
Nel cuore del Financial District di New York, poco lontano da Wall Street, si trova una delle sculture più conosciute al mondo: il Charging Bull (“toro alla carica”). Lo scultore siciliano Arturo Di Modica, dopo il crollo del mercato azionario del 1987, decise di creare un simbolo della “forza e del potere del popolo americano”. Lavorò per due anni e investì i propri risparmi per forgiare la scultura di bronzo da 3.5 tonnellate. Nella notte del 15 dicembre 1989, in un audace atto di “guerrilla art”, installò illegalmente la statua di fronte al New York Stock Exchange. Quest’opera in bronzo non è solo un simbolo artistico, ma rappresenta soprattutto l’ottimismo e la forza dei mercati finanziari. È un modo per ricordare quanto la fiducia e le emozioni possano influenzare l’andamento della Borsa.
Ma perché proprio un toro? E perché il suo avversario diretto è un orso?
La risposta non riguarda solo il gergo tecnico degli operatori finanziari. Per descrivere il comportamento dei mercati e degli investitori, la finanza utilizza da sempre metafore tratte dal mondo animale. Non è una scelta casuale: l’immagine del toro, che spinge verso l’alto con le corna, indica un mercato in crescita, mentre l’orso, che colpisce verso il basso con le zampe, simboleggia un mercato in discesa.
Questa idea di associare il comportamento umano agli animali deriva dal concetto di Animal Spirits (spiriti animali), introdotto dall’economista John Maynard Keynes nel 1936 nel libro The General Theory of Employment, Interest and Money. Secondo Keynes, le decisioni economiche non dipendono solo da calcoli razionali, ma anche da istinti ed emozioni come ottimismo, pessimismo, fiducia o paura. In fondo, i termini animali usati in finanza riflettono esattamente queste emozioni umane che influenzano ogni giorno le scelte degli investitori.
Il mercato Toro (Bull market)
Un “mercato toro” (bull market) indica tecnicamente una fase prolungata e significativa di rialzo dei prezzi sui mercati finanziari, generalmente definita da un incremento di almeno il 20% rispetto ai minimi precedenti registrati da un indice importante. Ma oltre questa definizione numerica, un mercato toro è soprattutto un fenomeno psicologico. È un periodo caratterizzato da ottimismo diffuso, fiducia tra gli investitori, aspettative economiche positive e la convinzione che il futuro sarà migliore del presente. Durante un mercato toro, le buone notizie tendono ad essere valorizzate al massimo, mentre quelle negative vengono spesso minimizzate o ignorate. Gli investitori sono più propensi ad acquistare titoli, alimentando così ulteriormente il rialzo in un circolo virtuoso che si rafforza continuamente.
Dal punto di vista etimologico, la spiegazione più comune e intuitiva lega la scelta dell’animale al suo modo di attaccare: il toro spinge le sue corna dal basso verso l’alto, rispecchiando in modo immediato l’andamento positivo di un mercato in crescita. Tuttavia, per comprendere meglio le origini storiche di questa metafora occorre fare un salto indietro fino al XVIII secolo, ai tempi di una delle prime grandi crisi speculative moderne: la famosa “Bolla dei Mari del Sud” (South Sea Bubble), scoppiata in Inghilterra. È proprio in questo periodo che iniziano a diffondersi i termini “toro” e “orso” riferiti al mercato azionario. Lo stesso poeta Alexander Pope, in alcune sue satire, utilizzò immagini di animali per prendere in giro la frenesia speculativa di quegli anni, contribuendo indirettamente a consolidare queste metafore nel linguaggio comune.
Il mercato Orso (Bear market)
Se il toro rappresenta l’ascesa, l’orso simboleggia la discesa. Un mercato orso (bear market) è definito come una fase di calo significativo e prolungato, tipicamente pari o superiore al 20% dai massimi precedenti. Anche in questo caso, la definizione tecnica lascia spazio a un fenomeno principalmente psicologico: pessimismo, paura e avversione al rischio diventano sentimenti dominanti.
