IONONMIARRENDO. Le patenti di sana e robusta onestà: servono davvero? Così come sono fanno danno. La patente di antimafioso da noi è un permesso burocratico: uno la piglia ed è convinto di sapere tutto di tutto anche di buona politica. Ma combattere la mafia, tutelare i diritti delle persone più deboli e per questo indifese, è tutta un’altra cosa. Non basta dire la mafia mi fa schifo o scimmiottare Falcone che si diventa paladini. O si fa come si è fatto con la caccia per cui si dà il permesso solo dopo che uno ha imparato a riconoscere gli uccelli e a rispettare la natura oppure è meglio abolire certe patenti. L’onesta è un vivere quotidiano: non dà premi né incarichi semmai ti rende scomodo. Ci pensa la vita personale a fare la selezione: chi sa andare a testa alta va, chi non sa sta a terra a mendicare dietro la porta del potente.
E allora chiediamoci: i professionisti dell’onestà sono educati o maleducati? Sono maleducati: credono di avere solo diritti e nessun dovere. Adoperano la loro diversa onestà come le auto e si comportano esattamente come in macchina. Spesso non hanno rispetto dei più deboli. E poi se hanno la patente in tasca non c’è santo che li possa convincere che non sono per nulla rispettosi delle regole. Anzi, le interpretano a modo loro. Così, tanto per passare il tempo, per ingannare il tempo, e badate bene che non scrivo ammazzare il tempo. Le parole sono importanti. Ne ho messe da parte un po’ e ve le propongo. Dunque? Onestà, regole, lealtà, sacrificio, pulizia, dono, umiltà. Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti in un film. E’ vero. Riflettiamo.
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