Denatalità. I dati del fallimento. Responsabilità e incapacità solo politiche

Istat ci fa sapere (1) che nel 2024 le nascite sono calate del 2,6% rispetto al 2023. I dati provvisori gennaio-luglio 2025 dicono che calo sarebbe di 6,3%. Il numero medio di figli per donna è di  1,18 (1,20 nel 2024), mentre la stima dei primi sette mesi 2025 è di 1,13.

I fattori che vi contribuiscono, secondo Istat, sarebbero l’allungarsi dei tempi di formazione, le condizioni di precarietà del lavoro giovanile e la difficoltà di accedere al mercato delle abitazioni.

Insomma le coppie non fanno figli perché non ci sono soldi ed aspettative di vita attraenti.

E non a caso la denatalità è più alta nelle regioni del sud e più povere, mentre alcune regioni del nord registrano crescite, ma tali che mediamente non contribuiscono a far registrare crescite su tutto il territorio.

Come da manuali di studio della demografia (2) anche gli stranieri che vivono in Italia, dopo un po’ assimilano lo stesso trend dei nativi.

Come in gran parte del mondo, con alcune eccezioni tra cui spicca Israele, Paese in cui i residenti sono fortemente motivati – economicamente e culturalmente – ad accrescere la popolazione, sì da rafforzare le comunità in cui vivono e lo Stato. Trend che, pur se meno, si registra anche nei Paesi scandinavi.

Una lezione, quella di Israele e del nord Europa, che dovrebbe far riflettere non chi decide di fare meno figli (come dar loro torto….) ma decisori e amministratori politici. Che, a parte lavarsi la coscienza con qualche bonus, non hanno capacità di fare politiche che rendano il nostro Paese attraente, su cui investire per l’oggi e per il futuro. La casa è un dramma e la situazione peggiora, soprattutto per i più giovani che non hanno un mercato abbordabile degli affitti, mercato che peggiora grazie anche all’inazione sugli affitti brevi e lo spopolamento dei centri urbani per l’overtourism. L’occupazione (che ci dicono essere in crescita), non lo è certamente per le nuove generazioni ma solo in piccolissima parte per gli over 50 e come conseguenza dell’aumento dell’età pensionabile. I lavori più creativi, tipici dei giovani, sono ingabbiati da lacci e lacciuoli per mancanza di liberalizzazioni e stagnazione di una burocrazia normativa asfissiante. Etc.

Un contesto in cui sono pomposamente ridicoli tutti quei politici, di governo e opposizione, che si lamentano della denatalità. E, oltre  a dare ampia dimostrazione che spesso non sanno neanche di cosa parlano (si pensi alle macchiette che decantano “dio, patria e famiglia”), usano la denatalità solo a fini propagandistici/elettorali, ignorando – per incapacità e malafede – che gli italiani li stanno abbandonando a se stessi (i risultati del non-voto sono punta d’iceberg di una sfiducia che continua a dilagare con evasione fiscale e disaffezione ad ogni partecipazione nella vita pubblica).

 

 

1 – https://www.aduc.it/notizia/nascite+calo+fecondita+ai+minimi+storici+2024+istat_141624.php

2 – Paul Morland, demografo britannico, in particolare la sua ultima opera “Senza futuro. Il malessere demografico che minaccia l’umanità” Liberilibri 2025

 

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc