Se sei sacerdote, sii pastore. Fai il pastore in tanti modi di farlo, ma sempre in mezzo al popolo di Dio

di ANDREA FILLORAMO

Non è assolutamente facile rispondere in modo esaustivo alla domanda che un lettore di IMGpress, che, attraverso una lunga email,   gentilmente mi pone, che qui in estrema sintesi riporto. “La Chiesa Cattolica – egli scrive – è in forte crisi: le chiese si svuotano, mancano nelle parrocchie i preti, si chiudono i seminari, molti sacerdoti anche giovani abbandonano il ministero. Di chi è la responsabilità o la colpa di quanto sta succedendo?”

Continua poi quel lettore ad affermare: “La responsabilità è anche dei seminari, che non riescono a formare dei preti all’altezza dei tempi, per cui alcuni o molti di loro lasciano, altri invece, pur con buona volontà o con rassegnazione non riescono e a un certo punto non vogliono più abbattere il muro dell’indifferenza e della passività che li imprigiona dentro le maglie del clericalismo, che non lascia spazio alla libertà“.

Ritengo che non occorra molto ingegno per sapere che la responsabilità (sarebbe un paradosso chiamarla colpa) sia della Chiesa che,  con il suo dogmatismo che cerca di  estendere anche su tutti gli aspetti della morale naturale, vuole assicurare e garantire la perpetuazione di un sistema teologico- culturale che, pur nelle sue contraddizioni che appaiono  evidenti, continua a voler dominare la coscienza dei credenti In ciò una cosa è certa: la chiesa, non volendo accettare alcun cambiamento  nell’ interpretazione e nella trasmissione  del messaggio evangelico, lo trasmette dogmatizzandolo così come l’ha ricevuto dal suo lontano passato . l cambiamenti – lo sappiamo – non sono stati mai di casa nella Chiesa, che non tiene conto che il Vangelo «è novità» e che Gesù chiede di «lasciare da parte le strutture caduche», quelle che «non servono». Lo ha detto più volte anche Papa Francesco, che ha sottolineato che il cristiano non deve essere «schiavo di tante piccole leggi», ma deve aprire il cuore al comandamento nuovo dell’amore e aggiunge: “A vini nuovi, otri nuovi. La novità del Vangelo. Cosa ci porta il Vangelo? Gioia e novità. Questi dottori della legge erano rinchiusi nei loro comandamenti, nelle loro prescrizioni. San Paolo, parlando di loro, ci dice che prima che venisse la fede – cioè Gesù – noi tutti eravamo custoditi come prigionieri sotto la legge. Questa legge di questa gente non era cattiva: custoditi ma prigionieri, in attesa che venisse la fede. Quella fede che sarebbe stata rivelata, in Gesù stesso”.

Il problema che oggi si pone  Papa Francesco, se lo poneva  il Cardinale Carlo Maria Martini, già trent’anni fa, quando affermava: “La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio?”.

 Anche Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, a tal proposito, scrive: “Con il Concilio Vaticano II si è arrivati a una riforma della Chiesa per portare il Vangelo nel mondo, poi però ci si è ripiegati molto sulle stesse attività della Chiesa, che si è posta sempre come domina della storia, ha creduto che tutto dipendesse da lei stessa, dimenticando la scelta di spoliazione che persino Cristo ha compiuto dal suo status di figlio di Dio. Ecco, piuttosto di avere la pretese di dover e poter dire tutto su tutti e tutto, di essere maestra e guidare gli uomini, la Chiesa dovrebbe tornare a spogliarsi e a camminare accanto agli uomini, con compassione e umiltà, per offrire a tutti la grande speranza della resurrezione”.

Papa Francesco recentemente aggiunse a quanto detto precedentemente: “La Chiesa è bloccata, parcheggiata dentro una religione convenzionale, esteriore, formale, che non scalda più il cuore e non cambia la vita”.

 E’ indubbio che il “conservatorismo”, esiziale anche per la stessa Chiesa, di cui hanno parlato il Cardinale Martini, Papa Francesco e Enzo Bianchi, ha arrestato e ancora arresta tutte le istituzioni ecclesiastiche e fra queste – stando ancora alla domanda postami dal lettore di IMGpress – anche  i seminari, in cui si formano  i preti.

Essi, anche se oggi accolgono seminaristi non più preadolescenti/ adolescenti, come una volta, ma diplomati/laureati e se concedono ai seminaristi spazi di libertà una volta impensabili, tuttavia, non propongono, da quel che si sa, schemi formativi sostanzialmente diversi da quelli tradizionali, risalenti al Concilio di Trento, con cui si formavano “ uomini del culto” e non “ pastori, che – come dice Papa Bergoglio “ odorano di pecore”, cioè non formano “persone capaci di vivere, di ridere e di piangere con la gente, in una parola di comunicare con essa”.

Don Mazzi, fondatore della Comunità Exodus, riferendosi alla vita che si conduceva e non si sa se ancora si conduce nei seminari, ha affermato: “La preparazione dei preti non va fatta più nei seminari, basta con l’allevamento dei polli. L’errore inizia da lì. Sono solo un luogo di castrazione”.

Papa Francesco, rivolgendosi ai sacerdoti dice: “Spogliatevi di voi stessi, delle vostre idee precostituite, dei vostri sogni di grandezza, della vostra auto-affermazione, per mettere Dio e le persone al centro delle vostre preoccupazioni quotidiane (…) se sei sacerdote, sii pastore. Fai il pastore in tanti modi di farlo, ma sempre in mezzo al popolo di Dio”.