PRESEPE: LE RADICI CRISTIANE NON SI RINNEGANO

Da dove viene dunque questo assurdo accecamento che sa tanto di suicidio di una intera civiltà? Si chiede Marco Lepore su lanuovabussola a proposito della rimozione di alcune manifestazioni del Natale (Suicidio di una civiltà. Il Natale senza Gesù: segno di sottomissione all’islam, 16.12.25, lanuovbq.it)

Lasciando stare per il momento “la puzza di zolfo”, Il divisore, ma chi sono questi che si accaniscono contro il presepe? Io partirei da lontano, da oltre cinquant’anni in quasi tutti i settori della vita sociale, domina quell’egemonia culturale di sinistra, “gramsciana” a cominciare dalle scuole, le università, il giornalismo, l’editoria. E’ l’ideologia atea e materialista socialcomunista (con tutte le varie sfumature) che ha corroso le menti del cosiddetto culturame (professori, maestri, scrittori) e ora si raccolgono i frutti dell’odio contro la nostra tradizione, la nostra religione. Attenzione però si tratta di una minoranza, almeno per l’Italia, ma rumorosa, si pensi alla scuola. In ogni scuola c’è una minoranza di docenti che gestisce secondo le proprie idee le varie manifestazioni natalizie, mentre la maggioranza si adegua per quieto vivere.

E così anche quest’anno assistiamo alle solite “provocazioni” contro il Natale cristiano, dove si cancella il protagonista: Gesù. Si riscontra un eccesso di laicismo che rinnega fede, storia e cultura e si strizza l’occhio in particolare all’islam. Ogni anno si accampano le solite scuse, viviamo in una società multiculturale, pertanto dobbiamo essere inclusivi, non possiamo “imporre” una sola visione del Natale a tutti gli studenti. Ma sono i musulmani il problema? Anni fa il giornalista Andrea Morigi, faceva notare che gli “autentici islamofobi sono i prèsidi e le maestre iconoclasti che ogni anno puntualmente se la prendono con il presepe.

Vigliacchi, per giunta, giacché addossano agli ignari musulmani un’ipotetica avversione ai simboli religiosi cristiani, quando invece è una malintesa laicità a motivare la scelta di espellere le rappresentazioni della Natività dalle scuole italiane”. (Andrea Morigi, “Il presepe non offende l’islam, gli arabi ci si fanno i selfie”, 9.12.2018, libero) Tuttavia, Morigi è convinto che nonostante in Italia la presenza islamica è in costante aumento, l’ostilità in realtà è dovuta in gran parte a docenti formati negli scorsi decenni dalle università rosse dell’Italia democristiana e rinunciataria. Questi professori sono convinti che, per rispettare le altre religioni, bisogna cancellare la propria. Del resto, è naturale per chi ritiene la fede oppio dei popoli. E allora forse per essere più vicini alla visione islamica (che esclude i volti) c’è il presepe di Bruxelles eretto sulla Grand-Place, dove è stata realizzata la rappresentazione di un presepe “inclusivo” che raffigura Gesù, Maria, Giuseppe e i Re Magi senza i volti, sostituiti da un patchwork impersonale in varie tonalità di beige e marrone perché così ci sono «tutte le tonalità della pelle, in modo tale che tutti possano sentirsi rappresentati».

Non a caso, un simile allestimento richiama la sharia, la normativa islamica che vieta la rappresentazione dei volti, scrive Lepore. A conferma di questa tesi, la professoressa Florence Bergeaud-Blackler, antropologa e presidente del Cerif (Centro europeo di ricerca e informazione sui Fratelli Musulmani), ha commentato su X con tono sarcastico: «Un Natale in linea con la sharia sulla Grand-Place di Bruxelles». E poi potremmo portare altri esempi di scuole dove si sta azzerando tutto, anche virgole, che fanno riferimento al Bambino nato nella mangiatoia. Questi operatori della scuola tirano dritti se ne fregano delle proteste dei genitori, della Lega o di Fratelli d’Italia, loro devono alzare la bandiera del multiculturalismo becero. Da anni, ormai, abbiamo a che fare con situazioni di questo tipo e anche di peggio, in Italia e altri Paesi della vecchia Europa, dove in alcune città hanno annullato i tradizionali mercatini natalizi o deciso di blindarli per il timore di nuovi devastanti attentati. A chi giova questo rinnegamento della nostra cultura e delle nostre tradizioni?

Le radici cristiane non si rinnegano per paura di offendere qualcuno, in questo modo offendiamo soltanto noi stessi. La rimozione della nostra storia e della nostra cultura, in realtà, non porterà alcun beneficio neanche ai promotori di queste folli iniziative, accecati evidentemente da furore ideologico nei confronti del cristianesimo. Dovrebbero saperlo: se l’islam prenderà il sopravvento – e le proiezioni di non pochi analisti lo danno per certo nel giro di pochi decenni – i nostri popoli avranno a che fare con la sharia, non certo con il modello di società multiculturale, libertino, materialista ed edonista che stanno promuovendo. Una ulteriore conferma viene proprio in questi giorni da Parigi: secondo quanto emerso da un’inchiesta dell’Ifop, il più importante istituto di sondaggi francese, il 57% dei giovani musulmani tra i 15 e i 24 anni considera le leggi della Repubblica inferiori alle regole dell’islam, poiché la legislazione francese è «meno importante» della sharia. E, come se non bastasse, dal 1985 al 2025 il tasso di frequenza in moschea, a prescindere dall’età, è più che raddoppiato.

Allora se le radici non si rinnegano, alimentiamo la nostra identità, non solo facendo il presepe ovunque sia possibile, oltre che nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze. Non solo, ma cercando di meditare quello che il presepe rappresenta. «Qui non c’è bisogno di moltiplicare le parole», scriveva Papa Francesco «perché la scena che è posta sotto i nostri occhi esprime la saggezza di cui abbiamo bisogno per cogliere l’essenziale». Il Papa ci invitava, da buon gesuita a fare come ci insegnano gli Esercizi Spirituali sant’Ignazio di Loyola: la composizione di luogo per potere contemplare meglio, in questo caso per “gustare”, guardandolo da vicino, dentro la mangiatoia nella quale è stato adagiato, il Bambino che è nato per la salvezza di ciascuno di noi e del mondo intero. Questo è l’essenziale, l’unica cosa in fondo di cui abbiamo bisogno veramente. “Non abbiate paura!” Diceva san Giovanni Paolo II, manifestiamo la nostra identità anche attraverso l’esposizione di un presepio, che può offendere soltanto qualche mente ammalata di ideologie che sa soltanto odiare.

DOMENICO BONVEGNA     

dbonvegna1@gmail.com