La psicologia degli investitori durante un mercato orso segue spesso un percorso difficile. Inizia con la negazione, pensando che si tratti solo di una correzione temporanea. Successivamente subentrano la preoccupazione e la paura crescente, fino ad arrivare al panico vero e proprio, con vendite indiscriminate (fase detta di “capitolazione”). Alla fine arriva la disperazione, il momento in cui molti investitori abbandonano il mercato. Ed è proprio in questa fase di massimo pessimismo che, paradossalmente, spesso si pongono le basi per una futura ripresa.
L’origine più diffusa della metafora dell’orso deriva dal movimento con cui questo animale attacca: colpisce dall’alto verso il basso con le zampe anteriori, una perfetta rappresentazione di un mercato in discesa.
Un aneddoto emblematico sulla natura dei mercati orso riguarda addirittura lo scienziato Isaac Newton. Nonostante fosse una delle menti più brillanti della storia, l’uomo che aveva formulato le leggi del moto dei corpi celesti fu anche lui vittima della follia speculativa. Newton aveva inizialmente investito nella South Sea Company guadagnando una somma considerevole. Tuttavia, spinto dall’euforia generale e vedendo amici e colleghi arricchirsi ulteriormente, decise di investire di nuovo, ma stavolta una somma molto più alta, proprio vicino al picco della bolla. Il successivo crollo gli costò una fortuna, pari a circa 20.000 sterline dell’epoca, equivalenti ai risparmi di una vita. Questo episodio avrebbe spinto Newton a commentare amaramente:
«Posso calcolare il moto dei corpi celesti, ma non la follia della gente».
Vera o no che sia questa citazione, la storia di Newton rimane una metafora per ricordare che nessuna intelligenza, per quanto brillante, può metterci al riparo dagli eccessi emotivi e dalle trappole della psicologia di massa che dominano i mercati finanziari.
Quando l’orso attacca, non fa distinzioni.
Falchi e Colombe (Hawks and Doves)
Se tori e orsi rappresentano le dinamiche interne al mercato, esistono altri protagonisti, esterni ma decisivi, le cui decisioni influenzano profondamente l’ambiente in cui questi due animali si scontrano. Tra questi, i più importanti sono certamente i banchieri centrali, figure le cui scelte di politica monetaria possono orientare significativamente i mercati. Per descrivere le diverse inclinazioni di questi soggetti, il mondo della finanza ha adottato un’altra coppia di metafore animali: i falchi e le colombe.
L’origine di queste metafore non proviene dall’economia, ma dal linguaggio geopolitico. I termini “falchi” (hawks) e “colombe” (doves) furono utilizzati per la prima volta negli Stati Uniti durante la crisi dei missili di Cuba nel 1962. In quella drammatica fase di tensione nucleare, consiglieri, generali e politici vicini al presidente John F. Kennedy si divisero nettamente in due campi contrapposti: i falchi, favorevoli a una posizione dura e all’azione militare contro Cuba e l’Unione Sovietica, e le colombe, orientate invece verso una soluzione diplomatica.
Questa netta distinzione tra aggressività e conciliazione si rivelò così chiara ed efficace da essere rapidamente adottata anche nel mondo finanziario. Oggi, i comitati delle banche centrali, come la Federal Reserve (Fed) negli Stati Uniti o la Banca Centrale Europea (BCE), sono abitualmente descritti usando queste metafore per chiarire le diverse visioni di politica monetaria: i “falchi” sono quelli che prediligono misure aggressive, come rialzi dei tassi d’interesse per combattere l’inflazione, mentre le “colombe” preferiscono politiche più morbide e accomodanti, puntando al sostegno della crescita economica.
I Falchi (Hawks)
Nel gergo finanziario, un “falco” (hawk) indica un banchiere centrale o un economista particolarmente attento al controllo dell’inflazione. Come il rapace che osserva dall’alto, pronto a intervenire, così il falco della politica monetaria teme un surriscaldamento dell’economia che possa portare a un aumento eccessivo e incontrollato dei prezzi, rischiando di ridurre il potere d’acquisto e destabilizzare l’intero sistema.
