LETTERA APERTA AL PRESIDENTE E AL SEGRETARIO DI MAGISTRATURA INDIPENDENTE

Gentilissimi Presidente e Segretario di Magistratura Indipendente,

come tutte le storie, anche quella che ci ha visti per molti anni vicini alla vostra corrente doveva avere una fine.

Ci sarebbe piaciuto individuare un significato strategico nel vostro attacco alla proposta governativa di un eventuale concorso riservato alla magistratura onoraria.

Ma leggendo il comunicato di MI che stigmatizza tale ipotesi legislativa riusciamo a scorgervi solo un clamoroso vuoto di sensibilità politica e l’assenza di una strategia, anche solo orientata alle scadenze elettorali di fine anno.

Ci lusingherebbe il pensiero di avervi almeno fornito un accidentale terreno di scontro fittizio con un Governo che pure annovera, nella tecnostruttura, molti tecnici riconducibili al vostro gruppo associativo.

Ma, se l’intento era quello di dire una qualunque cosa di sinistra, come nel famoso sketch di Nanni Moretti, ci pare che abbiate sbagliato sia il pulpito sia la predica.

Tanto per cominciare, l’assunto che un’articolazione delle prove concorsuali conforme ai bandi COVID non sia idonea a selezionare adeguatamente il personale di magistratura dispiacerà, probabilmente, a molti vostri colleghi, reclutati, in recenti edizioni concorsuali, proprio con tale modalità selettiva: due prove scritte anziché tre.

Forse si dispiaceranno anche i vostri colleghi che hanno composto le commissioni esaminatrici di tali concorsi, che hanno certamente governato con rigore valutativo tali procedure semplificate, senza fare sconti ai candidati.

Altro profilo critico da Voi ravvisato nell’ipotesi legislativa in parola è che il concorso sia riservato a operatori giuridici che già vestono da almeno sei anni la toga come magistrati onorari.

Tale qualifica, pur presupponendo, nel 99% dei casi, titoli ulteriori rispetto alla mera laurea in giurisprudenza, come quelli di avvocato o di docente in materie giuridiche, costituisce, secondo la vostra ricostruzione, un indice di minore capacità professionale rispetto alla titolarità della sola laurea in giurisprudenza.

Si tratta di un paradosso dialettico che, sostenuto in una sentenza, condurrebbe alla sua sicura cassazione. Ma è noto che le obiezioni stimolate dalla polemica sindacale spesso prescindono da un rigoroso ordine logico, incentrandosi su altri impianti argomentativi.

Sorprende, tuttavia, che l’attacco provenga dai rappresentanti di una corrente dell’associazionismo giudiziario che, in altre epoche, tramite uomini come Laudi e Schiro’, ebbe a sottoscrivere un protocollo di intesa con l’organizzazione rappresentativa dei magistrati onorari in cui si prefigurava a loro favore proprio un meccanismo di accesso riservato ai ruoli ordinari.

Dietro quella proposta vi era una acuta analisi fattuale e politica degli interessi pubblici e collettivi, deliberata collegialmente dagli organi direttivi della Corrente.

La nostra comunità giudiziaria (intesa come l’insieme dei magistrati di ruolo e onorari legati a una idea di osmosi virtuosa e costruttiva tra tutte le componenti dell’unico ordine giudiziario) uscì rafforzata, anche elettoralmente, da quella riflessione laica e scevra dai pregiudizi riemersi nella vostra recente narrativa.

Come noto quell’ipotesi di lavoro non si è poi attuata in concreto, soprattutto per l’ostilità di quella componente della magistratura di ruolo, poco incline alle iniziative, nella quale la vostra identità sembra oggi dissolversi.

L’idea che esista una magistratura di serie A, quella di ruolo, e una di serie B, per definizione inferiore e squalificata, alla quale, nondimeno, consegnare le sorti dei cittadini in tutti quei numerosissimi casi in cui la prima non arriva a esercitare la giurisdizione, è talmente anacronistica e perdente da aver condotto lo Stato italiano dentro una procedura di infrazione infinita, tenuta in vita da una sequela di finte riforme, varate col dichiarato e mendace intento di porvi fine.

