
Non è un quesito semplice: democrazia è un meccanismo che vale in diversi contesti. Il concetto base è: la maggioranza vince. Come poi ci si arriva a questa maggioranza, con quali regole e con quali tempi, dipende caso per caso. Ci sono anche molti casi “buffi” (sempre più numerosi) dove anche chi ottiene meno consenso della maggioranza degli aventi diritto, è come se avesse avuto una delega dalla maggioranza del popolo sovrano, talvolta anche coi cosiddetti “premi di maggioranza”, così almeno la forma è salva. Si dice che in questi ultimi casi, lo si fa in nome della governabilità. E’ vero, ma è pur sempre il governo della minoranza che amministra su tutti. Poi ci sarebbe anche da disquisire se i governi amministrano o comandano in assoluto, ma varia caso per caso, con alcune (anche queste sempre più frequenti) situazioni in cui il governo, pur dovendo “solo” amministrare, usa il comando.
In questi ultimi mesi e settimane abbiamo appreso anche una nuova forma di democrazia che, nella fattispecie, è legata ad uno Stato amministrato in modo assolutistico, quello del Vaticano. Dove chi diventa capo (papa) fa e dispone senza nessun contrappeso che gli possa dire che sta andando fuori delle righe.
La cosa più interessante, in questa nostra auto-lezione di democrazia e scienza della politica, l’abbiamo appresa grazie a quei giornalisti che, da quando è morto papa Francesco, fanno la posta all’ingresso dei luoghi dove entrano ed escono gli arcivescovi che fra qualche giorno, sempre in modo democratico, si sceglierà il loro nuovo capo (papa).
Premesso che il diritto al voto di questi arcivescovi è stato loro conferito dal papa precedente che – quindi e semplificando – si potrebbe dire che si è scelto quelli che dovrebbero decidere il suo successore. Beh, anche questa è una forma di democrazia.
Dicevamo dei giornalisti che, mettendo i loro gelati (termine tecnico di categoria per indicare i microfoni) sotto le bocche degli arcivescovi che riescono ad avvicinare, alla loro domanda (fatta tanto per fare, chè sanno benissimo che nessuno risponderà come un “banale” politico non porporato) su chi è il favorito per diventare nuovo papa, si sentono sempre rispondere che non sono loro – “umili servi del Signore” – a stabilirlo, ma sarà lo Spirito Santo ad indicare loro chi dovranno votare. Lo Spirito Santo. Immaginiamo le stesso che nei secoli passati li ha guidati nelle crociate, negli scismi, nel respingere maligni di varia fatta con metodi tipo le streghe bruciate vive sui falò o macchine di tortura che tirano gli arti fino a strapparli dal resto del corpo, etc.
Beh, meno male che lo Spirito Santo si è ammodernato. Chissà se ci sarebbero state lo stesso le folle che in queste settimane hanno riempito piazza San Pietro per ricordare il papa morto, folle tra cui anche i capi di Stati di tutto il mondo, inclusi quelli con democrazie molte diverse da quella vaticana.
Per sentirci più sereni, ricordiamoci che tutto questo, oltre il Tevere, non è solo pagato da chi ci crede o chi comunque si genuflette, ma anche da chi, come questo irriverente che scrive, alimenta il regime fiscale del proprio Stato.
François-Marie Arouet, irriverente collaboratore di Aduc