Reato femminicidio. Ciò che la legge non dice… e peggiora

Il Senato – unanimità – ha approvato l’istituzione del nuovo reato di femminicidio (1). Il testo va alla Camera per l’iter di approvazione.

In pratica viene sanzionato un omicidio con alcune aggravanti che dovrebbero servire ai giudicanti per fare meno sconti di pena ai rei, sia nella formulazione del giudizio che nell’esecuzione della pena. A cui si aggiungono stanziamenti per alcune forme di prevenzione (numero verde 1522), nonché aiuti per i figli coinvolti.

I nostri legislatori ora si sentiranno un po’ meglio. Noi no.

Ci viene in mente il reato di omicidio stradale, a suo tempo approvato con altrettanta aspettativa che, però, non ha contribuito a far diminuire gli incidenti e le vittime della strada (2).

Come per chi involontariamente provoca la morte di qualcuno (omicidio stradale), anche nel caso di femminicidio, la base per cui certe cose accadono non viene intaccata. Si interviene sugli effetti, per renderli meno dolorosi, ma poco sui motivi. Nel caso del femminicidio, l’unica prevenzione è un maggiore stanziamento per il telefono 1522.

Molti dicono che è una questione di cultura, educazione… e rimandano la realtà ad un ipotetico ravvedimento degli individui di fronte alle proprie barbarie: guidare un veicolo in modo irresponsabile, credere che la partner sia di propria proprietà.

Abbiamo visto, per l’omicidio stradale, migliorare radicalmente la qualità e sicurezza dei veicoli, delle strade, delle prevenzioni, delle sorveglianze? Ovviamente ci dicono di sì, ma i dati Istat in crescita sugli incidenti 2024 ci dicono che non è stato fatto bene e, allo stato, non vediamo grandi mobilitazioni tecnologiche e infrastrutturali alla bisogna,

Qualcuno crede che la barbarie di un uomo che ammazza per cosiddetto amore o odio la propria partner, si attenuerà perché, per esempio, quando l’assassino finirà in galera, potrà accedere alla semilibertà solo dopo aver scontato tre quarti di pena? Suvvia. A parte alcuni maschi che si ammazzano dopo aver ammazzato, della severità della pena al nostro assassino non gliene frega nulla, sia perché in fuga o perché rassegnato.

Il problema, che non trova spazio nella legge sul femminicidio (e che sarebbe “tecnicamente” difficile  farlo rientrare), è che viviamo in una società in cui tutto invita a considerare la donna un oggetto, a partire proprio dai rapporti interpersonali. La donna è oggetto quando lavora e non solo: tempi spesso non armoniosi col suo genere, retribuzioni e disponibilità inferiori, maggiori difficoltà in ogni tipo di inserimento sociale, a partire dalle barriere di asili nido che mancano, possesso del suo corpo da parte di religioni mantenute dallo Stato e Stato -quello cosiddetto laico-, etc. Certo, non siamo più quando i nostri codici prevedevano l’attenuante per il delitto d’onore (abrogato solo nel 1981…), ma il fatto che i femminicidi crescono fanno capire che quanto fatto fino ad oggi, non solo non è bastato, ma ha aggravato la situazione.

I nostri legislatori, per essere credibili, dovrebbero spostare la propria unanimità di consensi anche su tutti gli aspetti economici che rendono le donne cittadine di serie B. Ma non lo fanno, e credono di farci fessi con questo fumo negli occhi dell’odierna legge che, solo per i più idioti tra loro, serve a sciacquarsi la coscienza. Mentre gli altri, la maggior parte, non rinuncerebbe a un minimo dei propri privilegi (di maschi e di femmine che sono come i maschi) per un’uguaglianza che, questa sì, sarebbe la base, quantomeno, per cominciare ad affievolire i femminicidi.

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc

 

 

1 – https://www.aduc.it/notizia/reato+femminicidio+senato+approva+unanimita_141343.php

2 – https://www.aduc.it/notizia/incidenti+stradali+2024+aumento+istat_141345.php