Ci sembra comunque curioso che, proprio Voi, così attenti al concetto di indipendenza, puntiate con tanta decisione il dito contro chi ha esercitato per anni le funzioni giudiziarie emettendo sentenze, assicurando la rappresentanza processuale delle procure della Repubblica o accudendo indagini preliminari che non avevate modo di portare avanti. Né è un esempio di grande riscatto morale la preoccupazione manifestatesi nel vostro dibattito interno che, all’indomani di eventuali assunzioni in ruolo di questi vostri sostituti imperfetti, divenga impossibile distinguerli quando nei corridoi degli uffici giudiziari si condurranno a prendere un caffè presso il bar dell’ufficio giudiziario, in quanto il grande disvalore di un loro eventuale reclutamento sarebbe costituito dalla circostanza, per voi deprecabile, che essi finiscano per svolgere il vostro stesso lavoro.

In questa romantica pretesa di differenziare la qualità dei magistrati italiani in base alle regole selettive con cui vengono assunti, finite per tributare un valore iniziatico al famoso concorso con tre prove scritte, dimenticando che il valore aggiunto di una procedura concorsuale non è il numero degli elaborati scritti, ma la definizione di un procedimento che selezioni i migliori con i crismi dell’evidenza pubblica.

Dimenticate, poi, che non solo i colleghi assunti durante il covid, ma anche i vostri maestri togliattini, che ripopolarono l’ordine giudiziario nel dopoguerra, i vari vice-pretori onorari reggenti di mandamento, e i tanti magistrati reclutati negli anni duemila (somministrando loro due elaborati anziché tre), hanno acceduto alla magistratura con modalità alternative al superamento delle famigerate tre prove scritte.

Ma il rasoio di Occam che pare tagliare di netto la vostra pretesa di primazia è che, per quanto non ve ne siate mai accorti, svolgiamo già oggi la vostra stessa funzione, a prescindere dalle declinazioni lavoristiche del sotteso rapporto di servizio.

E quand’anche voleste ignorare l’evidenza dei fatti, le pronunce dei vostri colleghi della Corte EDU o della Corte di Giustizia, la procedura di infrazione in cui la Commissione UE rileva l’equivalenza tra le funzioni “vostre” e “nostre”, sareste proprio sicuri di voler legare la vostra superiorità solo a quelle selezioni concorsuali che non hanno impedito alla magistratura italiana e ai suoi vertici direttivi di conformarsi supinamente per anni al così detto sistema Palamara?

Altri ci sembrano gli obiettivi da centrare per un effettivo rilancio di credibilità della magistratura tutta.

D’altronde, un tempo, per negare i diritti giuslavoristici della magistratura onoraria, alcuni vostri colleghi, avversati dai vostri vertici dell’epoca, ricorrevano all’affermazione che i magistrati onorari non si fossero sottoposti a una valutazione concorsuale. Oggi scopriamo che esercitare sul campo, per anni, a seguito di successive valutazioni confermative del Csm, asseverate anche da una prova per esami introdotta con la riforma Cartabia, le funzioni giudiziarie, non è requisito sufficiente a legittimare la mera partecipazione a un concorso in cui vostri colleghi dovrebbero valutarci con la zelante imparzialità manifestata nel comunicato stampa di MI.

Soccorretela Voi, allora, la Nazione ed i suoi cittadini tutti, in attesa non solo delle rate del Pnrr ma, soprattutto, di una Giustizia giusta e tempestiva; anche perché non è la Magistratura Onoraria l’ideatrice e promotrice di questo ipotizzato concorso riservato che, per ora, ci ha procurato solo la Vostra inattesa reprimenda e l’opportunità di conoscersi meglio.

Aver scritto sentenze in nome del Popolo italiano restando estranei al sistema Palamara e ai dress code di certe scuole di formazione non ci rende migliori di Voi e non ci infonde nelle vene il sangue bleu di chi ha origini più nobili.

La nostra toga, decisamente usurata dopo venticinque anni dalla Legge Carotti, rimane, in compenso, splendidamente pulita e, per citare un aggettivo a Voi caro, potremmo dire che è una toga “indipendente”. Proprio come quella di tanti magistrati di ruolo che si sono riconosciuti nelle nostre battaglie, sostenendole disinteressatamente, nella condivisione di valori che oggi ci sembrano improvvisamente lontani dal vostro orizzonte.

Raimondo Orrù

Federazione Magistrati Onorari di Tribunale