Media, politica e violenza. Referendum eutanasia e assalto Cgil. Informazione di regime?

Le prime pagine di tutti i media oggi sono per la violenza che i no-GreenPass hanno fatto nei confronti della sede Cgil di Roma. Giusto. Fascisti, antivaccino, antiGreenPass… poco importa, chi pratica la violenza per manifestare il proprio pensiero ha torto …. e questo lo sanno bene i violenti che hanno ottenuto probabilmente l’effetto che volevano, focalizzare l’attenzione su di loro.

Soprattutto da parte di coloro che gravitano in un area in cui c’è una sorta di odio verso l’imposizione del GreenPass mescolata all’odio verso il sindacato di sinistra per eccellenza. Operazione quindi non solo di mediatizzazione del proprio evento, ma anche indirizzata in modo particolare per la propria crescita di consenso in una determinata area.

Ovviamente i media hanno dato spazio perché, probabilmente, credono che queste notizie faranno vendere più copie, aumentare gli ascolti e crescere i click.

Il giorno prima gli stessi media, per la consegna in Cassazione di oltre 1 milione e 200 mila firme per il referendum eutanasia, hanno dedicato trafiletti, talvolta con foto (diffusa dagli organizzatori, quindi non hanno mandato nessuno a seguire l’evento). Organizzatori che sono gli stessi che in una settimana hanno raccolto via telematica le firme necessarie per indire il referendum che depenalizza la cannabis. Organizzatori quindi impegnati in un doppio sforzo gigantesco ampiamente ripagato dagli elettori, considerato che nessuno dei grandi partiti di maggioranza e opposizione in Parlamento li ha considerati e che tutto è autofinanziato.

 

In un contesto in cui anche questi media riportano grandi preoccupazioni per la crisi della partecipazione politica (la metà degli elettori non ha votato alle ultime elezioni amministrative), tranne rare eccezioni, nessun di loro ha ritenuto opportuno dare informazione su questo fenomeno che ribalta quello che tanti considerano rapporto consolidato dei cittadini con la politica (“di che ti stupisci… non è così anche nella patria per eccellenza della democrazia, in Usa?”).

 

A noi qualcosa non torna… e non stiamo parlando di media di partito, ma tutti cosiddetti indipendenti. Hanno forse trovato ragion d’essere nello schieramento unico di regime dell’informazione? I media parlano ai lettori/ascoltatori o a chi, anche grazie ai finanziamenti pubblici, consente loro di esistere?

Ps

da non dimenticare che in questi media ci sono anche quelli del servizio pubblico radiotelevisivo, Rai, che paghiamo con le nostre imposte.

ADUC – Associazione Diritti Utenti e Consumatori