La scrittura strumento per capire il presente

Nella controversa epoca che stiamo vivendo, la scrittura rimane una chiave interpretativa essenziale, per dare un nome alle cose e definire i fenomeni. «La narrazione è un gesto, una disciplina fisica che porta a un compimento spirituale», ha ricordato in occasione del recente Festival di MantovaAlessandro Baricco, rileggendo l’opera di Beppe Fenoglio.

Un gesto, quello della narrazione, che si compone di tre momenti: l’individuazione della storia, lo spazio sferico, l’orizzonte che contiene la “trama”, che è la ferrovia che attraversa il racconto. Tutt’altra cosa lo “stile”, che bisogna coltivare come il talento, la molla che proietta scrittore e fruitore sulle ali del sogno. Non si tratta di indulgere in un vuoto esercizio estetico. La “crisi di pensiero” delle società occidentali, come denunciato da Edgar Morinche rende miopi le leadership a tutti i livelli, ha bisogno della medicina di buone letture. Società dell’informazione, civiltà dei robot, tempo di Internet, infosfera, età delle piattaforme, supersocietà, negli ultimi vent’anni abbiamo coniato tante etichette, probabilmente perché nessuna riesce a restituire il senso della storia che ci avvolge. Il messaggio di Baricco è stato raccolto e rilanciato da una piccola cittadina dei Nebrodi, Mistretta, dove si è tenuta la sedicesima edizione del premio letterario intitolato a Maria Messina: è stato attribuito il massimo riconoscimento a Roberto Panzarani, docente di governo dell’innovazione tecnologica presso l’Università Cattolica di Roma per il saggio Il nuovo paradigma (ed. Lupetti).

La scrittura rimane una chiave interpretativa essenziale per dare un nome alle cose e definire i fenomeni

La scrittrice, Maria Messina, allieva del Verga con il quale aveva intessuto una fittissima corrispondenza, nata a Palermo nel 1877 e scomparsa a Pistoia nel 1944, era caduta in una spessa coltre di oblio. Recuperata da Sciascia e da Borgese, è grazie dall’opera meritoria degli editori Sellerio e Croce e all’impegno dell’Associazione “Progetto Mistretta” che ne hanno imposto, all’attenzione internazionale, il vasto corpus dell’opera estetico-letteraria, che oggi possiamo apprezzare la qualità di una scrittura asciutta e senza orpelli che riportano il lettore alle atmosfere di fine Ottocento, segnate dal dramma del fenomeno migratorio. «La Messina – spiega Elise Magistrodocente di letteratura italiana presso il prestigioso Scripps College di Clermont nella California – in modo simile a De Amicis, Pascoli, e Pirandello, riesce a penetrare nella dimensione umana dell’esperienza migratoria, dandone un’interpretazione autentica, senza ricorrere agli inganni idealistici. La sua attenzione è concentrata sulla rappresentazione della realtà umana che osservava nella sua quotidianità, con cui creava una sorta di empatia». Una realtà fatta di «partenze strazianti, dell’angoscia dei vecchi analfabeti, del terrore tangibile delle mogli abbandonate, della disperazione di chi tornava stravolto da un’esperienza indicibile». Si tratta della prima autrice impegnata a raccontare e interpretare il grande esodo della fine dello scorso millennio, capace di rivolgere con spirito di denuncia il proprio sguardo a chi lasciava la terra di origine, fossero vecchi o giovani, uomini o donne. Si direbbe nel linguaggio di oggi che il suo è stato uno sguardo inclusivo, per l’attenzione rivolta alle donne, drammaticamente al centro del suo “verismo”. Appare perciò diretto il filo rosso con l’attualità. La scrittrice si mostra consapevole della complessità e dell’estensione del fenomeno migratorio, nonostante la sua giovanissima età, dimostrando come l’emigrazione sia un’esperienza che investe gli individui e le comunità. Mentre siamo alla ricerca di una “globalizzazione dei diritti”, la chiave interpretativa della letteratura può venirci ancora in soccorso. La stagione di riforme che probabilmente si aprirà nel dopo voto dovrà infatti rispettare la “natura una e molteplice dell’identità”, valore indefettibile che caratterizza la storia dell’Europa fin dalle sue origini.

Massimiliano Cannata – L’Eurispes (leurispes.it)