Essere un falco (hawkish) si traduce concretamente nel sostenere politiche monetarie restrittive. Gli strumenti tipici utilizzati dai “falchi” includono:
Aumento dei tassi di interesse: aumentando il costo del denaro, si scoraggia l’indebitamento di imprese e famiglie, rallentando di conseguenza consumi, investimenti e crescita economica; Riduzione del bilancio della banca centrale (il cosiddetto Quantitative Tightening o QT): è l’opposto del Quantitative Easing (QE), e consiste nella vendita di titoli (ad esempio obbligazioni governative) detenuti dalla banca centrale, diminuendo così la quantità di denaro in circolazione; Comunicazione restrittiva: i falchi tendono a comunicare enfatizzando i rischi inflazionistici, preparando così i mercati finanziari a future strette monetarie.
Nel breve termine, una politica hawkish ha generalmente effetti negativi sui mercati azionari e obbligazionari, poiché tassi di interesse più elevati aumentano il costo del denaro per le imprese e rendono più interessanti investimenti meno rischiosi, come i depositi bancari. Allo stesso tempo, però, tende a rafforzare la valuta nazionale, attirando capitali stranieri alla ricerca di rendimenti maggiori grazie ai tassi più elevati.
Le Colombe (Doves)
All’estremo opposto dello spettro si trovano le “colombe”. Simbolo di pace e tranquillità, la colomba della politica monetaria (“dovish”) è un banchiere centrale che privilegia la stimolazione della crescita economica e la massimizzazione dell’occupazione, anche a costo di tollerare un’inflazione leggermente più alta. Le colombe ritengono che un’inflazione moderata sia un male minore rispetto a una crescita stagnante e a un’elevata disoccupazione.
L’approccio di una colomba è accomodante e flessibile. I suoi strumenti preferiti sono:
Abbassamento dei tassi di interesse: Rendere il denaro meno costoso incoraggia prestiti, investimenti e consumi, con l’obiettivo di dare impulso all’attività economica.
Espansione del bilancio (Quantitative Easing – QE): La banca centrale acquista grandi quantità di attività finanziarie per iniettare liquidità nel sistema, abbassare i tassi a lungo termine e stimolare i mercati.
Linguaggio accomodante: Le colombe usano una comunicazione che enfatizza la necessità di sostenere l’economia e minimizza le preoccupazioni immediate sull’inflazione.
Una politica “dovish” è tipicamente favorevole ai mercati azionari, poiché il basso costo del denaro spinge gli investitori verso asset più rischiosi in cerca di rendimento. D’altra parte, può indebolire la valuta nazionale, in quanto tassi di interesse bassi rendono meno attraenti gli investimenti in quella valuta.
Il Cigno Nero e il Rinoceronte Grigio
Oltre alle normali oscillazioni tra ottimismo e pessimismo e alle decisioni pianificate dei banchieri centrali, i mercati finanziari devono affrontare anche eventi imprevisti e rischi nascosti. Per descrivere questi pericoli, sono state introdotte due metafore animali: il Cigno Nero e il Rinoceronte Grigio.
La teoria del Cigno Nero è stata resa popolare da Nassim Nicholas Taleb nel suo libro del 2007, Il Cigno Nero: Come l’improbabile governa la nostra vita. La metafora, però, ha origini antiche. Per secoli, in Europa, si credeva che i cigni fossero solo bianchi. La scoperta di cigni neri in Australia nel XVII secolo trasformò improvvisamente l’impossibile in realtà, mostrando quanto spesso ciò che consideriamo impossibile dipenda solo dalla limitatezza della nostra esperienza.
Secondo Taleb, un evento per essere definito un Cigno Nero deve avere tre caratteristiche:
È un evento imprevedibile, fuori dalle normali aspettative, e nessun indizio passato suggerisce chiaramente la sua possibilità. È quindi una sorpresa totale.
ha un impatto estremo: le sue conseguenze sono profonde, vaste e spesso rivoluzionarie per i mercati, l’economia o la società.
