Così è…se vi pare! Sapete cosa stanno combinando? Prima hanno reso la circolazione un’odissea infinita: cordoli ovunque, carreggiate ridotte all’osso, piste ciclabili su cui non “cicla” nessuno, e strade trasformate in comodi pisciatoi per cani, definite “isole pedonali”.
Adesso il nuovo obiettivo è rendere impossibile parcheggiare, specialmente gratis. L’Agenda (che non esiste, ma detta la linea), punta al sacro obiettivo delle zero emissioni entro il 2030. E quale modo migliore per convincere la popolazione a dire addio all’auto se non rendendone l’uso un incubo logistico?
Nel frattempo i sindaci, sempre in cerca di qualche soldino extra per far quadrare i bilanci, si sono lanciati nel grande business della mobilità controllata: limite di velocità a 30 km/h, autovelox strategici e controlli digitali di ogni tipo, una vera miniera d’oro per le casse comunali. I parcheggi “d’interscambio” che non scambiano nulla, le strisce bianche che diventano blu con sensori di ultima generazione e tariffe allegre, affidate alle ex aziende pubbliche che si spartiscono gli incassi. Il cittadino? Costretto a gestire macchinette che non danno resto e a ricordarsi di pagare il supplemento, pena multe salatissime.
E così Torre Faro, suo malgrado, diventa il simbolo di un futuro in cui la bellezza viene sacrificata sull’altare di un Green Deal calato dall’alto, concepito senza considerare le peculiarità dei territori, senza distinguere le realtà urbane da quelle paesaggistiche, senza chiedersi se possa davvero essere applicato ovunque con la stessa logica.
Un dogma ambientale che si piega troppo facilmente alle logiche del business, trasformando la tutela in uno slogan e la sostenibilità in un pretesto per spremere denaro e controllare la vita delle persone. Un luogo di struggente bellezza, una gemma naturale e tutelata che merita rispetto e valorizzazione. Invece, viene trattato come un terreno di esperimenti urbani di dubbia utilità: ZTL blindata da telecamere e sensori, isole pedonali su misura e parcheggi a pagamento imposti con l’aria di un beneficio collettivo, ma che sembrano pensati più per dissanguare il cittadino che per migliorare la vivibilità.
A chi serve tutto questo?
bilgiu