ALLENARE IL CERVELLO: L’ATTIVITA’ SPORTIVA RENDE PIU’ INTELLIGENTI!

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In palestra, in piscina, sui campi di gioco, tutti gli Istruttori e gli Allenatori allenano il cervello?

Non tutti!

Perché?

Perché molti non conoscono il cervello, come funziona, gli emisferi cerebrali e le loro funzioni, le teorie dell’apprendimento e le fasi, il processo di lateralizzazione, i neuroni specchio.
Riflessioni
E’ noto che la pratica sportiva agisca con grande beneficio sul corpo, ma quali sono gli effetti sul nostro cervello?
Molte ricerche e studi dimostrano che l’esercizio fisico praticato con costanza:
– contribuisce ad incrementare le capacità cerebrali, stimolando l’intelligenza, rafforzando la memoria, l’apprendimento e l’orientamento. I benefici più evidenti sono a livello della memoria, la prima funzione cerebrale a “perdere colpi” (comincia a decadere dai 25 anni in poi); le persone che svolgono una regolare attività fisica sono più brave nelle prove mnemoniche;
– promuove lo sviluppo di nuovi neuroni, soprattutto nell’ippocampo, regione del cervello implicata nella memoria e nell’apprendimento, permettendo di immagazzinare nuove informazioni e di formare nuovi ricordi. Gli atleti tendono a sviluppare una maggiore rapidità e precisione nel memorizzare e ricordare le tattiche di gioco importanti nella loro disciplina e ciò, si ripercuote anche fuori dall’ambiente sportivo;
– favorisce un maggiore afflusso di sangue al cervello, subito a disposizione delle funzioni intellettive più elevate: memoria, ragionamento, apprendimento, presa di decisione;
– riorganizza i percorsi cerebrali in modo specifico per le esigenze mentali di uno sport e ciò si tramuta anche nel miglioramento delle performance nella vita di ogni giorno;
– stimola i lobi frontali, la sede delle funzioni esecutive (è qui che si prendono decisioni, si pianificano le varie attività, si ragiona); di conseguenza migliora la flessibilità di risposta cognitiva (ovvero la capacità di variare i propri modi di pensare e di agire per adattarsi ai cambiamenti richiesti dall’ambiente);
– aumenta il flusso sanguigno e migliora la capacità di attenzione e di concentrazione, cioè aiuta a ignorare le informazioni “distraesti” quando si esegue un compito;
– rinforza l’apparato muscolare, previene le malattie cardio-vascolari; aiuta a prevenire malattie del cervello come il morbo di Alzheimer;
– blocca il processo di invecchiamento cerebrale; molti studi evidenziano come il cervello di coloro che fanno più attività fisica subisce un restringimento minore rispetto a coloro che svolgono un livello minimo di movimento;
– combatte l’emicrania e la cefalea di tipo tensivo, riducendo l’intensità e la frequenza del mal di testa in maggior misura rispetto al sedentario.
E’ risaputo
Lo sport rende più “intelligenti” e più sport diversi si praticano e meglio è, perché si sviluppano aree cerebrali diverse:
– il tennis, il tennis tavolo e il badminton tavolo migliorano la reattività, la coordinazione oculo-manuale e la capacità di anticipazione;
– il tiro con l’arco migliora la mira e la precisione, oltre all’attenzione e alla concentrazione;
– il calcio e il rugby migliorano la coordinazione oculo-manuale e oculo-podalica;
– lo judo, la lotta, il pugilato, la scherma e il karate migliorano la coordinazione, l’equilibrio, la capacità di anticipazione;
– il basket e il volley migliorano la coordinazione, l’equilibrio, la rapidità e la capacità di anticipazione;
– la corsa lunga e il nuoto sviluppano le capacità propriocettive e le vie afferenti sensitive;
– il ciclismo e lo sci sviluppano la resistenza, l’equilibrio e la coordinazione;
– etc.
Conclusioni
Come qualsiasi altro muscolo anche il cervello va allenato: i benefici dello sport a livello cognitivo si riscontrano già dopo qualche mese di allenamento anche nei non-atleti e in chi è sempre stato sedentario.
La mente è come l’ombrello, per funzionare deve essere aperta, io amo il mio lavoro e apro sempre l’ombrello!
Nello sport spesso per allenare si affidano 12 bambini o 12 giovani a chi ha frequentato un corso di una settimana o poco più.
Quali sono i risultati?
Noia, incomprensioni, didatticismo, abbandono, poca volontà a fare sacrifici e tutto ciò si riflette anche nello studio e nella vita di relazione.
Prof. Maurizio Mondoni