Il 9 novembre 1989 crolla il muro di Berlino: l’inizio della fine dell’Europa dell’est divisa da quella dell’ovest. Leggiamo e ascoltiamo diversi interventi che lo celebrano come evento della nuova Europa.
E’ bene ricordare che nel mondo ci sono più di 60 muri ai confini, 9 dei quali in Europa: Ungheria/Serbia-Croazia, Polonia/Bielorussia, Grecia/Turchia, Austria/Slovenia, Francia/porto Calais ed Eurotunnel, Spagna/enclavi di Ceuta e Melilla, Estonia/confine orientale, Lettonia/confine orientale, Irlanda del Nord/comunità cattoliche. Nel mondo i più famosi sono quelli tra Usa e Messico; Egitto e Striscia di Gaza; i vari muri in Israele; Marocco e Saharawi; Cipro: parte greca e turca; India e Pakistan; quelli nelle città di Lima (Perù) e Rio de Janeiro (Brasile) per separare i quartieri di lusso dalle baraccopoli o favelas. E’ bene ricordare che in Italia bisogna attendere il 2004 per la fine del muro che divideva dal 1947 in due la città di Gorizia (Italia e Jugoslavia), e il 2020 per lo smantellamento di quello di via Anelli a Padova che dal 2006 impediva contatti di un quartiere di benestanti con alcune residenze di migranti.
Poi ci sono i muri virtuali, dove il nostro più famoso è quello voluto dal governo in carica con la collaborazione della Libia nel canale di Sicilia per evitare il passaggio dei migranti. Un po’ “colabrodo”, comunque, come i muri di ogni tipo, molto dipinto di sangue.
Non ci risulta che per ognuno di questi muri, Italia e altri Paesi Ue che sono nello spazio Schengen, quindi ufficialmente per il superamento dei confini, abbiano dato dimostrazioni di – quantomeno – avversità. Certo, Schengen è tra Paesi e popoli diversi ma simili in speranze e scelte… ma dovremmo intenderci sul significato di similitudine di chi è da una parte e chi dall’altra… più che altro per le politiche in atto per favorire queste similitudini. Allo stato dei fatti, ci sembra più che altro una sorta di “Fortezza Europa”, anche se vacillante.
Insomma, i muri hanno tante filosofie, con la realpolitik che fa da padrona. I cosiddetti pacifisti o pacifondisti dicono che ai muri vanno contrapposti i ponti. In teoria hanno ragione. Ma nella pratica sono i primi a favorire la costruzione di questi muri ché, secondo il loro pensiero, ci si deve sottomettere ad invasori, arroganti e più forti (dal nazismo in poi la storia ne è piena -1).
Possiamo dire che il muro è l’emblema di culture e politiche dominanti (si pensi anche alla Muraglia cinese che, a suo tempo, non era un monumento come oggi). Per ora ci siamo limitati ad abbattere (a distanza di tempo lo possiamo dire) il divisorio della cameretta Europa, ché i bimbi litigano fra loro in modo meno cruento.
1 – https://www.aduc.it/articolo/pacifondismo_40106.php
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
