CATENO DE LUCA, I FEDELISSIMI BOCCIATI NELL’URNA, IL POPOLO DI SICILIA VERA: TUTTI GRIDANO AL TRADIMENTO

Messina – Il giorno dopo la fine di un sogno, di un grande sogno politico tutti gridano al tradimento. Lo ha fatto per primo Cateno De Luca parlando al suo popolo. Lo hanno rimarcato i fedelissimi di Sicilia Vera. Ma persino qualche opinionista social  ha parlato di “ribaltone” tra il sindaco di Messina, Federico Basile e alcuni dei suoi assessori per una eventuale alternativa all’attuale Giunta.

Fatto sta che la sintonia tra il vulcanico Cateno e il candido Federico non c’è più. Se fossimo in Parlamento si potrebbe parlare di una mozione di sfiducia da parte del “Capo“, con i fedelissimi che a quanto pare fedeli non sono stati, richiamati in servizio in fretta e furia.

In realtà l’onorevole Cateno De Luca ha aperto una crisi di “Palazzo” inevitabile da tempo. Non è certo una sorpresa. C’erano scollamenti in Giunta con assessori convinti di essere insostituibili in un movimento che di insostituibile ha solo il “Capo“. Stando ai sondaggi da bar, rischierebbero la poltrona Carlotta Previti, Enzo Caruso, Massimo Minutoli e Alessandra Calafiore. Motivo? Aver disatteso gli ordini di Cateno nel voto per le Regionali. Ma non solo. Non essere stati all’altezza nel risolvere i problemi dei messinesi.

Esattamente il contrario di quello che vanno sbandierando. Che sia finita la luna di miele per il sindaco Basile lo si evince da tante polemiche che hanno oscurato l’immagine del primo cittadino. Addirittura l’ex braccio destro dello stesso Basile, Rossana Carrubba, oggi mette in dubbio con i dipendenti di Palazzo Zanca alcune sue decisioni concordate con i rappresentanti sindacali. Di che si tratta? Vogliamo parlare dei lavoratori comunali, di quanto siano pochi per garantire l’erogazione dei molteplici servizi pubblici richiesti dai cittadini, dal PNRR e dal Pon Metro, del fatto che non riescono più ad affrontare la gestione di una macchina organizzativa di circa 240.000 abitanti?
Vogliamo parlare di quei bravi funzionari che prima sono stati spostati nelle Partecipate e adesso vanno via da questo Comune perché vincitori di concorso come dirigenti in altri enti? Il sindacato accusa che il Comune di Messina ha perso personale qualificato giovane, tecnici e amministrativi, che sarebbero stati utili per far funzionare la macchina amministrativa garantendo servizi alla collettività all’altezza di un città civile:  “ma…vanno via tutti, di corsa, senza voltarsi…,vanno via da un Comune che non li ha mai valorizzati e che non intende valorizzare quelli rimasti. E cosa dire sulla deliberazione n° 539 del 04/10/2021 avente per oggetto: dichiarazione di infungibilità delle posizioni di lavoro presenti in dotazione organica relative alle categorie C e D ?
Un Comune che non ha voluto attivare le Posizioni Organizzative e che invece ha come priorità, l’inserimento nei ruoli organici dei comandati e/o dei distaccati, provenienti dai comuni limitrofi, in particolare della zona jonica, utilizzando nel limite del 50% delle facoltà assunzionali. Vogliamo parlare della “questione salariale” dei 1000 dipendenti rimasti per i q  Comizi, adunate, cortei, feste di piazza, ritiri, spiagge, discoteche. Lo si è visto dappertutto, anche nel cyberspazio, tranne che al Viminale, retto dal vero ministro degli Interni, il capo della polizia Franco Gabrielli…

D’accordo la forza di Cateno De Luca è anche la debolezza dei suoi oppositori: oltre ai pochi noti consiglieri, completamente smarriti e in preda a mal di pancia quotidiani, il Partito democratico è in preda a forti convulsioni tra la linea moderata e quella più rigida, per modo di dire. 

E ora? Ora ci aspetta un sindaco “avvisato dal suo Capo”, comunque lo si chiami, questo sindaco, non avrà lunga vita, se non si adegua alle direttive di Cateno: a Messina non è utile un uomo capace solo al disbrigo degli affari correnti. Il problema è che tutto sta accadendo nell’autunno più “caldo” degli ultimi trent’anni della storia italiana: quando avremmo bisogno di tutto tranne che di una campagna elettorale in cui, come è noto, nuove promesse si aggiungeranno a quelle vecchie,  sempre più impossibili da mantenere.