Chiacchere da bar: se il Ponte sullo Stretto è il lato poetico delle tensioni sociali

L’operato di un politico non può essere l’unico metro di giudizio. Se così fosse dovremmo condividere molte cose fatte da dittatori e monarchi. Governare bene è un concetto più complesso. Significa creare una condizione partecipata e consapevole che stimoli la cittadinanza a essere parte attiva all’interno della polis. Significa crescita culturale, rispettare i ruoli e le istituzioni, fare scelte lungimiranti che non passino necessariamente dal consenso popolare, perché la massa è un animale senza testa. Prendete l’idea Ponte sullo Stretto e tutto quello che gira attorno… un pozzo di San Patrizio.

La Meloni, Salvini – a mio giudizio – stanno cavalcando questo particolare momento storico, fatto di paura e irrazionalità, solleticando il retaggi dittatoriali mai sopiti nel popolo, allo scopo di farlo sentire al sicuro. È un atteggiamento pericoloso, emotivo, sanguigno e francamente volto al riconoscimento di una personalità narcisistica. L’operato di oggi è sostenuto dall’angoscia del momento. Davvero troppo poco per dire che questa idea, svolta, utopia del Ponte sullo Stretto sia la cura, la mossa giusta per coloro che vorrebbero amministrare bene.
D’accordo, il popolo vuole spettacolo come accadeva nell’antica Roma quando i cristiani venivano sacrificati: Torre Faro, i laghi di Ganzirri, Messina – tanto per guardare in casa nostra – chissenefrega della storia, del benessere, della vita quotidiana di migliaia e migliaia di persone… Bisogna fare spettacolo, affari, funziona così nell’era dei social.

Passatemi il termine: il Ponte sullo Stretto è il lato poetico delle tensioni sociali.

Ma come può il cemento essere poesia e la poesia essere cemento? Che cosa è rimasto del presunto amore per il territorio? Poco o nulla. Meloni e Salvini usano il degrado, la povertà che la politica ha prodotto (hanno pure loro colpe, eccome) per danzare sulle tensioni sociali e le ingiustizie globali (?) promettendo miele e successo per tutti. L’emarginazione e la fuga dei giovani sempre per colpa della politica – nessuno è innocente – diventano un paesaggio da attraversare, da conquistare, da gestire. Sullo sfondo però rimane il malessere economico e razziale. Il Ponte è la soluzione? Non credo, non penso, non ne sono sicuro. Con questa follia della grande opera sullo Stretto presente e futuro vengono buttati dentro un frullatore della Storia politica di questo Paese.

Qualcuno ammette: la salute dello Stretto è sicuramente in pericolo, ma non è questo un buon motivo per lasciare che la cascata di milioni e milioni di euro, grazie al Ponte, non sia cosa loro. I soldi comprano tutto: persino la coscienza! Dunque se il popolo vuole spettacolo come accadeva nell’antica Roma…perché non dar loro il varietà? Epperò, quello era uno spettacolo trucido quello di oggi è solo ridicolo. Forza Meloni, forza Salvini, forza Italia, alè Sistema Messina continuate cosi e tra poco ne vedremo delle belle, anzi purtroppo delle brutte.
Signori del vapore non tiratemi le pietre. Quando una riflessione apre un dibattito significa che ha raggiunto il suo scopo: far ragionare la gente. Per Messina, città narcotizzata, è un lusso necessario! Ma l’esperienza passata non ci servirà a nulla: sono sicuro che una volta trascorso questo brutto periodo – politico e di salute – leggeremo il nostro vivere quotidiano, magari senza parere, spinti dalla speranza di un futuro migliore. Nella speranza che l’esclusione dalle scelte non si trasformi in reclusione dentro la prigione di identità sociali e culturali. Auguri!

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