L’avesse detto: Ma che cos’è il politico perfetto?

Un cimitero è triste, ci ricorda i nostri che se ne sono andati, ci ricorda anche il futuro, la morte. Ma in questa tristezza, noi portiamo dei fiori come un segno di speranza nella resurrezione

Papa Francesco

Messina – Buona Pasqua. Per quelli che mangiano pane e politica e visto che ci siamo, buona Pasqua per coloro che mangiano pane e munnizza. Viviamo i cimiteri nei giorni pasquali, ma anche durante le altre giornate la vita ci regale tristi scenari. Questa è la stampa, bellezza! Ma, nessuna paura sono il primo a dire che non sempre quello che leggiamo è Vangelo: risente dello specifico momento in cui viene redatto (potere, pubblicità, tornaconto personale, do ut des…). Epperò, noi viviamo soprattutto le tradizioni che rappresentano il reale valore identitario dei nostri territori. Ecco, perché nel giorno della Santa Pasqua, mi sono recato a fare visita ai miei cari defunti: con stupore ho scoperto che nonostante gli arruolamenti dell’Amministrazione Basile nelle gloriose armate della Messina servizi bene Comune e Messina Social City (vere e proprie macchine da guerra per catturare consensi), la sporcizia e l’incuria contribuiscono a creare, in più punti, uno scenario indegno per una città che si definisce civile. Desolante vedere tanta incuria che evidenzia l’incapacità del Comune di garantire la cura e la tutela dei luoghi di valore storico culturale, patrimonio della collettività.

Penso che la vita sia veramente ingiusta: chi ci amministra ha la pretesa assurda, di far sentire in colpa noi bollandoci come zozzoni nel generale tripudio della truppa. Governando – così come mangiando – si può assimilare o distruggere, introdurre energie vitali oppure negatività e veleni; entrare in un ciclo infinito o interrompere la catena della vita. Che intendo dire: verrebbe voglia di tentare una cronologia degli scandali messinesi, ma fatalmente ci sarebbero dei vuoti di memoria nella gestione dei cimiteri, per esempio, fece scalpore l’inchiesta coordinata dalla Dda e portata avanti dalla Squadra Mobile che prese l’avvio dopo un esposto anonimo sul finire degli anni Novanta. Gli accertamenti sulla cooperativa “Sorriso” svelarono che i servizi erano nelle mani della criminalità cittadina, che oltre a dividersi le entrate, imponeva i suoi uomini, tutti pregiudicati, alle cooperative compresi i lavori cimiteriali.

Non so se i casi di malcostume comportano anche nella classe politica un turbamento morale, del disgusto: come è vero che non si può piangere tutti i giorni, è anche ragionevole che non ci si possa indignare. Epperò, onestamente a tutto c’è un limite di tolleranza. Di complice giustificazione. Il passo successivo sono gli intrallazzi, i sotterfugi, i trucchi dei bari. E chi si indigna assiste impotente alle conseguenze della maledetta logica del malaffare: il business a ogni costo, speculazione e riciclaggio con merce umana al posto di lauti guadagni moltiplicati all’infinito.

Chi gestisce il potere tutto è tranne che uno sciocco. Faremmo dunque un torto all’intelligenza liquidandolo alla voce “delirio narcisistico” alcune trovate inverosimili su democrazia, legalità, gestione dei servizi pubblici. E’ vero ci sono le multe salate per chi è senza biglietto, il daspo urbano per chi spaccia o delinque, tutte misure simboliche e inutili senza enforcement (a tal punto manca che non c’è neppure l’equivalente termine italiano). Basta girare per Messina e guardare quante cose vietate accadono e restano completamente impunite. Dalle auto in doppia fila alle catene abusive con tanto di cartello di divieto di sosta (ovviamente falso) per garantirsi il posteggio (perché chi di dovere non interviene?), ai frigoriferi sul ciglio della strada. Inventarsi nuovi divieti senza poterli far rispettare è come ingoiare la ricetta invece della medicina.

Parafrasando papa Francesco: la vostra preoccupazione non sia il consenso elettorale né il successo personale, ma coinvolgere le persone, generare imprenditorialità, far fiorire sogni, far sentire la bellezza di appartenere a una comunità. Ma che cos’è il politico perfetto?