Libertà di genere e delirio di onnipotenza. Un caso a Roma

Una coppia gay è stata offesa in quanto tale alla fine della loro cena in un ristorante a Roma. Umiliante e triste che nel 2018 debbano accadere ancora cose del genere. Siamo sobbalzati quando abbiamo appreso che un’associazione che gestisce un servizio di aiuto e denuncia di casi di discriminazione delle libertà di genere, è intervenuta chiedendo che l’autorità amministrativa revocasse la licenza a questo ristorante e valutasse anche specifiche sanzioni.

Siamo in ambito di violazioni del codice da definire, senza offesa fisica (reati non-violenti direbbero in Usa), ma tutto da definire anche per il reato in sé. Contesto normativo che non assolve i responsabili di questa violenza, ma che legalmente va valutato. Mentre, per quanto ci riguarda,  il contesto socio-culturale è odioso, da condannare, e non è da escludere un’azione di denuncia pubblica.

Per l’appunto, denuncia pubblica, che la stessa associazione coinvolta ha già fatto invitando a non frequentare quello specifico ristorante. Ma vista la richiesta di revoca (REVOCA)  della licenza, anche noi ci sentiamo offesi, e non chiederemo che l’associazione che ha fatto questa richiesta sia messa al bando. Crediamo che l’amministrazione comunale non potrà dar seguito ad una simile richiesta e l’associazione avrà forse ottenuto l’effetto desiderato (dando per scontato che non siano cosi’ disinformati da credere che una cosa del genere sia possibile): tuoni e fulmini sui titoli dei media, con una richiesta estrema che secondo essa dovrebbe dare più forza alla loro condanna ed esecrazione….. è la logica delle fake news: dire falsità spacciandole per vere (e il contesto della odiosa violenza di genere è ottimo per accreditarsi).

E’ così che vogliamo sollevare l’indignazione di casi del genere? Ingannando le persone paventando il perseguimento e la condanna dell’imbecille che ha fatto certe affermazioni? E’ così che si vuol contribuire a creare consapevolezza e coscienza della libertà di genere?

A noi affermazioni del genere fanno venire i brividi e, pur se siamo ben solidi nelle condanne di questi episodi, non ci sogneremmo mai di usare un auspicio di riduzione in miseria del reo (revoca della licenza e multa), con l’aggravante che si tratta anche di una fake news.

E’ probabile che abbiamo una impostazione diversa da questa associazione che auspica il “rogo” per chi fa violenza. E crediamo che sia la logica delle corporazioni, che funziona non solo in economia ma anche nella cultura e nell’umanità: un’associazione che difende a afferma le libertà di genere e che, quando si sente colpita pesantemente, mette il suo diritto avanti ad ogni altro diritto, inventandosi anche le pene per la distruzione di chi ha violato il proprio diritto.

Noi siamo tra coloro che ritengono fondamentale far capire il tipo di società ed economia in cui vorremmo vivere, a partire dai modi di condanna ed esecrazione verso coloro che la pensano in modo opposto al nostro, e che magari vorrebbero anche distruggerci.

Il delirio di onnipotenza a cui abbiamo assistito da parte di questa associazione è sintomatico e preoccupante. Crediamo che, se si usa il cervello, il buon senso, il diritto e la legge, richieste forcaiole come quella che stiamo qui condannando, possano dare risultati contrari a quello che si presume si voglia ottenere. Ovviamente se si vuole ottenere non la distruzione dell’avversario ma il suo convincimento ché se continua a fare certe cose, si può solo fare male.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc