
In occasione della presentazione del libro del grande storico medievista Marco Tangheroni (1946.2004), “Scritti militanti”. Nel ventesimo anniversario del suo transito al Cielo”, Edizioni Cristianità, Piacenza 2024, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha tenuto a Pisa un interessante intervento il 12 aprile 2025, per onorare la memoria del grande studioso e autorevole esponente di Alleanza Cattolica.
La rivista Cristianità ha pubblicato interamente l’intervento con il titolo di “Il valore della memoria” (marzo-aprile 2025; n. 432) Mantovano ha ritenuto ricordare Tangheroni accostandolo a una grande opera d’arte, uno straordinario mosaico di storia, di biologia di fauna. Il mosaico si trova nella cattedrale di Otranto, la città più orientale della nostra penisola. Nella cattedrale dove si trovano i resti di una parte degli 812 martiri che pagarono con la vita la loro fedeltà a Cristo per essersi opposti agli ottomani nel 1480. Mantovano invita a guardare il pavimento della cattedrale, costruita fra il 1080 e il 1088, il mosaico ricopre le tre navate del tempio realizzato un secolo dopo da Pantaleone (XII secolo), un monaco del cenobio di Casole.
“E’ uno dei più grandi capolavori dell’arte musiva di ogni tempo”, afferma Mantovano. E’ un esempio di Biblia pauperum, in pratica da otto secoli e mezzo chi entra nella chiesa può ammirare i principali episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Mantovano fa l’elenco dettagliato degli elementi presenti nel mosaico. Il peccato originale, con il serpente che insidia Eva; la cacciata di Eva e Adamo dal Paradiso terrestre; Caino e Abele; il diluvio universale: C’è il Giudizio Universale, quelli che vanno all’Inferno e quelli che vanno in Paradiso. Mantovano cita monsignor Grazio Gianfreda (1913-2007), parroco della cattedrale che ha studiato il mosaico, scrivendo diversi libri.
Nel mosaico c’è tanta storia, il ciclo ellenistico con Alessandro Magno (356-323 a. C. il ciclo bretone, con Re Artù, il paladino Orlando, poi ci sono tante figure fantastiche e simboliche che noi oggi, magari non comprendiamo, ma i medievali vissuti al tempo del monaco Pantaleone, capivano eccome. Altro che secoli bui, erano molto meno bui di oggi. Il mosaico potrà sembrare un’accozzaglia di elementi messi assieme da un monaco poco equilibrato, “invece la grande ricchezza dell’opera è la sua unitarietà”, afferma il sottosegretario, e precisa, “vi è un filo conduttore, anche visivo; le scene e le figure non sono allestite in modo disordinato, ma si muovono attorno a una guida, il gigantesco Albero della Vita, che attraversa l’intera navata centrale del pavimento, e che tiene tutto insieme”. Per leggere il mosaico si può partire dall’alto, da Adamo ed Eva, ma anche dalla base del tronco.
A questo punto Mantovano con una buona dose di ironia, risponde a chi potrebbe fargli osservare di essere fuori tema. Invece l’uomo politico osserva che Marco Tangheroni nella sua vita ha incarnato lo spirito e il senso della straordinaria opera musiva che ha appena sintetizzato. Dal libro che si sta presentando si vede con chiarezza che Tangheroni ha messo insieme fede e storia, ricostruendo vicende decisive per la civiltà occidentale. Le sue lezioni affascinavano perché sapeva presentare un avvenimento storico con una unitarietà come il mosaico di Otranto. Si faceva ascoltare per ore, così ora leggi il suo libro senza stancarti, anche se si stratta di argomenti apparentemente eterogenie e frammentari. A questo punto Mantovano si chiede perché in un contemporaneo si trova quella reale unitarietà che da senso agli ambiti più diversi? La risposta è, “Perché egli è un uomo medievale, nel senso migliore e positivo del termine”.
L’insegnamento di Tangheroni che emerge da questi scritti, è attualissimo perché, avendo come faro la semplicità della fede della vecchietta, egli la coniuga con la capacità di far comprendere in modo chiaro scenari complessi. Oggi l’apertura di orizzonti che offriva lo studioso pisano è necessaria. “La non comprensione dei fondamentali genera divisione non soltanto culturale, ma anche politica. Il mondo del cosiddetto Medioevo, soprattutto i suoi secoli centrali, mostra unità culturale pur nella estrema varietà delle organizzazioni politiche”. Mentre il mondo di oggi è diviso, in tanti pezzi sparsi, ognuno per proprio conto. A questo punto Mantovano invita a studiare il Medioevo, ricco di insegnamenti, a studiare le opere di Marco, ma anche dei grandi medievisti francesi. Il sottosegretario non manca di fare qualche riferimento alle continue guerre che stanno infiammando il nostro mondo. A cominciare dalla guerra nel cuore dell’Europa tra la Russia e l’Ucraina, due popoli con radici cristiane. Da tempo constatiamo una divisione pericolosa nel nostro Occidente, che necessita di unità per affrontare gli spinosi problemi. La lezione di Tangheroni è attuale, nel farci conoscere i secoli “bui”, che poi non sono stati bui per niente. “L’unità della civiltà europea non può trovarsi attorno all’imposizione del “modello Ventotene”, come Giorgia Meloni ha ricordato nel recente confronto in Parlamento”.
Non c’è paragone che tenga tra la sensazione “apocalittica” dell’Anno Mille con quella ben più pericolosa del millenarismo apocalittico, questo sì, del cambiamento climatico di oggi. “L’ideologia ecologistica ha una evidente ricaduta nichilistica: se il mantra è che, in quanto essere umano, io sono un parassita, perché devo restare in vita e avere una prospettiva post mortem?”. Del resto, l’ambientalismo apocalittico è una delle tante ragioni perché gli operai negli Usa hanno votato Trump. Poi ce ne sono altre. Pertanto, va ritrovata l’unità dell’Occidente, solo un Occidente unito è in grado di dialogare, e di costruire percorsi comuni, con l’Oriente e con il Sud del mondo. A questo punto Mantovano cita il “Piano Mattei” per l’Africa, visto che l’Italia è al centro del Mediterraneo.
In riferimento a S. Francesco, al “più Santo degli italiani e il più italiano dei Santi”, che non trascurò di andare in Terrasanta, non da combattente, ma pur sempre da crociato per incontrare il Sultano, Mantovano vede nel Santo di Assisi un esempio di apertura, ma nella coerenza con l’identità di fede. Inoltre il sottosegretario, sottolinea la presenza del dolore lancinante nella vita di Marco Tangheroni che seppe accettarlo senza mai cedere alla disperazione. Infine Mantovano rivolgendosi a Marco, uomo “medievale”, quindi cristiano, è di ricevere un po’ della sua capacità di cogliere il senso delle vicende della storia, e anche della nostra contemporaneità.
DOMENICO BONVEGNA
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