Dopo aver affrontato tutte le emergenze possibili cittadine – dalla spazzatura al traffico, dalla salute ai disservizi sociali, passando dagli stipendi dei dipendenti delle partecipate – la cosiddetta società civile, in poche settimane, si è finalmente seduta al tavolo e ha rifatto la mappatura delle candidature. In tempi non sospetti abbiamo scritto della nostra allergia all’assessore regionale Elvira Amata e adesso vogliamo difenderla…

Non è giusto attaccarla e farla fuori dalla Giunta Schifani per aver aiutato un nipote: chi non raccomanderebbe un parente? Al centro dell’inchiesta, che inizialmente aveva riguardato più fatti, ma che ora si è ridotta a due episodi in un unico contesto, l’assunzione del nipote dell’assessore in una società della Cannariato, moglie del patron di Sicily By Car Tommaso Dragotto, e interessata a un finanziamento per una manifestazione da lei organizzata. Amata, in sostanza, avrebbe “sponsorizzato” l’iniziativa su Donne, economia e potere del dicembre 2023, promossa dalla Fondazione Marisa Bellisario, in cambio di un lavoro per il figlio della propria sorella, prematuramente scomparsa. L’assessorato avrebbe versato 30 mila euro e in cambio, secondo la Procura (che si basa su numerose intercettazioni), Marcella Cannariato avrebbe assunto Tommaso Paolucci nella società di cui la donna era legale rappresentante, la A&C Broker Srl. Il giovane avrebbe lavorato da settembre 2023 a marzo 2024 e nello stesso periodo avrebbe avuto pure un alloggio pagato dalla stessa imprenditrice, nella struttura ricettiva Leone Suite B&B, per complessivi 4.590,90 euro.
Nella tragedia, un duo comico involontario (quindi tragico), sintonizzato sull’aria di “Ma che colpa abbiamo noi”… Ma intanto, che fine ha fatto l’etica?
E’ chiaro che piove contro, anche nelle feste di Natale, e poi per forza c’è gente che rema contro, che ha nel cuore la sacralità delle Istituzioni e il rispetto delle regole, e tutto è visto come una trama contro.

Visti quelli che sfilano nelle adunate pubbliche del presidente Renato Schifani e compagnia danzante, a Palermo, Trapani, Agrigento e Catania, lette le “storie” dei volontari che si dicono pronti alla battaglia per tutelare il buon nome dell’onorevole Cateno De Luca, tra aspiranti pompieri figliocci del Sistema, operai nell’ex nettezza urbana e novelli “cassamortari” – parafrasando il film di Claudio Amendola, “Tutti devono morire, ma solo in pochi ci guadagnano, soggetti disposti a tutto pur di trasformare una salma in una pila di banconote, preferibilmente in nero” – ho pensato che parte della comunità di Messina si meriterà pure questo, ma parte no. Meriterebbe di meglio, perchè è migliore. Ma se arriva un nuovo sindaco, si tiene quelle belle nomine toste fatte dal vecchio schieramento o sbaracca tutto? C’è tempo fino al prossimo ciclone giudiziario: per il momento bravi tutti!

Per battere l’armata di Cateno niente più destra né sinistra, ma solo tanti piccoli contenitori di gagliardi candidati uniti… non dalle idee, non dai valori, ma dalla personale ricerca di potere. Ieri con Berlusconi, oggi con Lombardo & Cuffaro; l’altro ieri con il Pd, oggi alleati contro De Luca. Destra e sinistra, sinistra e forzisti, grillini con democristiani, comunisti con missini: tante anime perse che si incontrano e fanno scintille. Ci battiamo il petto in segno di contrizione, e anche per non soffocare dal ridere.

In politica – assicurano gli esperti – per far breccia sull’elettorato occorre la velocità di decisione ma anche la velocità di erogazione ha la sua importanza. D’accordo siamo alla fine del 2025 e dopo tante cattiverie scritte non possiamo fare a meno di pensare che c’è ancora speranza in questa città: vincere una elezione politica tira fuori la parte peggiore di noi, in qualche caso, anche la migliore. Si tratta solo di scegliere.
