzazione della legge referendaria e poi non la fanno), era più importante consentire la conta che non i problemi in sé. Ne prendiamo atto insieme al 70% degli altri elettori… percentuale che crediamo non potrà che aumentare ogni volta che ci saranno consultazioni, e non solo referendarie.

In questo contesto i consumatori osservano. Continueranno ad esser tali, probabilmente anche meno fiduciosi visto che chi fa le leggi fa le cose di sopra, e vivranno secondo le proprie giornate, più precarie, instabili e insicure. La politica dei decisori e legislatori sembra non rispondere ai proclamati inviti a razionalizzare e creare opportunità ed economie. Avrebbero potuto farlo anche con questi cinque referendum, ma proponenti ed oppositori hanno scelto di non farlo. SI’, proprio SCELTO. Non trovando altri metodi per cambiare le leggi indesiderate e non creando le opportunità per farlo senza finire come in un matrimonio annullato dalla Sacra Rota… non è mai esistito perché gli sposi non volevano sposarsi fin dall’inizio.

 

 

Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc