I dazi di Trump contro l’Ue. Come e che fare

Il presidente  Usa ci ha fatto sapere che i dazi per le merci che intendiamo esportare sul territorio del suo Paese, a partire dal prossimo 1 Agosto, avranno un dazio del 30% (1).

L’attesa è finita? Forse sì, forse no. Non sarebbe la prima e l’ultima volta che Trump dice una cosa e poi il giorno dopo ne fa un’altra.

Al momento, l’unica certezza è l’instabilità e – a suo modo – l’ingordigia del presidente Usa. Per vini, formaggi, cibi vari, moda, veicoli, farmaci, etc, è tutto da capire. Per noi europei che esportiamo e per i consumatori americani. Come già si sapeva, il presidente Usa ci dice che se rispondiamo aumentando i dazi delle merci Usa che arrivano in Ue, lui aumenterà i propri dazi di altrettanta percentuale. È lui che decide, non ci sono margini… ma anche questo metodo deve poi essere filtrato dai suoi pensieri successivi. L’estate è ancora lunga e la conquista delle prime pagine mediatiche è un gioco già in essere (2).

A parte le prime dichiarazioni di un certo peso, tra cui anche quella molto pacata della presidente Von der Leyen (“Restiamo pronti a continuare a lavorare per raggiungere un accordo entro il primo agosto”), e quelle di chi auspica di velocizzare gli accordi tipo Mercosur o con Paesi molto più popolosi (anche se molto più poveri) tipo India… a parte questo, la sensazione che si percepisce, sia nelle parole di Trump che nelle reazioni delle sue vittime, è quella di sconforto.

Trump perché non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi di ricchezza personale e potere politico, le sue vittime perché – come sentiamo ripetere da tempo – non si può fare a meno degli Usa. Del resto, qualche giorno fa non avevamo l’Ucraina in brache dopo l’annuncio Usa/Pentagono di stop agli aiuti militari, e due giorni dopo gli aerei cargo militari, carichi di quel che era stato chiesto e non solo, partivano dalle piste americane alla volta di Kiev?

Dobbiamo aspettarci che Trump torni sui suoi passi? No, non lo fanno i cittadini americani, principali vittime della sua politica, figurati se dobbiamo farlo noi. Dobbiamo prendere atto che questa oggi è l’America che ci ha salvato da nazisti e fascisti nel 1945 e a cui abbiamo offerto i nostri territori e le nostre economie perché stesse bene lei e facesse stare altrettanto bene noi. L’America ha deciso (almeno fino al  prossimo presidente, ammesso che una futura elezione ci sarà) che la ricchezza che ha costruito con una certa politica, specialmente in Europa ma non solo, non gli piace più. E’ suo diritto.

Una cosa è importante, in questa nostra nuova organizzazione (sempre temporanea, per carità, anche Trump muore): non metterci col cappello in mano… non tanto per il gesto in sé (se qualcuno si offende per l’umiliazione, non ha capito niente della politica), ma perché sappiamo che anche così non avremo certezza di fare quanto necessario per noi e, soprattutto, quanto richiesto da Trump, chè non lo sa neanche lui.

Intanto, per favore, se avete prenotato un viaggio nei meravigliosi Usa, pensate che, con le dovute differenze, è come se oggi partiste per la Russia. Almeno pensateci. Ci dispiace per la California e non solo, ma oggi è così e, per restare in tema americano, “domani è un altro giorno e si vedrà”.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc

 

1 – https://www.aduc.it/notizia/dazi+usa+al+30_141318.php

2 – https://www.aduc.it/editoriale/informazione+estiva+tormentoni+quali+come_39503.php