Buon 2020. L’irriverente festeggia l’arrivo degli anni Venti

Quest’anno l’irriverente, infedele al suo credo introverso che lo ha visto rifugiarsi con la testa sotto il cuscino allo scoccare delle mezzanotti dei “trentunodicembri” di tutti gli anni passati, disperandosi per un mondo capace di urlare al nulla alla prima occasione possibile, basta che la stessa sia canonica.. quest’anno l’irriverente ha pensato come potrebbe mimetizzarsi nel mondo degli estroversi.

E quale migliore occasione dell’avvento del nuovo anno, considerato che poi si tratta dell’avvio di un nuovo decennio, il Venti. Un Venti decisamente diverso da quello del secolo scorso (paillette e charleston e gangster e nazionalisti rampanti come idoli, per far finta di essere felici dopo il mastodontico massacro della Grande Guerra).

La tentazione di confondersi con le masse urlanti, alticce e stonate che migrano da una piazza all’altra delle grandi città… la tentazione è forte: “così fan tutti” e, soprattutto, così ci organizzano la festa urbana le diverse amministrazioni. Non ce n’è una che non si rispetti che non abbia programmato una baldoria di massa, coi più “divertenti” che la stanno strombazzando come bio ed ecologica… chissà se distribuiranno bicchieri di vetro (crash, spatapumfete!) al posto dei tradizionali di plastica, ché quelli di carta non reggono l’acqua, figurati lo spumante corrosivo da quattrosoldi che faranno defluire ad ettolitri tra le braccia tesi ed urlanti, che magari si sono fatti migliaia di chilometri per esserci… vuoi mettere l’ubriacarsi a Firenze o Venezia o Roma invece che nel paesello della bassa o della piana o del monticello (in quest’ultimo ci vanno solo gli staricchi nelle baite a mille euro a notte, ma questa sarebbe un’altra storia).
Altra tentazione dell’irriverente è quella di chiamare altri disgraziati come lui, far portare ad ognuno un po’ di libagioni e ritrovarsi con 7 torte di mele, 4 teglie di cannelloni alla ricotta, 22 spumantini al bisolfito puro, 12 panettoni di quelli ad 1 euro l’uno ancor prima della fine delle feste (recapitati da Amazon col corriere che viene di notte a consegna gratuita), e quattro sfigati che si vergognavano a non esserci solo perché non sapevano dir di no… tutti davanti alla tv, tra cosce kilometriche e brillantini, sorrisi che se li incontri per strada manco si accorgono che esisti, ad aspettare lo scocco fatale e magari, subito dopo, attaccarsi al telefono per chiamare pinco e pallo ché hai pensato a loro.
Ancora una tentazione. La discoteca, con fighetti e fighette a sfare, senza capire con chi stai ballando e facendo finta di parlare urlando a se stessi. E tutto per uscirne alle 7 di mattina, fare colazione al baretto aperto per l’occasione, tirare la mattina gironzolando con lo sconosciuto cn cui hai fatto amicizia tra detriti di ogni tipo nelle strade della città, passare dai nonni a pranzo e far finta di esser felici nel trangugiare il tortellino in brodo e l’immancabile “ciccia” elaborata e il solito panettone e spumantino mefitico, per poi fermarsi un attimo, appoggiare la testa e dopo un po’ svegliarsi alla dolce voce della nonna che dice “tesoro vuoi che ti accompagniamo a casa?”.
Una mare di tentazioni per l’arrivo degli anni Venti che, se non c’è fine della guerra come nel secolo scorso, c’é guerre a sfare dovunque, basta scegliere quella per cui angosciarsi o festeggiare per far
finta che sia finita.
Chissà quale sarà il ballo di questi anni Venti che fra un secolo verrà ricordato. E chissà se esisterà la possibilità del ricordo (mannaggia a Greta… potevi star zitta un altro pochino). Mi sa che l’irriverente tornerà sotto il suo cuscino.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc