Giustizia. Tortora e il ‘contratto’ Lega-M5S

Sono due le circostanze che ci inducono a parlare di giustizia, meglio di “Giustizia Giusta”: il trentennale della morte di Enzo Tortora e la pubblicazione dell’accordo programmatico, detto “contratto”, tra Lega e M5S.

 

La prima è che, proprio oggi, ricorre il trentennale della morte di Enzo Tortora, giornalista, conduttore televisivo, eurodeputato e presidente del Partito radicale. Tortora fu arrestato e condannato in primo grado per associazione camorristica; fu poi assolto in appello. Morì dopo un anno dalla sua assoluzione. Un esempio di malagiustizia e di linciaggio mediatico.

 

La seconda circostanza è data dalla pubblicazione del cosiddetto “contratto” fra Lega e M5S, nel quale si scrivono proposte secolarmente inefficaci: l’aumento delle pene. Si badi bene, le pene per alcune tipologie di reati, riportati nel “contratto”, ci sono già e sono anche dure, ma la soluzione trovata è quella di aumentarle.

Nel saggio “Dei delitti e delle pene”, pubblicato nel 1764, a cura di Cesare Beccaria, si affermava che “non è l’entità della pena che ha funzione deterrente ma la certezza della pena stessa”. Sono passati 254 anni, ma Salvini (Lega) e Di Maio (M5S) non hanno appreso la lezione.

La certezza della pena è legata alla durata dei processi e basterebbe ricordare che in 57 anni la Corte europea dei diritti dell’uomo, ha condannato l’Italia, per violazione del diritto a un tempo ragionevole del processo, ben 1.190 volte a fronte delle 102 della Germania.  Invece di incidere sulle cause che rendono i processi interminabili, si ripropongono soluzioni prive di efficacia, come se non bastassero 7 anni e mezzo che occorrono per definire un processo civile o si allungano i termini di prescrizione, la cui maggiore incidenza, tra il 60 ed il 70% del totale, si ha nella fase delle indagini preliminari, ad opera del pubblico ministero, e non c’entrano nulla con la durata processuale.

Mala tempora currunt, sed peiora parantur.

 

Primo Mastrantoni, segretario Aduc