In dieci anni oltre 2,3 milioni di persone hanno contattato Telefono Amico Cevita, la rete nazionale di centri di ascolto attiva dal 2005 che raccoglie un’esperienza di oltre sessant’anni nel sostegno telefonico e nell’ascolto empatico.
Dal 2014 al 2024 le linee di ascolto hanno ricevuto 2.341.919 chiamate, con un incremento costante e significativo del bisogno di dialogo. Solo nell’ultimo triennio la crescita è stata del +22%, passando dalle 188.733 chiamate del 2022 alle 229.901 del 2024.
Parallelamente, l’impegno dei volontari ha registrato un +11%, con 55.752 turni di ascolto in dieci anni.
Nonostante la disponibilità e la generosità di tante persone, la crescita della domanda sta mettendo sotto pressione la capacità dell’associazione di formare nuovi volontari, requisito indispensabile per garantire un ascolto competente e rispettoso delle linee etiche del servizio.
“Non è la mancanza di volontari il vero problema, in Italia ancora oggi è forte l’interesse ad aiutare gli altri, ma la difficoltà sta nel trovare i tempi necessari e le risorse per una formazione adeguata,” spiega Marco Petino, presidente di Telefono Amico Cevita. “Ascoltare con empatia e senza giudizio è una capacità che si costruisce con professionalità nel tempo, attraverso una formazione seria e continua. Per poter fare questo serve un riconoscimento della professionalizzazione dell’attività volontaria e un sostegno istituzionale per la formazione di chi ha la volontà di aiutare.”
Un bisogno crescente di ascolto – Nell’ultimo anno a fascia d’età più rappresentata tra chi si rivolge al servizio Telefono Amico Cevita è quella tra i 36 e i 55 anni, con una prevalenza di uomini.
Le problematiche più frequenti riguardano solitudine, difficoltà familiari e sentimentali, ma anche ansia, precarietà lavorativa e incertezza per il futuro.
Durante la pandemia da Covid-19 il servizio ha vissuto un aumento esponenziale delle chiamate, che non è più rientrato ai livelli precedenti. Il bisogno di confronto umano, di qualcuno che “ascolti davvero”, è diventato una costante nella vita di molte persone.
La solitudine come emergenza globale: perché serve un servizio di ascolto – La crescita delle chiamate a Telefono Amico Cevita si inserisce in un contesto globale che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente definito una vera e propria “epidemia di solitudine”.
Secondo il più recente rapporto della Commissione sulle Relazioni Sociali dell’OMS (Report of the WHO Commission on Social Connection, giugno 2025), circa una persona su sei nel mondo soffre di solitudine cronica, con un impatto sulla salute paragonabile a quello di fumare 15 sigarette al giorno.
La solitudine, sottolinea l’OMS, aumenta il rischio di morte prematura del 30%, oltre ad aggravare condizioni come ansia, depressione, malattie cardiovascolari e declino cognitivo.
In questo scenario, servizi di ascolto come Telefono Amico Cevita rappresentano una risposta concreta capace di rispondere a situazioni di disagio emotivo e relazionale, prevenendo crisi più gravi e contribuendo alla tenuta sociale e psicologica delle comunità.
Un presidio sociale che integra e sostiene il sistema pubblico – Telefono Amico Cevita opera in modo complementare al sistema di welfare, offrendo un ascolto immediato, gratuito e anonimo, 365 giorni l’anno. Fondato sul principo di anonimato totale e ascolto senza giudizio, questo servizio non raccoglie dati personali e le conversazioni si svolgono in un clima di fiducia e rispetto reciproco. Non è necessario essere in crisi per chiamare: chiunque senta il bisogno di parlare o di non sentirsi solo può farlo. Questo lavoro non sostituisce il supporto psicologico o sanitario, ma rappresenta una prima linea di accoglienza e prevenzione, capace di intercettare situazioni di disagio prima che diventino emergenze.
Un presidio di prevenzione e prossimità che aiuta le persone a parlare, a sentirsi di nuovo parte di una comunità. In questo senso Telefono Amico Cevita è un ausilio concreto alle istituzioni capace di ridurre l’isolamento e contribuire alla salute emotiva collettiva.
Ogni aspirante volontario partecipa a un corso di formazione di almeno 12 incontri, imparando tecniche di ascolto attivo, comunicazione empatica e gestione delle emozioni. Non servono competenze specifiche: ciò che conta è la disponibilità, la sensibilità e la capacità di sospendere il giudizio. Tuttavia, senza risorse economiche e logistiche adeguate, il numero di corsi formativi resta limitato, impedendo all’associazione di rispondere pienamente alla crescente domanda.
“Abbiamo tante persone disposte a impegnarsi,” ribadisce Petino, “ma servono strumenti, formatori, spazi e sostegno. Per questo chiediamo alle istituzioni di riconoscere il valore del nostro lavoro e investire nella formazione. Serve costruire insieme un sistema di ascolto stabile e diffuso, capace di rispondere in modo coordinato a un bisogno sempre più urgente”.
