AMMINISTRATIVE DI MESSINA: IO NON VOTO PER I FURBI

Non con Dino Bramanti ma dentro il centrodestra messinese. Dentro il centrosinistra ma non col Partito democratico targato “Navarra – De Domenico”. Per Antonio Saitta ma non forever.

 

La campagna elettorale per le Amministrative di Messina è partita da qualche settimana. Ma per il momento si vive alla giornata. Domani è un altro giorno e quindi domani si vedrà chi votare per il Comune. A Messina si vive una stagione politica strana: se ci passate il termine, da una botta e via. E che dire del nuovo partito fondato da Emilia Barrile? Se ci pensate bene elettori “Leali progetto per Messina” – ma chiamarlo partito forse è troppo: partitino, formazione politica, movimentino dai ranghi ridotti ma dalle speranze immense e dal potere di interdizione notevole come tutti gli “zerovirgola” – ha le stesse possibilità di uno di noi di indovinare il  jackpot del superenalotto. In questi casi si dice: una su un milione… Forse sarà casuale. Ma sarebbe forse ora che tutte le correnti e microcorrenti che si sono formate e ancora si stanno formando in vista delle Amministrative di Messina adottino lo stratagemma per semplificarci almeno la vita: poiché si tratta di formazioni che fanno capo a una o due persone, che si sveli apertamente il gioco una volta per tutte e ognuno firmi il suo partitino con la sua sigla personale, con firma autografa in stilografica o bic a seconda delle preferenze e buona pace dei valori, dell’etica, degli ultimi. Se i conti tornano avremo forse sì un sindaco, ma non un progetto serio, condiviso, trasparente. Perché ogni piccolo movimento pretende un posto in Giunta, una poltrona all’Amam o all’Atm, una al Teatro. Solo così e solo per il proprio tornaconto, sono disposti a  dialogare con tutti, ma con la gente, non con i partiti. In effetti sarebbe opportuno che dialogassero appunto non con i partiti, che presumibilmente terranno sotto scacco al primo voto utile, ma appunto con la “gente. E spiegasse alla “gente” – quella che vota e quella che forse volgerà all’astensionismo – qual è il senso di un nuovo simbolo che ora sta nel centrosinistra, domani forse virerà nel centrodestra, o viceversa, e soprattutto allungherà la lista delle consultazioni obbligatorie ogni qual volta il sindaco dovrà  prendere una decisione per il bene della città, costringendo ancora più a presentarsi col pallottoliere nella mano sinistra e una scatola di tranquillanti nella destra. Sarebbe davvero utile che la smettessero di usare il bisogno della comunità per intascare favori personali. Che non usassero più la “casa popolare”, l’appalto per la riqualificazione urbana o l’emergenza acqua per nuove e sempre più urgenti manovre da corridoio. Che dialogasse con la “gente” per spiegare il trionfo di “rinnovamento” che la  microformazione porterà in Consiglio comunale, alla Regione e nel futuro luminoso della Politica in tempi di popolarità pressoché nulla. Sarebbe davvero opportuno che la nostra squadra di eroi allestisse una tavola rotonda per dialogare di persona con la “gente”. E non usasse le aiuole  del centro cittadino per far dimenticare scandali e gettoni. Epilogo: i numeri non sono tutto: la politica è anche altro.