è spiegabile solo a posteriori: dopo che l’evento si è verificato, la mente umana tende a creare narrazioni che lo rendono comprensibile e prevedibile in retrospettiva. Taleb chiama questo fenomeno “fallacia narrativa”, un pregiudizio cognitivo che ci impedisce di riconoscere il ruolo del caso nella storia.
Esempi famosi di Cigni Neri sono l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, la crisi finanziaria asiatica del 1997, la crisi finanziaria globale del 2008 e la stessa nascita e diffusione di Internet. Eventi che, almeno per il grande pubblico, sono apparsi come fulmini a ciel sereno.
Se il Cigno Nero è un’incognita totale (unknown unknown), il Rinoceronte Grigio rappresenta invece un rischio ben visibile (known unknown), ma volutamente ignorato. Coniata dall’analista Michele Wucker, questa metafora descrive una minaccia grande, evidente, ad alto impatto e altamente probabile, che si sta avvicinando in modo lento ma inesorabile. A differenza del Cigno Nero che appare all’improvviso, il Rinoceronte Grigio è rumoroso e facile da vedere. Eppure, per inerzia, complessità o mancanza di volontà politica, scegliamo collettivamente di non fare nulla per evitarlo.
Questa differenza è cruciale per comprendere la gestione del rischio. La crisi finanziaria del 2008, ad esempio, è stata certamente un Cigno Nero per gran parte del pubblico, ma per molti operatori finanziari e regolatori era in realtà un Rinoceronte Grigio. Molti erano infatti consapevoli del rischio crescente legato ai mutui subprime, ma non hanno preso provvedimenti sufficienti per evitarne il collasso. Lo stesso vale per minacce globali come il cambiamento climatico o le crisi demografiche che stanno colpendo diversi paesi sviluppati. Sono rischi chiaramente visibili, ampiamente riconosciuti e potenzialmente devastanti, ma la cui gestione continua a essere rinviata.
Il Bestiario dell’investitore
Oltre alle grandi forze di mercato e ai concetti di rischio, il linguaggio finanziario utilizza un vasto bestiario per descrivere i diversi tipi di investitori e operatori. Questi archetipi rappresentano le diverse strategie, psicologie e comportamenti che popolano l’ecosistema del mercato.
Lo Squalo (Shark): Lo squalo è un investitore o un raider aziendale astuto e spietato. L’immagine archetipica è quella di Gordon Gekko nel film Wall Street. Gli squali utilizzano il loro ingente capitale e la loro profonda conoscenza del sistema per acquisire partecipazioni in società, influenzarne la gestione, smembrarle o forzarle a fusioni, il tutto con l’obiettivo di massimizzare il proprio profitto. Operano all’interno del sistema, ma lo piegano alla loro volontà.
Il Lupo (Wolf): se lo squalo è un predatore aggressivo ma legale, il lupo è invece un manipolatore fraudolento. La figura archetipica è Jordan Belfort, il famoso “Lupo di Wall Street”. I lupi operano ai limiti della legge, sfruttando l’avidità e le debolezze altrui per ottenere guadagni illeciti o eticamente discutibili. Non hanno un orientamento preciso sul mercato: la loro preda è semplicemente chi può essere ingannato.
Il Cervo (Stag): Il cervo è uno specialista delle Initial Public Offerings (IPO). Questo termine descrive un investitore che sottoscrive le azioni di una società in fase di quotazione non per un investimento a lungo termine, ma con l’unico scopo di rivenderle immediatamente dopo l’inizio delle negoziazioni sul mercato secondario. L’obiettivo del cervo è capitalizzare sul “pop” iniziale, ovvero il rialzo di prezzo che spesso si verifica nelle prime ore o giorni di trading di un’IPO molto attesa. Questa pratica, nota come “flipping”, è puramente speculativa e a brevissimo termine.
Il Maiale (Pig): Nel mondo finanziario, il maiale è un investitore la cui avidità supera la sua strategia e la sua disciplina. È un investitore emotivo che, accecato dalla prospettiva di guadagni irrealistici, abbandona i suoi piani originali. Un maiale potrebbe rifiutarsi di vendere una posizione in forte guadagno nella speranza che raddoppi di nuovo, oppure potrebbe assumere rischi eccessivi investendo in asset che non comprende, spinto solo dalla paura di perdersi un’opportunità (FOMO). Il loro destino è spesso suggellato dal famoso adagio di Wall Street: “Bulls make money, bears make money, pigs get slaughtered” (I tori fanno soldi, gli orsi fanno soldi, i maiali vengono macellati). Questa frase cattura perfettamente come l’avidità sfrenata e la mancanza di disciplina portino inevitabilmente alla rovina finanziaria.
L’Elefante (Elephant): L’elefante rappresenta i grandi investitori istituzionali: fondi pensione, compagnie di assicurazione, fondi comuni di investimento e fondi sovrani. Come l’animale da cui prendono il nome, i loro movimenti sono lenti, ponderati ma di dimensioni colossali. Quando un “elefante” decide di comprare o vendere un titolo, la sua mole è tale da poter spostare il prezzo e cambiare la percezione dell’intero mercato su quell’asset. Le loro decisioni di investimento hanno un impatto enorme sull’ecosistema finanziario.
Le Pecore / I Buoi (Sheep / Oxen): Questi termini, in Italia spesso riassunti nell’espressione “parco buoi”, si riferiscono alla massa di piccoli investitori retail, spesso poco informati e inclini al comportamento da gregge. Tendono a seguire le mode del momento, comprando titoli che sono già saliti molto (spinti dalla FOMO) e vendendo in preda al panico durante i ribassi, cristallizzando così le perdite. Il loro comportamento è l’essenza dell’agire pro-ciclico: comprare ai massimi e vendere ai minimi.
I Polli (Chickens): Il pollo è un investitore dominato dalla paura. È così avverso al rischio da evitare del tutto il mercato azionario, perdendo i potenziali rendimenti a lungo termine, oppure è il primo a vendere al minimo segno di turbolenza, spesso pentendosene quando il mercato si riprende.
I Corvi e i Gufi (Crows and Owls): Questi uccelli rappresentano i pessimisti cronici del mercato. Il “corvo” è un profeta di sventura, colui che prevede costantemente crisi e crolli. Il “gufo” è una figura simile, ma con una connotazione leggermente più malevola: non si limita a prevedere il disastro, ma sembra quasi desiderarlo, emanando energie negative affinché si verifichi.
L’Unicorno (Unicorn): Termine relativamente recente, l’unicorno è una startup o un’azienda non quotata in borsa che ha raggiunto una valutazione di mercato superiore a 1 miliardo di dollari. La metafora dell’animale mitologico cattura perfettamente la rarità e lo status quasi leggendario di queste aziende nel mondo del venture capital e della new economy.
Dopo aver esplorato lo zoo di Wall Street, si capisce che queste metafore non sono solo colorite: servono a leggere meglio i comportamenti del mercato e degli investitori, sospesi tra razionalità e impulso, paura e desiderio.
Possiamo ora tracciare una distinzione finale, un quadro concettuale che aiuta a mettere ogni animale al suo posto: Il Toro e l’Orso descrivono il tempo che fa; il resto dello zoo descrive gli abitanti. I mercati toro e orso sono i grandi cicli, le macro-condizioni ambientali, le “stagioni” della finanza. Tutti gli altri animali — lo squalo, il maiale, la pecora, il cervo — sono gli attori che si muovono all’interno di questo ambiente, ognuno con i propri comportamenti, strategie e pregiudizi. I falchi e le colombe, invece, sono i “guardiani del parco”, coloro che, con le loro decisioni, possono cambiare il clima, rendendolo più favorevole ai tori o agli orsi.
In uno zoo come quello della finanza, dove può succedere di tutto, avere una guida fa la differenza. Il consulente finanziario è un po’ come un bravo ranger: conosce le abitudini degli animali, sa quando stare alla larga e quando vale la pena avvicinarsi. E soprattutto, ti aiuta a trovare il percorso più adatto a te.
Perché non si tratta di domare lo zoo, ma di capire come starci dentro senza farsi mordere.
Alessio Vannucci, consulente finanziario indipendente, collaboratore Aduc